TENNIS- INDIAN WELLS – Di ANDREA SCODEGGIO- Nella sfida inedita e non pronosticabile di questo Indian Wells, la spunta Aleksandr Dolgopolov che batte Milos Raonic con il punteggio di 6-3, 6-4 in 1h 20’, nei quarti di finale di Indian Wells. Il vincente di questa sfida, affronterà in semifinale uno fra Roger Federer e Kevin Anderson.
Era la sfida fra due eterne promesse, quelle da cui ci si è sempre aspettati il grande salto, viste le enormi potenzialità, ma che è sempre mancato. Dei due, quel salto lo ha mancato ancora una volta Raonic, stabile top ten da qualche mese, ma incapace di dover vincere i match alla sua portata. Anche stasera la piena dimostrazione della fragilità del tennis di questo ragazzo, soprattutto nel secondo set quando è stato avanti nel punteggio e si è fatto clamorosamente rimontare. Dolgopolov merita questo successo, dopo anni di stenti tennistici e qualche pensiero che oramai il suo meglio lo avesse già dato. Emerse prepotentemente nel 2011 in Australia, quando raggiunse i quarti nello slam, mostrando un gioco brillante ed aggressivo, ma poi più nulla di fatiscente. Entrambi provengono da quella generazione di tennisti giovani, ma non più giovanissimi e che deve emergere se non vuole rimanere bollata come eterna promessa senza futuro. Hanno vissuto per anni sotto l’ala protettiva della gioventù, come scusante dell’inesperienza, che poi si trasformava in mannaia ogni qualvolta perdevano un match ampiamente allo loro portata. Perché giovinezza vuol dire anche immaturità e talvolta arroganza, che spesso si paga. Quest’oggi ci si attendeva una risposta da entrambi, dopo le vittorie su Nadal (dell’ucraino) e su Murray (del canadese), e la risposta l’ha confermata l’ucraino, meritando ampiamente.
Un primo set povero di spettacolo, con l’ucraino a partire meglio, grazie al break immediato che lo fa andare avanti nel punteggio: 3-0. Il canadese sbaglia molto, specie se non riesce ad entrare con la prima di servizio. L’ucraino invece è più lucido e la discontinuità del suo avversario gli permette di rimanere in vantaggio, senza particolari patemi. Il gioco è spezzettato, gli scambi si contano sulle dita di un mano e quando il punto non arriva con il servizio, è l’errore dell’avversario a procurarlo. Naturale comprendere come la situazione non muti e Dolgopolov riesca a portarsi a casa agevolmente questo primo set con un gran punto in accelerazione di dritto, dopo una tardiva discesa a rete di Raonic: 6-3.
Nel secondo i ribaltamenti di punteggio sono continui, ma il gioco e lo spettacolo non ne guadagnano. Riemerge Raonic, ma è un misero fuoco di paglia. Ad inizio set gioca meglio, si fa più aggressivo e conquista il break che lo porta avanti: 2-0. Il canadese rischia però di compromettere tutto con qualche sbavatura, concedendo due palle break, poi annullate con sapienza, ed issandosi sul 3-0. Qui il crollo, inspiegabile e soprattutto evitabile del canadese. Nel quinto gioco concede un’enormità di palle break al suo avversario, ma malamente sprecate da Dolgopolov, finché l’ucraino raccoglie i frutti del suo sforzo e riapre il set, riuscendo poi a tenere il proprio servizio: 3-3. Il momento no del canadese prosegue e dopo essere stato avanti 40-0 nel sesto gioco, si fa rimontare nuovamente e subisce il break che chiude la contesa. Passare da 3-0 e subire cinque giochi consecutivi, è paragonabile ad un colpo di scure inferto sulla nuca e difatti il match si conclude qui. Dolgopolov sente odore di semifinale e riesce ad agguantarla chiudendo il match con un ace e conquistandosi il meritato posto fra i primi quattro del torneo: 6-4.
Dolgopolov vince, Raonic resta ancora una volta al palo. Il frutto se non matura, rischia di diventare marcio. Sarà meglio che lo apprenda in fretta.
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