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Australian Open: Federer relax ma domani è un altro giorno…

Dall’inviato a Melbourne, Luigi Ansaloni

Caldo e sole spariti come la neve in piena estate a Melbourne, che nel giro di un giorno ha visto la temperatura crollare di 20 gradi. Piacevole a tratti, inammissibile in altri, perchè sembra autunno e chi ama l’estate questo lo tollera mal volentieri. La Rod Laver Arena piena si lascia comunque coccolare dalla brezza leggertemente frizzantina mentre guarda Roger Federer strapazzare in tre set (6-2 6-2 6-3 in un’ora e 41 minuti) quello strano essere tennista di Teymuraz Gabashvili, russo tenace ma nulla, davvero nulla, più.

Non c’è molto da dire sulla partita, nel senso che non è stata una partita per larghissimi tratti del tempo trascorso su uno dei campi da gioco più belli e affascinanti nel mondo. Federer si è presentato in campo palesemente addormentato, quasi annoiato, oseremmo dire “scazzato” (se il termine è consentito), e per tutto il primo set ha continuato a giochicchiare abulico e svogliato colpetti qua e là, senza mai forzare nè dare la convinzione a chi lo stesse guardando di assistere ad un qualcosa da Federer.E nonostante questo, il set è finito 6-2.

Francemente troppe le categoria di differenza, e Gabashivili non ha giocato nemmeno male, ovviamente sempre secondo i suoi standard da umano troppo umano contro la svizzera divinità, anche se anni luce lontana dal suo splendore. Non è stato un test, è stato un allenamento. Non si sa quanto voluto da Federer, che ad un certo punto, capendo che questa partita l’avrebbe potuta perdere solo facendo scendere Luthi in campo al suo posto, ha messo il pilota automatico in modalità risparmio d’energia, cosa certamente saggia visto che al prossimo turno ci sarà uno tra Tsonga e Simon (facciamo finta che sia Tsonga, via), e di energie ne avrà certamente bisogno. Gabashvili non era semplicemente in grado di reggere nemmeno una velocità standard di Federer, e molti gratuiti sono arrivati per evidente incapacità e disabitudine a quel tipo di palla e di “speed”. Poi, certo, il russo a volte se ne usciva con accelerazioni interessanti tirate a tutto braccio, ma erano attestati di presenza (profumatamente) pagati e nulla più. Nonostante tutto, non ha fatto giocare bene Federer, che semplicemente non sapeva codificarlo. Ha vinto lo stesso lo svizzero, ci mancherebbe, ma il russo non lo ha messo in palla e non lo ha fatto giocare bene. Imprevedibile nella sua linearità, insomma. Dunque, se dovessero chiedere a chi scrive che Federer è stato, la risposta sarebbe un “non lo so” deciso. Sicuramente questo livello di gioco non bastererebbe per il prossimo turno e sicuramente non sfiorerebbe neppure lontanamente quello necessario per portarsi a casa uno slam, ma oggi è bastato. E per dirla alla “Via col Vento”, in fondo domani (o dopodomani…) è un altro giorno…

Luigi Ansaloni

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