TENNIS – Di Daniele Azzolini
INDIAN WELLS. C’è qualcosa di nuovo, nel Federer che disegna tennis per un set, e poi arranca, rincorre, s’incaponisce sulle traiettorie sbagliate, dimentico di quali siano le trame gradite al Djokovic battuto appena due settimane fa, ma alla fine risale, con orgoglio e colpi, ritrovando il filo perduto che lo conduce direttamente a un’impostazione del match più simile a quella del primo set, nel quale ogni sparo era un rischio, ma il più delle volte anche un punto.
C’è un’accettazione della sofferenza che gli fa onore, e che lui considera evidentemente parte di sé, compagna indispensabile di questi ultimi anni nell’agone. Una sofferenza che lo conduce al tie break del terzo set, dopo avere a lungo rincorso. E poco importa, all’appassionato, se lì le forze lo abbandonino crudelmente. Il gioco decisivo ha di suo un forte valore simbolico, quando i contendenti si sono divisi equamente le prime due partite. Sta a dire che Roger e Nole sono molto vicini in questa fase della stagione. Vince il serbo, è il verdetto… Ma non perde lo svizzero.
C’è molto di risaputo, invece, nel Djokovic che Federer si permette di sovrastare solo quando gioca un tennis impeccabile, tutto di prima intenzione. Solo allora non c’è partita, ma è una breve parentesi, perché Nole sa aspettare, sa lavorare ai fianchi gli avversari, sa come restare con la testa dentro al match. Anche quando Federer lo riagguanta sul 5 pari del terzo e gli va di un servizio sopra. Nole non si smarrisce, anzi raddoppia le attenzioni, e la concentrazione è tale da far diventare quasi palpabili i pensieri, come se un display li facesse scorrere sui tratti del volto. Lo avevamo lasciato a Melbourne, reso insicuro dalle gran pallate di Wawrinka. A Dubai le cronache ci avevano raccontato di come il serbo non fosse ancora in pace con se stesso. Ora è di nuovo sui suoi massimi livelli, non al cento per cento ma quasi.
Vince Djokovic, ma non perde Federer. Aveva detto, Roger, che il mese della ripartenza sarebbe stato aprile, ci siamo vicini e lui non sembra lontano dai suoi cenci migliori. E c’è un’altra novità… Per una volta, da molti mesi a questa parte, nessuno sente il bisogno di fare un riferimento all’età di Federer. Erano in campo due campioni che hanno giocato ad armi pari. Bentornato a Roger, perché ci mancava. E bentornato anche a Nole.
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