Di Diego Barbiani
BRISBANE. Con molta più sofferenza del previsto, Roger Federer si è qualificato per la finale del torneo di Brisbane. Dopo un primo set che ha emulato le prove offerte nei giorni scorsi, è arrivato il primo momento di difficoltà per l’ex n.1 del mondo in questa settimana, con Jeremy Chardy che di contro ha giocato un ottimo tennis da metà del primo set in avanti e stava quasi per sognare il colpaccio. Alla fine però lo svizzero si è salvato, con la complicità del francese, chiudendo 6-3 6-7(3) 6-3 e domani giocherà la finale n.114 della sua carriera, con l’obiettivo del titolo n.78 che gli permetterebbe di superare John McEnroe.
Partita strana, che ha ricordato per certi aspetti quella che Federer perse contro Jo Wilfried Tsonga a Wimbledon nel 2011. Come in quella circostanza l’avversario, un francese, ha giocato male il suo primo turno di battuta dopodiché ha iniziato a servire al massimo, con grande costanza e sicurezza, oltre ad una profondità con i colpi da fondo che gli permettevano di rimanere aggrappato al match. Federer a sua volta ha disputato un eccellente primo parziale per poi sbagliare qualche colpo di troppo e questo l’ha reso col passare dei game più vulnerabile, sebbene il servizio abbia continuato a salvarlo da situazioni complicate. Alla fine però l’esito è stato totalmente diverso e lo svizzero potrà guadagnare morale da questa prestazione.
Nonostante non abbia concesso l’ombra di una palla break, non riusciva a sua volta a scardinare il servizio avversario. Anzi, più passavano i minuti e più il francese acquisiva sicurezza nei propri turni di battuta, tenuti solo in una circostanza ai vantaggi. Nel tie-break Chardy ha dato tutto, trovando da subito un mini-break di vantaggio e chiudendo il set al primo set point con un colpo di dritto steccato dallo svizzero.
Il terzo set è iniziato con Federer in apnea, costretto da subito a salvare una palla break, la prima che offriva nell’intera partita. Dall’altra parte del campo, invece, Chardy continuava imperterrito a martellare colpi molto vicini alla riga di fondo, costringendo l’avversario ad accorciare o a sbagliare. A salvare lo svizzero in plurime circostanze è stato il servizio, ultimo baluardo sempre fedele al proprio padrone. Oggi sono stati ben ventuno gli aces ed un’abbondanza di servizi vincenti che lo hanno sollevato da innumerevoli momenti di difficoltà. Ad un certo punto sembrava fosse molto scarico e se fosse entrato nello scambio sarebbero stati dolori.
Passata la tempesta, ha ripreso fiducia nel suo gioco e si è mantenuto avanti nel punteggio fino al 4-3. Chardy, perfetto fino a quel momento, ha sbagliato il suo secondo game dell’incontro, con due doppi falli e due dritti colpiti male che lo hanno spedito nel baratro, mandando all’aria i suoi piani. Al servizio per chiudere, Federer non ha tremato e senza indugiare ha posto la parola fine con un ace quantomai oggi provvidenziale.
Ad attendere lo svizzero in finale ci sarà l’australiano Lleyton Hewitt, che ha sconfitto in un match molto intenso il giapponese Kei Nishikori, accreditato della seconda testa di serie. E’ stato un gran successo per il padrone di casa, che ha sofferto per tanto tempo prima di piazzare il colpo che ha ribaltato l’esito della sfida. 5-7 6-4 6-3 il punteggio finale in 2h30′ che hanno portato Hewitt a giocare la sua quarantacinquesima finale in carriera.
Il giapponese per tutto il primo set ha imposto un ritmo di gioco che non era sostenibile dal suo avversario, variava la direzione dei colpi e spesso raggiungeva palla break. Nel secondo invece era Hewtt che, una volta salvatosi dai primi game complicati, ha preso coraggio e sospinto da tutto il pubblico si è portato più volte a palla berak. Sono state sette quelle avute a cavallo tra il sesto e l’ottavo game, tutte però annullate dall’avversario, che poi a sua volta non ha concretizzato due occasioni consecutive sul 4-4. Il contraccolpo è stato pesante, perché di lì a poco avrebbe ceduto malamente non solo il set ma anche l’incontro.
Ad inizia della frazione decisiva infatti, complice anche il caldo australiano molto pesante, è parso svuotato di ogni energia ed in breve si è trovato sotto 3-0. Non c’è stata più partita e così, al termine, Hewitt si è inginocchiato esultante ed ha baciato il terreno natio, quello stesso terreno che lo rivedrà in finale dopo quasi otto anni dall’ultima volta, la finale dell’Australian Open 2005.
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