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Challenge Round. Davenport, una carriera da Hall of Famer

di FABRIZIO FIDECARO

TENNIS – Lindsay Davenport sarà ammessa alla Hall of Fame del tennis di Newport il prossimo 12 luglio. Riviviamo in breve gli highlights di una carriera brillante e spesso ingiustamente sottovalutata.

Quattro stagioni concluse al primo posto del ranking mondiale. In bacheca i trofei degli Australian Open, di Wimbledon, degli US Open, del Masters Wta oltre che la medaglia d’oro olimpica. Non si può certo sostenere che Lindsay Davenport non abbia meritato l’ammissione alla prestigiosa Hall of Fame di Newport.

Nata l’8 giugno del 1976 a Palos Verdes, in California (il padre era stato otto anni prima un componente della squadra americana di pallavolo ai Giochi di Città del Messico), Lindsay si è dimostrata per l’intero arco della carriera un esempio di correttezza e spirito agonistico. Ha duellato all’ultimo quindici con campionesse quali Steffi Graf, Monica Seles, Arantxa Sanchez, Martina Hingis, Jennifer Capriati, Venus e Serena Williams, Justine Henin, Kim Clijsters, Amelie Mauresmo e Maria Sharapova, ma è sempre rimasta benvoluta da tutto l’ambiente per il carattere bonario, tranquillo, eppure, in fondo, per nulla privo di determinazione.

Lindsay cominciò a vincere giovane, ma non quasi in fasce come qualche sua contemporanea. Si affacciò con continuità sul circuito solo quando ritenne di essere pronta a sostenerne l’impatto dal punto di vista psicologico. Alta, robusta, potente, aveva logicamente nella mobilità l’unico punto debole, ma cercava di mascherarlo con l’aggressività del servizio e dei colpi da fondo. Già a diciotto anni entrò fra le top ten (nel ‘94 raggiunse la finale del Masters, cedendo a Gabriela Sabatini), ma le furono necessarie altre quattro stagioni per arrampicarsi in vetta. Nel frattempo, giunsero vari successi importanti: su tutti il titolo a cinque cerchi ad Atlanta 1996, in finale sulla Sanchez.

Nel corso del ’98 la statunitense divenne la rivale numero uno della giovanissima star Martina Hingis (che alla Hall of Fame è stata ammessa l’anno scorso) e riuscì a sottrarle la leadership giusto un mese dopo averla sconfitta nel match clou degli US Open e essersi portata a casa il primo Major.

Le annate successive furono quelle della conferma ad altissimi livelli. Nel ’99 Lindsay conquistò Wimbledon, negando alla Graf l’ottavo sigillo londinese, e il Masters, prevalendo sulla Hingis, che intanto si era ripresa il primo posto del ranking. A inizio 2000, sempre in finale sull’elvetica, arrivò il centro a Melbourne, terzo in tre diversi Slam (e tutti senza cedere un set, un record condiviso nell’Era Open con Evert e Graf). Sarebbe rimasto l’ultimo titolo nei Big Four, ma la Davenport approdò ancora a quattro finali, pur perdendole tutte con le sorelle Williams: tre volte con Venus (Wimbledon 2000 e 2005 e US Open 2000) e una con Serena (Australian Open 2005).

Dopo il primo posto del ’98, grazie alla sua continuità tornò a chiudere l’anno in testa alla classifica mondiale in altre tre occasioni: nel 2001, nel 2004 e nel 2005. Tutto ciò evitando di trascurare eccessivamente la vita privata: nel 2003 Lindsay si sposò con l’ex tennista universitario Jonathan Leach e quattro anni più tardi diede alla luce il suo primo figlio, Jagger Jonathan. Dopo lo stop per la gravidanza, rientrò nel Tour, aggiudicandosi ancora qualche torneo, sino a fissare il suo totale in carriera alla bella quota di 55.

Oggi continua a vivere in California e di sicuro non deve mancarle il da farsi, visto che la sua famiglia si è decisamente ampliata nel corso del tempo. Al primogenito, infatti, sono seguiti ben tre fiocchi rosa: Lauren Andrus nel 2009, Kaya Emory nel 2012 e Haven Michelle lo scorso gennaio.

«Sono onorata per questo incredibile riconoscimento», ha dichiarato Lindsay, con la consueta modestia, dopo aver appreso la notizia della sua induzione nell’Arca della Gloria. «Mi sento molto fortunata per aver avuto una carriera tennistica meravigliosa, e ora essere introdotta nella Hall of Fame accanto ai campioni che mi hanno sempre ispirato è un grande onore. Non vedo l’ora di celebrare con gli altri membri della Classe del 2014 quest’estate a Newport».

Insieme alla Davenport, nel corso della cerimonia in programma il 12 luglio, riceveranno il massimo onore nel nostro sport la fuoriclasse del wheelchair tennis Chantal Vandierendonck, il leggendario coach Nick Bollettieri, il giornalista televisivo e scrittore britannico John Barrett e Jane Brown Grimes, che ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Wta, nell’Usta e nell’International Tennis Hall of Fame. Possiamo star certi fin da ora che il sorriso aperto di Lindsay contribuirà in modo essenziale alla buona riuscita della festa.

 

Fabrizio Fidecaro

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Fabrizio Fidecaro

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