Di Davide Bencini
Potremmo dire a gran voce “Finalmente!” Dopo tanti anni passati in tutti i modi a cercare nomi nuovi che arrivassero a destabilizzare l’ancien régime dettato dai cosiddetti “favolosi 4” forse siamo stati accontentati tutti in una volta sola.
Finalmente un torneo fatto di sorprese, di nomi nuovi che si fanno avanti e sembrano poter dire la loro nei tornei che contano. Finalmente partite che sovvertono in un modo o nell’altro il pronostico, persino quello più scontato. Finalmente un tennis che va contro la tendenza del vedere arrivare in finale i primi 4 con una facilità di previsione degna di Nostradamus.
Questi Australian Open ci hanno consegnato la sorpresa più grande degli ultimi anni di tennis probabilmente, con quel Wawrinka che ha smesso le vesti del perdente sacrificale di Djokovic (e di Nadal) e ha conquistato meritatamente uno slam giocando un tennis veramente stellare, entrando di diritto nei grandi di questo sport. Se qualcuno si ricorda a quanto fosse quotata la sua vittoria prima del torneo si faccia avanti. E’ il primo giocatore a battere nello stesso slam sia Djokovic che Nadal. E i soprannomi che girano in rete adesso non sono più Topexan o Brufolo Bill, bensì The Stanimal, Stan The Man, WOWrinka…
Ci siamo ritrovati un Dimitrov che alla buon’ora ha deciso di diventare il tennista forte e capace di giocarsela coi grandi che dovrebbe essere. E’ mancato il passettino da fenomeno, fallito su quei due set point mancati contro Nadal (e sarebbe andato due set a uno in una giornata in cui Rafa col dritto passava a fatica il nastro, come chiedere a Babbo Natale di passare a Giugno…), ma il “baby Federer (che purtroppo in quel match ha rispolverato il colpo peggiore di Roger, quella risposta in back sulle seconde dell’avversario spedita nel quarto quadratino della rete) almeno ha cominciato a vincere le partite che dovrebbe sempre vincere, e non è poco (senza contare la bella vittoria su Raonic, non proprio l’ultimo arrivato). Primi quarti in uno slam facendo vedere i sorci verdi al numero uno, approfittando del buco in tabellone lasciato da Del Potro.
Sorpresa in negativo l’argentino, il quale a ogni slam sembra sempre il possibile outsider senza poi però arrivare in fondo. Ha cominciato traballando, ha finito in modo pessimo (per lui si parla di nuovo di problemi al polso destro purtroppo), sconfitto da Bautista Agut, altra grande sorpresa del torneo, fermato dal treno Dimitrov, al quale comunque è riuscito a strappare un set.
Una bella rivelazione è stata anche il francese Robert, capace con il suo tennis di accelerazioni e i suoi movimenti un po’ sgraziati di rubare anche un set a Andy Murray.
Tra le sorprese conviene anche ricordare un Federer che finalmente ha ritrovato un suo gioco, un suo timing sulla palla e un’aggressività in campo che non si vedeva da più di un anno. Forse la cura Edberg funziona davvero e ne avremo le prove più avanti, quando la collaborazione comincerà a essere più affiatata. Per ora resta il fatto che, visto il tabellone, tutti avevano dato Federer in partenza sul primo volo per la Svizzera del lunedì successivo alla prima settimana, bastonato da Tsonga. Alcuni si spingevano forse a Murray. Eppure le prestazioni sfoderate contro entrambi hanno riportato alla luce un Roger che non si vedeva da tempo. Certo, poi è arrivato Rafa, che contro Federer gioca sempre come Michael Jordan al Madison Square Garden (mentre Roger ci gioca come Bruce Harper contro la Hot Dog…), e allora sono tornati tutti i problemi tecnico-tattici di sempre, ma il suo torneo ci ha lasciati tutti a bocca aperta.
Una bella sorpresa è stata anche vedere Fognini finalmente, un po’ come Dimitrov, vincere match altamente alla sua portata, e con una solidità che nessuno si sarebbe mai aspettato. Il cammino si è infranto contro un Nole con il quale è parso entrare in campo già battuto (Fogna non è Stan, ok, ma imparare dallo svizzero un po’ di “umilté” non guasterebbe), ciò nonostante quello a Melbourne è stato il miglior risultato fuori dal rosso in uno slam.
Altra cosa sorprendente in generale è stata vedere semifinali composte da tre teste di serie non comprese tra i primi 4, cosa che non succedeva da Wimbledon 2009, con Berdych che è riuscito a completare la collezione delle semifinali slam.
Abbiamo avuto modo di stupirci in molti modi, e chissà che non si sia fatto già il pieno nel primo slam dell’anno. La speranza è che le sorprese non finiscano qui, ma siano solo iniziate, e che determinate rivelazioni si trasformino in certezze nel corso della stagione.
di Salvatore Sodano C'era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e…
Iga Swiatek è stata protagonista di intervista con Anita Werner a 'Fakty po Faktach" (Il…
La FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) e l’ITF (International Tennis Federation) sono liete di…
Sei mesi da numero uno. Jannik Sinner inizia oggi la ventiseiesima settimana consecutiva in vetta…
Simona Halep non è stata fin qui la sola giocatrice a esprimersi sul caso di…
Ci hanno sempre fatto credere che l’attesa sia uno stato d’animo intrigante: si è soliti…