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Australian Open: da Dimitrov a Bencic, largo ai giovani

Di Federico Mariani.

Il Major australe, tra le sue mille sorprese, è stato il primo torneo di livello assoluto ad aver affermato, con un certo grado di fiducia, il concetto del “nuovo che avanza”.  Oltre alla vittoria di Stanislas Wawrinka, non proprio un campione in erba dato che si parla di dell’85 ma comunque un “nuovo”, molte giovani leve si sono messe in evidenza nelle due settimane di Melbourne, indice che qualcosa si sta finalmente muovendo anche nel rigidissimo circuito maschile.

Un nome su tutti è, ancora, quello di Grigor Dimitrov. Il bulgaro ha centrato i primi quarti di finale in carriera che gli sono valsi l’ingresso per la prima volta nella top 20. Lo Slam australiano ha sancito, forse in modo definitivo, la leadership del bulgaro tra i pari età in quanto ha dato finalmente seguito con risultati concreti a quanto di buono gli si pronosticava. Ora sta a lui completare la crescita ed ambire a piazzamenti e risultati sempre più importanti e, come dice il suo neo manager Roger Federer (a capo, assieme al suo manager Godsick, dell’azienda Team8), la top ten deve rappresentare quasi il punto prossimo obiettivo. Il primo acuto in uno Slam c’è stato, la prima pietra è stata messa, ora Dimitrov deve partire da qui per costruire la sua carriera.

Oltre all’exploit del bulgaro, però, c’è da registrare l’affermazione dei due campioncini australiani Kyrgios e Kokkinakis. Australiani… Ad onor del vero entrambi sono di chiare origini greche. L’Australia è stata molto brava a “strappare” i due talenti ed a naturalizzarli come canguri. La Grecia è purtroppo abituata a questi “scippi” dato che anche il leggendario Pete Sampras di americano aveva ben poco. Detto questo, i due hanno onorato nel miglior modo possibile le wild card che gli organizzatori avevano riservato loro, superando il primo turno e dimostrando di essere pronti per il tennis maggiore. In particolar modo Kyrgios è andato molto vicino anche alla seconda vittoria: era avanti due set e break contro Paire prima di farsi fregare dall’inesperienza. Tra i due, Kyrgios (classe ’95, di un anno più grande rispetto a Kokkinakis) è senz’altro il giovane di maggiore interesse nel palcoscenico mondiale: è fisicamente prorompente, dotato di un ottimo servizio e di colpi molto potenti; le sue più grandi pecche sono l’irruenza e la voglia di spaccare il mondo, difetti più che perdonabili in un ragazzo di appena diciotto anni.

In campo femminile le cose vanno, invece, in modo profondamente diverso. Per loro, infatti, è molto più semplice riuscire ad emergere anche da giovanissime in un circuito nettamente più dinamico e rivoluzionario rispetto al rigido circuito maschile. A Melbourne si è riusciti, in particolare, ad apprezzare la giovanissima Belinda Bencic, ragazzina svizzera (sempre loro!) sulla quale sono catalizzate molte attenzioni degli addetti ai lavori, che le predicono addirittura un futuro da numero uno. Nel torneo Belinda è riuscita a superare agevolmente le qualificazioni e, nel main draw, dopo aver battuto in un clamoroso scontro generazionale la Kimiko Date, ha lottato per un set contro la futura campionessa Li andando in più occasioni vicinissima a vincerlo. Il modo col quale colpisce ed il timing che ha sulla palla sono qualcosa di eccezionale, ma i margini di miglioramento pure sono evidenti, in particolar modo per quanto riguarda il servizio.

Come detto, è stato uno Slam estremamente piacevole, divertente e sorprendente. Dal nome del vincitore ai giovani che hanno saputo esaltarsi. Se non possiamo ancora parlare apertamente di rivoluzione in campo maschile, questo primo assaggio di 2014 resta comunque un ottimo inizio per cercare di scardinare le certezze che nelle ultime stagioni si erano radicate così profondamente da diventare noiose. Largo ai giovani, largo ai nuovi.

Redazione

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