TENNIS – Di Sara Di Paolo
Ci siamo, il sole di Napoli sta già illuminando la vigilia di questo quarto di finale Italia – Gran Bretagna. «Il fattore campo è sempre un vantaggio, ho già giocato in Italia e so quanto il pubblico sia caloroso. Gli italiani poi sono più adatti alla terra rossa e in generale non si può dire che non siano forti. Anche noi però avremo i nostri tifosi e sono sicuro che sarà una sfida molto intensa».
Questo è quanto pronunciato da Andy Murray. Lui, il nostro ostacolo numero uno, verso il sogno delle semifinali di Davis. Avrà ragione?
Come previsto dal time-limit imposto dall’ITF, capitan Barazzutti ha ormai ufficializzato da giorni, i nomi dei quattro atleti azzurri che tenteranno di riuscire nell’ambita impresa. Fognini, Seppi, Lorenzi e Bolelli.
L’Arena del Tennis (costruita appositamente sul lungo mare partenopeo per l’occasione) è lì pronta giustappunto ad attenderli, con tanto di benedizione del Cardinal Sepe (speriamo quantomeno sia redditizia). E ce lo auguriamo soprattutto per Fabio Fognini.
I campi di cemento del Master Series di Miami infatti non ci hanno fatto arrivare buone notizie. Non tanto per la sconfitta contro Nadal, quanto per alcuni problemi fisici riscontrati dopo la contusione (auto procuratosi) durante il match che lo vedeva contrapposto allo spagnolo Bautista Augut.
Ce la farà a giocare? Il medico della federazione Francesco Parra sembra aver dato il suo ok definitivo. Il ligure a quanto pare, venerdì sarà nuovamente il punto di riferimento del suo team e della nazione. Ma fino a che punto possiamo ritenerci davvero dipendenti dalla sua presenza?
Considerando una serie di elementi (tra cui i suoi ultimi risultati e la performance contro l’Argentina), probabilmente molto. Ed è così perché ha da poco raggiunto il suo best ranking e non ultimo perché almeno due degli altri elementi che compongono la rosa non si può di certo dire che siano al massimo delle loro capacità professionali. Seppi per primo.
L’altoatesino proviene da una sconfitta in Florida ai sedicesimi, per non parlare inoltre del crollo in classifica che l’ha portato questa settimana a uscire dai primi trenta giocatori del mondo. Anche se la speranza di una gran prova contro Murray,non è neanche giusto escludersela poi così tanto a priori. In primis perché Andreas è un’amante della terra rossa; e secondo per il fatto che vincere in questo caso vorrebbe dire rilanciarsi anche e non solo personalmente. Quindi perché non sperare?
Similare (ma non troppo) la situazione di Bolelli. Attualmente oltre la trecentesima posizione in classifica, Simone è da sempre stato l’eterna promessa del tennis di casa nostra. Fragilità mentale, infortuni e discontinuità di risultati l’hanno però fatta il più delle volte da padrone. E pensare che è uno di quei talenti che difficilmente si riescono a intravedere nelle braccia di tutti coloro che decidono di dedicarsi a questo sport (le vittorie prestigiose nei doppi con Fognini, ne sono d’altra parte il palese esempio).
Ciononostante manca qualcosa. Ma cosa? Bisognerebbe chiederlo a Paolo Lorenzi. Lui che a trentadue anni pare abbia scoperto l’elisir di un nuovo periodo di primavera. Prima finale in un torneo ATP e gradito ritorno nei primi cento gradini della graduatoria mondiale. Spetta a lui, il posto da terzo singolarista. Barazzutti preferendolo al livornese Volandri, sembra avergliene riconosciuto il merito.
Eppure la massima affermava che “squadra che vince non si cambia”… Speriamo non sia così. Questa semifinale (dopo ben sedici anni), dopotutto, ce la meritiamo.
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