TENNIS – ROLAND GARROS
dal nostro inviato, Gianluca Atlante
Parigi – Camila Giorgi ha perso per 7-6 6-3 con la russa Svetlana Kuznetsova al secondo turno del Roland Garros. Occasione mancata per l’azzurra, a tratti assoluta padrona del campo.
Riusciranno mai a dirle che l’alternativa esiste? Che non si può vivere, giocando a tennis, tirando solo ed esclusivamente pallate? Interrogativi che sorgono di nuovo spontanei dopo aver visto la nostra Camila Giorgi giocare alla pari, per un set, con la Kuznetsova, non una qualsiasi, e poi smarrirsi nel secondo. Lei è testarda, e lo sappiamo, ma non sta scritto da nessuna parte, tantomeno nell’almanacco tennistico di chi ne capisce più di noi, che provare un piano B, o magari C, significa per forza di cose, snaturare il proprio tennis e, come ci ha confidato lei stessa, finire per essere etichettata, come amava affermare il buon Teo Betti, come una pallettara. Crediamo che non sia proprio così. Il suo gioco è questo, per carità, ma le alternative, se interpretate nella maniera migliore, possono farle vincere partite importanti, come magari quella di oggi e farla crescere, non solo in classifica. Avere, insomma, più disciplina tattica. Cominciare ad assimilarla, potrebbe non gustare alla brava Camila Giorgi, che qualità ne ha, ma difetta di quel pizzico di furbizia tennistica che aiuta, eccome se aiuta. Detto questo, vien da mordersi le mani per quel primo set che, tra un break e l’altro, ha finito per issarsi sino al tie break. Con Camila, in alcuni casi, padrona assoluta del campo. E tra una palla fuori ed una vicina ai giudici di linea, la tennista azzurra arrivava anche a condurre 4-2 e 5-4 nel tie break. Qui, però, veniva fuori l’esperienza di chi, nel 2009 e, dunque, non una vita fa, questo torneo lo ha vinto. Ed i successivi tre punti, consegnavano di fatto il primo set e, lo avremmo appreso dopo, il match alla russa. La Kuznetsova, infatti, scappava facile 3-0 e 4-1, prima di chiudere 7/6 6/3 in un’ora e quarantaquattro minuti. Resto il rammarico per quel primo set. Resta il rammarico di non capire (o forse lo capiamo meglio di altri) il perchè la piccolina si ostini a giocare esclusivamente in un modo.
Le dichiarazioni di Camila
Testarda lo è, eccome se lo è. Provi a farle capire che in questo, di partite, se ne vincono poche e lei, puntuale, ti risponde: «È facile dirlo quando si è fuori e, soprattutto, la partita è finita. A me piace giocare in questo modo. Non aspetto l’errore dell’avversaria, il punto voglio farlo ioâ». Forse non c’è speranza con Camila Giorgi. Forse… Perché a qualcuno, più grande di lei, affida i suoi pensieri. «Sì, è vero, una persona con la quale parlo c’è, ma non è uno psicologo, se è quello che volete sapere. Quello sarebbe deleterio per me». Detto questo, parliamo del match? «Purtroppo avevo fatto il punto del 5-3 nel tie break. Magari, sarebbe stato decisivo. Ed invece l’arbitro me lo ha fatto ripetere. Ho commesso qualche errore di troppo nei momenti decisivi, ma tutta questa differenza non l’ho vista. Peccato, torno a casa convinta di aver vinto una buona partita e di aver giocato alla pari contro una giocatrice che questo torneo lo ha vinto ed è andata anche un’altra volta in finale».
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