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Australian Open: la "formica" Pennetta cerca vendetta

Dall’inviato a Melbourne Luigi Ansaloni

Non è certamente una formica, Flavia Pennetta. Lei è più una cicala, sia nella vita sia nel gioco. Come persona e come giocatrice non è mai stata un’attendista, una che cerca l’errore dell’avversaria, e anche in questa ultima fase della sua carriera non ha cambiato il suo modo di essere, ma l’ha solo leggermente modificato in campo. Adesso la brindisina è diventata veramente straordinaria ad adattare il suo gioco all’avversaria, con un’intelligenza e una sagacia tattica che ricordano, appunto, una laboriosa formica.

Non sempre, attenzione, ma nei momenti che contano scatta questo meccanismo che per le avversarie, soprattutto quelle giovani e con poca esperienza, è micidiale. Era successo contro Monica Puig, tutto talento ma ancora poco raziocinio, ed è successo anche contro la tedesca Mona Barthel, battuta da Flavia 6-1 7-5 in un’ora e 14 minuti. La Pennetta ha fatto esattamente ciò che doveva fare: reggere botta e far sbagliare l’avversaria. Che già di suo non ha certo bisogno di incoraggiamenti per sparare palle fuori dal campo, tutt’altro: la tedesca ha commesso qualcosa come 45 errori gratuiti, che in due set sono davvero ma davvero tanti. Nel primo set non c’è stata storia: Mona, 23 anni, non ha francamente messo una palla in campo, sparacchiando fuori o in rete qualsiasi cosa. Gli scambi duravano tre colpi e poi via, a tutto braccio. Dentro o fuori. Quando era dentro, il punto per la Barthel era quasi assicurato, ma la Pennetta anche lì è stata brava a capire dopo un pò gli angoli della tedesca, che erano molto spesso simili. Eliminato anch questo problema, la partita non è esistita nel primo, mentre nel secondo la musica è cambiata. La Barthel metteva più colpi in campo e la Pennetta un pò soffriva, tanto da concedere alla tedesca di servire per il set. Ma per Mona la speranza è durata poco: break sul 5-4 e poi l’azzurra infilava altri 2 game di fila per un 7-5 bello, importante e liberatorio. Rino Tommasi dice sempre che la Pennetta e la Schiavone si equivalgono ma la prima fa giocare l’avversaria bene, la seconda male. Forse adesso la storia potrebbe cambiare. Già contro Angelique Kerber, un nome quasi indissolubilmente legato a quello di Flavia, vista la sanguinosissima sconfitta agli Us Open 2011, quando la tedesca era poco più che sconosciuta mentre Flavia bazzicava tra le prime 10 del mondo o giù di lì. La Pennetta fu massacrata da tutti per quella sconfitta, perchè tutti le dissero che era stata un’occasione persa. Poi si è visto che così non fu, che la Kerber era una signora giocatrice di talento, e quella benedetta semifinale arrivò comunque 2 anni dopo, nel 2013. Adesso contro la Kerber saranno in gioco i quarti di finali (precedenti 2 a 2) e un’altra piccola fetta di questa Australia che Flavia vuole sempre più mettere da parte.

Luigi Ansaloni

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