Dall’inviata a Melbourne ROSSANA CAPOBIANCO – Roger Federer è diventato mattiniero: da quando è papà si allena sempre al mattino, abitudine sconosciuta prima. Con lui, agli Australian Open, Stefan Edberg: consiglia, collabora, insegna. E il pubblico, numeroso, assiste.
Sono le dieci del mattino di un venerdì australiano ventosissimo: l’aria calda non dà tregua, ma l’umidità appare lontana. Arrivi a Melbourne Park e dopo essere stata investita dall’aria condizionata dell’edificio, decidi di tentare una camminata tra i campi laterali, ad un orario apparentemente tranquillo.
Si fa presto a dire tranquillo; in verità si scorge un’orda di fans armati di cappellini, striscioni ma in religioso silenzio sul campo 18. Non vogliono disturbare l’allenamento appena iniziato. A rete troneggia Federer, intento a colpire una miriade di volée, e quando Severin Luthi si muove per raccogliere qualche palla e dare istruzioni allo sparring partner scorgi, accanto a Roger e la sua nuova racchetta ancora tutta nera (segno di periodo di prova ancora in corso) Stefan Edberg. Di bianco vestito, pare desideroso di colpire quante più palle possibili, parla a lungo con Luthi e poi con Roger.
E non ti accorgi del tempo che passa, ti guardi attorno e sono tutti attenti a scoprire qualche particolare, a non dare retta al sole che si fa più prepotente, il vento caldo e forte, le altre partite che iniziano. Federer si allenerà per due ore piene, con quasi una passata soltanto nei pressi della rete, tra i buoni consigli del nuovo coach e una perseveranza invidiabile per un trentaduenne nel bel mezzo di una mezza rivoluzione nell’ultima fase della propria carriera.
Darren Cahill e Justin Gimelstob in un pezzo scritto per il New York Times hanno parlato di darwinismo, ovvero della necessità di adattarsi all’ambiente da parte dello svizzero: ben diverso dal mostrare debolezza e limiti. Se non ti adatti all’ambiente circostante, ti estingui. E Federer non ha alcuna voglia di farlo.
E’ uno dei motivi per i quali Edberg ha accettato la proposta di Roger di collaborare con lui per almeno dieci settimane, malgrado i numerosi impegni dello svedese e un interesse che era perso nel circuito. Stefan è lì ed ha voglia di capire, di consigliare, di vivere la possibile rinascita ai livelli eccelsi di uno dei giocatori più forti di sempre, di aiutarlo a trovare la via giusta che gli permetta di divertirsi e divertire in questi ultimi anni di professionismo.
Quei tifosi sugli spalti, quelle persone riunite in religioso silenzio di fronte a tanta eleganza e di fronte alla leggenda, lo hanno compreso: ed è il motivo per il quale i 38 gradi di oggi non hanno fatto alcuna differenza. Per Federer che ha tanta voglia di rinnovarsi e per chi questa possibile rincorsa non vuole perdersela.
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