di Davide Bencini – TENNIS (MONTECARLO). Roger Federer torna in semifinale a Montecarlo dopo sei anni. Per farlo deve rimontare un set di svantaggio contro un grande Jo-Wilfried Tsonga: 2-6, 7-6(6) 6-1 il punteggio in 2 ore e 26 minuti.
Dopo la sorpresa nel vedere uscire Nadal dal torneo in cui era sempre arrivato in finale nelle ultime 9 edizioni (vincendone 8), toccava a Federer tentare contro Tsonga di approdare a quella che tutti a questo punto vedono come la pronosticabile “finale anticipata” del torneo, contro possibilmente (García Lopez permettendo) Djokovic.
Prima però bisognava fare i conti con il fratello brutto di Roger, quello che entra in campo e sbaglia otto rovesci su dieci, che non chiude i punti importanti, che butta diritti in rete come fosse un pescatore e che prende le decisioni sbagliate al momento meno opportuno. Senza contare che il fratellino orribile non può esimersi dal mancare nel giorno in cui il re del rosso Rafa perde da Ferrer per la prima volta su questa superficie da 10 anni, come quel giorno di ottavi a Parigi del 2009, in un torneo che Roger non ha mai vinto…
Il primo set non esiste quasi. La partita è brutta, quasi orribile e farcita da errori da entrambe le parti. E come nelle giornate no, Federer manca un paio di palle break nel quinto gioco e farcisce di errori il game di servizio successivo che, complice anche un dritto micidiale di Jo sulla palla break, finisce nelle mani de francese, il quale ringrazia e, dopo aver negato ancora allo svizzero la possibilità di pareggiare il conto dei break, chiude il set beneficiato dal continuo show del fratellastro malefico. 6-2.
Nel secondo set si comincia a vedere del buon tennis, ma siamo sempre lì. Un punto lo fa Dottor Jeckyll e un punto lo fa Mr Hyde. Ci si mette anche la sfortuna, o la fortuna di Jo, che becca una riga su una volée quasi difensiva sulla palla break e vede chiamare out una palla sulla linea di Roger sulla quale lui si era difeso alla bene meglio (e altra palla break che se ne va). Federer è nervoso e la giornata, oltre a quella dei dubbi esistenziali, è quella delle vagonate di palle break sbagliate. E dall’altra parte c’è uno Tsonga che resiste, spara quello che ha da sparare e vince persino gli scambi lunghi, perché prima o poi l’errore svizzero arriva, inevitabile come i brufoli a quattordici anni.
I dati a metà secondo set sono inquietanti e quasi (quasi…) inspiegabili: Tsonga ha giocato il doppio dei punti sul servizio di Roger e i suoi game di battuta durano più del doppio del tempo, eppure è avanti. E in conteggio palle break mancate è arrivato a 10.
Il nervosismo cresce ancora per Federer che, sebbene annulli per gentile concessione francese una palla break nel quinto game, si becca anche un warning per maltrattamento di pallina dopo l’ennesimo errore di rovescio. Si arriva al 4-4 e 40 pari e se ne va un’altra palla break. Sembra un duro lavoro ai fianchi quello di Roger, che però pare non pagare perché sebbene le fucilate di Tsonga a volte escano di pochi millimetri, il francese gioca meglio i punti che contano ed è comunque più aggressivo di un Federer sempre un po’ attanagliato in difesa.
5 pari e via anche le possibilità 12 e 13 su un rovesciaccio in risposta e un gran tocco di Tsonga a rete, che alla fine tiene per l’ennesima volta. E’ una maledizione che pare infinita, ma Federer regge il colpo, anche quando si trova 0-30 nel game successivo, e trascina tutto al tie break. Ormai la partita è vera, gli errori sono diminuiti e si gioca colpo su colpo, di nervi e di punti che pesano una tonnellata; e anche se siamo in Francia le urla a ogni punto svizzero sono ben più alte che ai punti di Jo. E Jo barcolla, con un doppio fallo che dà il 4-1 pesante a Roger nel tie break. Arrivano anche 3 set point, due dei quali sul proprio servizio, che Federer spreca con altri due erroracci non da lui. Pare davvero il giorno delle mille occasioni mancate. Ma alla fine il quarto set point è quello buono e si va al terzo. E’ il montante decisivo. Un colpo devastante per il francese.
E Tsonga, dopo tutti i punti in più che Roger gli ha fatto giocare e solo dopo aver annullato altre due palle break, molla. Alla sedicesima ripresa. E la sensazione è che sia una liberazione. Adesso Roger non sbaglia più, gioca leggero e spensierato, anche se sempre un po’ distratto, probabilmente contro un avversario sfinito da tutti i colpi subiti. E Tsonga è a terra. Sia di gambe che di testa. Il terzo set vola via come niente.
Il Federer-Mr Hyde se n’è andato e ha lasciato posto al Roger-Balboa che dopo aver incassato e lavorato duro il sosia di Muhammad Alì come se questi non gli facesse davvero male, ha trovato il modo per mandarlo KO. Oggi è storia. Ma la domanda resta: quale Roger vedremo domani?
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