TENNIS – Di Federico Mariani
La manciata di giorni che separa Indian Wells e Miami è utile per fermarsi a riflettere e trarre delle prime considerazioni su ciò che si è visto nel primo Master 1000 stagionale. Il torneo californiano ha confermato, se vogliamo, il trend che vede questo 2014 all’insegna delle soprese.
Anche qui, infatti, molti sono stati i cosiddetti “top player” a sfigurare rimediando sconfitte impensabili ed abbandonando la scena colpevolmente anzitempo. Non è, però, scontato che questo sia un male, anzi a ben vedere la stagione appena iniziata si fa sempre più pregna di interesse proprio per quel pizzico di imprevedibiltà che è magari mancato alla recenti annate, in particolar modo nel circuito maschile.
Tornando a trattare il torneo in sé, si può affermare che molte risposte sono arrivate da alcuni giocatori, accompagnate però da altrettante domande sulla condizione di altri, specialmente tra i giocatori e le giocatrici che guidano le classifiche. Tutto ciò rende i giochi decisamente più aperti e gli esiti imprevedibili e, perché no, più divertenti che mai.
Il torneo femminile ha fatto gioire tutta l’Italia con la splendida vittoria di Flavia Pennetta. L’azzurra, bravissima nella sua scalata fino al titolo, è stata altrettanto brava a sfruttare un momento in cui le campionissime in gonnella tardano ad imporsi. Fatta eccezione per Serena che, al solito, ha saltato l’appuntamento californiano, si è assistito ad una Azarenka che non è ancora apposto fisicamente perdendo addirittura all’esordio, così come la Sharapova non al top della condizione, eliminata dall’altra azzurra Giorgi. In tutto ciò, nonostante la semifinale raggiunta, anche la campionessa di Melbourne, Na Li, non sembra essere sui livelli di qualche mese fa. In una penuria del genere, unitamente ad un circuito sempre più livellato, può accadere che una comprimaria come Pennetta riesca ad imporsi in un torneo di prima fascia. Una notizia grandiosa per i nostri colori che, nel momento in cui si è registrato il calo di Errani e Vinci, ha saputo trovare un ricambio di assoluta qualità come la trentaduenne brindisina, insieme alla grande prova fornita dalla giovane Giorgi.
Per quanto riguarda il maschile, due sono stati i verdetti più significativi: il ritorno alla vittoria di Novak Djokovic da una parte, e la conferma ad altissimi livelli di Roger Federer dall’altra. I due sono stati protagonisti dell’atto finale di Indian Wells, dando vita a quella che potremmo definire, qualitativamente ed emozionalmente, la partita più bella della dieci giorni californiana. Alla fine l’ha spuntata, con merito, il serbo imponendosi al tie break del terzo set, rimontando un set di svantaggio al fuoriclasse elvetico. Verrebbe da dire che si tratta di una vittoria “scaccia crisi” per il numero due del mondo che arrivava al primo 1000 stagionale con un pesante (per lui) zero nella casella “titoli vinti”, cosa che non succedeva da ben otto anni. Se si vuole cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe affermare che Nole ha vinto senza convincere più di tanto in quanto il gioco espresso negli incontri prima della finale è stato piuttosto deficitario per i suoi standard abituali, ma probabilmente si cadrebbe così in un caso di eccessiva pedanteria.
Passando a Federer, questi ha confermato quanto di buono fatto vedere sia a Melbourne che a Dubai, anzi il suo livello in California si è alzato ulteriormente e gli undici set conquistati di fila ne sono una conferma. Come lo stesso svizzero ha dichiarato più volte, finalmente i guai fisici sono solo un lontano ricordo ed il 2013 un incubo scacciato. Roger è pronto per tornare a vivere una stagione da protagonista assoluto ed anche a livello di ranking può dirsi cominciata la ri-scalata con un importante balzo in avanti dall’ottava piazza alla quinta, con la posizione numero quattro che, a meno di clamorosi colpi di scena, sarà raggiunta dopo l’appuntamento di Miami. Inziano ad essere pesanti i nuemri del Federer targato 2014: tra finali raggiunte in quattro tornei disputati, tra cui la vittoria a Dubai, per un bilancio parziale di 19-3 con una sola sconfitta da favorito (contro Hewitt).
Venendo ora alle note negative, si erge su tutte la deludente prestazione offerta da Rafa Nadal. Lo spagnolo è molto lontano dal suo 100% ed il titolo conquistato battendo praticamente nessuno a Rio non avrebbe dovuto illudere i tifosi del maiorchino. Non è chiaro se questo sia un ritardo nella preparazione programmato, dovuto alla volontà di arrivare al top della condinzione per la campagna europea sul rosso, o se invece il numero uno del mondo risenta ancora dei dolori patiti nella finale di Melbourne, ma tant’è questo Rafa non basta per essere competitivi ai massimi, quantomeno non sul cemento.
Per il resto, Nadal può quantomeno sentirsi in buona compagnia perché molti campioni hanno toppato in California, la lista è lunghissima: Murray ha (comprensibilmente) le scorie dell’operazione alla schiena ed ora è solo un lontano parente di quello che trionfava a Wimbledon l’estate scorsa; Ferrer e Del Potro, per motivi diversi, non hanno preso parte al torneo; Tsonga, Berdych e Gaquet, invece, hanno rimediato sconfitte premature con avversari inferiori denotando uno stato di forma piuttosto deficitario.
In questo fiorire di flop, hanno trovato spazio due piacevoli sorprese su tutte: una è Alex Dolgopolov che sta dando finalmente continuità al suo genio assoluto, e l’altra è John Isner, anche se questi era già un habitué di exploit del genere nella madre patria. L’ucraino ha battuto per la prima volta in carriera Nadal ed ha poi conquistato la prima semifinale in un 1000, mentre il ragazzone americano è tornato su ottimi livelli ed ha centrato anche lui un’importante semifinale che gli vale di nuovo l’ingresso nella top ten.
Tra pochissime certezze e numerose incognite, il circuito sbarca in Florida per il secondo appuntamento della specialità 1000. Sarà un test importante per tutti o quasi i primissimi della classe, soprattutto per Rafa Nadal che dovrà necessariamente dare delle risposte.
L’idea che non sia già tutto scritto e deciso, che non ci siano solo due o tre possibili vincitori già dal primo giorno del torneo, e che una favola a la Wawrinka sia replicabile, sicuramente elettrizza gli appassionati e gli spettatori. Abituati come si era fino allo scorso anno a vedere i soliti tre o quattro nomi fagocitare tutto ciò che più contava durante l’anno, ora ci si sente quasi disorientati già nel vedere compilato il tabellone di Miami. Un’esperienza nuova per il tennis maschile degli ultimi anni, nuova ma non necessariamente meno bella delle precedenti, anzi questo pazzo 2014 si fa sempre più intrigante. Wawrinka ha battuto la strada a Melbourne, chissà ora cosa ci attende nel prosieguo dell’anno.
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