TENNIS – di Enzo Cherici
«Mi piacciono le sfide, ma non sono mica stupido». La risposta di Nadal all’incauto giornalista che al termine della finale di Miami gli aveva chiesto se fosse contento della presenza sul circuito di uno come Djokovic, spiega meglio d’un trattato cosa significhi affrontare il giocatore serbo quando è al massimo della forma.
Tanto che, tra appassionati e giornalisti specializzati, è ripreso il solito ritornello: è tornato RoboNole! Dove per RoboNole, ça va sans dire, s’intende il Djokovic doc annata 2011.
Ma è tornato davvero? Calma… Fermo restando che contro il malcapitato Nadal di Miami l’attuale numero 2 del ranking ha messo in mostra tutto il meglio del proprio repertorio e talvolta anche di più, alcune riflessioni – basate sui fatti – paiono opportune, per verificare analogie e differenze tra il 2011 e il 2014 del campione serbo.
Più nel dettaglio, di analogie – fin qui – ne vedo essenzialmente due. La prima: come nel 2011, l’attuale stagione prende in qualche modo le mosse da una sconfitta nella finale dell’Us Open contro Nadal. Successe nel 2010, è risuccesso ancora nel 2013. La seconda: come nel suo anno d’oro, Nole ha messo a segno la doppietta Indian Wells-Miami, aggiudicandosi così i primi due Masters 1000 della stagione.
Le analogie, per ora, finiscono qui.
Viceversa, non si può fare a meno di porre l’accento su alcune differenze, nemmeno di poco conto.
Una prima differenza è meramente quantitativa, basata sui crudi numeri. Nel 2011, a questo punto della stagione, il record di Djokovic raccontava d’un mostruoso 24-0. Nella stagione in corso il serbo può vantare un ottimo 16-2, ma siamo ben lontani dai numeri del 2011, quando per perdere il suo secondo match dovette attendere nientemeno che il mese d’agosto (Federer a Parigi, Murray a Cincinnati).
La seconda differenza è qualitativa. Nella sua annata-monstre, prima della doppietta nei tornei nordamericani, il giocatore serbo s’era aggiudicato anche il torneo di Dubai e, soprattutto, l’Australian Open. Che da solo vale più di 14 Indian Wells e Miami! Senza contare poi che, in quello scorcio di 2011, RoboNole aveva sconfitto per ben tre volte Federer e altre due Nadal. Insomma, come ricordava il buon Cuccia, le vittorie vanno contate, ma soprattutto pesate.
Prospettive
Ma dal punto di vista tecnico? Il Nole della finale di Miami è lo stesso del 2011?
Anche qui, consiglierei prudenza. Finora Djokovic ha giocato un unico grande match: quello. Per il resto, tante vittorie, ma prestazioni veramente da RoboNole nessuna, eccetto la finale di Miami.
Va anche detto però che con questo match potrebbe aver finalmente “trovato la quadra”, come ricordava il buon Bossi. E allora si che sarebbero guai per tutti. Anche se un tale livello di performance andrebbe poi confermato nei match al meglio dei 5 set. Cosa che sulla terra, contro un certo Rafael Nadal, non sarà affatto semplice.
Perché, parliamoci chiaro, al campione serbo di Miami, Indian Wells e compagnia interessa fino a un certo punto. Per scoprire se Djokovic versione 2014 sarà davvero all’altezza del RoboNole 2011, dovremo attendere la prima settimana di giugno. Quando conosceremo il nome del giocatore che sul centrale del Roland Garros alzerà la Coppa dei Moschettieri. Quell’immagine, e solo quella, farà tutta la differenza del mondo.
Avrebbe potuto già riuscirci nel 2013, ma uno “smashonzo”, come per gli spot, ha interrotto l’emozione. Per farcela dovrà vedersela ancora una volta con Nadal. E non sarà una passeggiata come a Miami. Perché a Rafa – ipso dixit – gli piacciono le sfide, ma non è mica stupido…
Buon 2011…ehm…2014 a tutti!
Twitter@enzocherici
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