Dall’inviata a Melbourne ROSSANA CAPOBIANCO
AUSTRALIAN OPEN – Diciotto ore di volo: lo fa presente Pete Sampras in conferenza stampa quando la prima domanda è troppo lunga e ha bisogno di concentrarsi.”Stai scherzando amico? Arrivo da diciotto ore di volo! Inizia piano”. E’ sempre lo stesso, Pete.
Non ha molta voglia di viaggiare e pare non avere neanche troppa voglia di vedere tennis. Infatti confessa di averne visto poco lo scorso anno. “Ricordo la finale di Wimbledon… forse”. Lo si era capito, anche da quell’assenza alla cerimonia dei numeri uno. Invitato qui per la premiazione vent’anni dopo il suo successo a Melbourne non ha però declinato, confessando che questo per lui è sempre stato lo Slam più stressante.
Tante domande sulla rivalità Federer-Nadal che stasera vede l’episodio numero 33 andare in onda alle 19,30 australiane. “E’ una grande rivalità, come quella tra me e Andre, anche se ovviamente nuovi protagonisti come Djokovic e Murray sono più presenti che mai… per questo stasera dovremmo goderci questa partita, Roger ha 32 anni, Rafa 28. Godiamocela”.
Non gli manca il professionismo, dice, per nulla: “Io sono padre di tre figli, sto a casa, gioco ogni tanto, pratico molto golf… sto bene come sto. So che Rafter qui ha giocato il doppio; ma io non lo farei, ognuno è quello che è. E neanche l’allenatore come Edberg, non sono portato per questo”.
Parla poi del gioco moderno, dei nuovi materiali e non è d’accordo con chi dice che il serve & volley non sia praticabile oggi: “E’ una questione di attitudine, credo che potrei farlo proprio perché aiutato dalle nuove racchette con potenza e controllo maggiore, non credo sia impossibile. Devi solo capire e sapere come fare”.
Sono passati venti anni dalla sua prima vittoria a Melbourne, nel 1994, contro Todd Martin; è molto meno interessato al gioco rispetto a prima, come se quegli anni lo avessero spremuto a dovere e non volesse più saperne. Ma stasera, insieme a Rod Laver, assisterà a un match attesissimo. “Per chi tifi?”
“Non conosco Rafa benissimo, Roger invece è un mio amico… trai le tue conclusioni”.
Le abbiamo tratte, Pete.
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