La parola del Direttore

Ace Cream: Federer,Edberg e la riscoperta degli ex campioni

di Daniele Azzolini
Alla fine, le risposte sono nei neuroni che governano le umane simpatie. C’è altra spiegazione? Si vede che Becker, con la sua ghigna da birraio, Oktoberfest Edition, sa come parlare al cuore di Nole, così come Murray, liberal e un po’ dandy, riesce a farsi attrarre da Ivan Vermacht Lendl, trovandolo persino spassoso. Il che è tutto dire. Certo stupisce l’alta concentrazione attuale di campioni “cocciati” (sì, insomma, coach-ciati, allenati, guidati) da ex campioni. Non è la prima volta, è vero, ma tanti così, chi l’avrebbe immaginato? Ora anche Federer e Edberg, che in una scala delle probabilità, nella graduatoria dei sostituti di Annacone, veniva al centottantaduesimo posto, subito dopo Ronald Agenor e poco prima di Roberto Carretero. Perché se avete qualche minuto da dedicare al gioco degli incastri, non ce n’è uno che venga giusto con quei due. Stefan aveva un gran rovescio, e un dritto un bel po’ sfarfallante, Roger è l’esatto contrario. Stefan attaccava la rete con movenze di purezza adamantina, cosa che Federer fa con entusiasmo assai contenuto, nonostante Annacone l’abbia spinto a qualche più intrepido raid in verticale. Vero, c’è il carattere dei due a sovrapporsi fin quasi a combaciare. Entrambi gentili, educatissimi. Ma è lo Sportmanship Award, l’obiettivo da conquistare, o altro?
Ma poi, chissà, forse è davvero la persona giusta, il buon Edberg. In fondo, di che cosa ha bisogno Federer se non di colloquiare con un “suo pari”, che non lo faccia sentire solo soletto in un deserto arido di pensieri più alti? Lo capiamo, Roger, e sappiamo anche che la “questione tecnica” non è tutto. Anzi, per lui vale “meno”, assai meno che per altri. Difficile ipotizzare che l’apporto di Edberg si riduca a qualche consiglio su come giocare un match. A occhio e croce, Roger dovrebbe saperlo da solo, salvo qui e là dimenticare le opportune contromisure quando incrocia Nadal. Dunque, il binomio vale nel contesto di come Federer abbia deciso di vivere questi ultimi mesi (anni) da professionista. Evidentemente, con uno con cui valga la pena parlare, e non soltanto di tennis. Un campione di Wimbledon che abbia vissuto gioie e dolori molto simili ai suoi. Che possa ispirarlo, tanto più nei giorni londinesi. Se è così, Edberg è la persona giusta. E magari – hai visto mai – da questa rinnovata tranquillità interna, il ricavato agonistico sarà cospicuo. In fondo, perché no?
Resta, in questo tennis ormai vicino alla ripartenza, la curiosità per come questi campioni sapranno gestire i loro nuovi ruoli. Abbiamo visto Lendl, attapirato e bofonchiante mentre segue Murray. Non ce lo aspettavamo diverso, anche se fa un po’ impressione come sappia restare per tre ore in una identica posa. Del corpo. E della faccia. Immune a qualsiasi prurito sulla punta del naso venga a noi comuni mortali. Che cosa aspettarsi da Becker? E da Stefan? Un Becker freddo e compassato sulla panca non lo vediamo. Magari Edberg sì. Boris era istintivo, rissoso, ma aveva un coraggio splendido. Sulla volée si buttava addosso alla pallina, di slancio, certe volte tuffandosi. Se farà lo stesso dal box dello staff di Djokovic, ci sarà da divertirsi. Varrà da solo il prezzo del biglietto.
A meno che la scelta di Becker e Edberg, così come quella di Lendl, a suo tempo, non sposti su Wimbledon il campo finale della contesa. In fondo, Federer pensa che se ancora uno Slam gli sarà dato vincere, quello non potrà che essere i Championships. Così Nole, che ha una gran voglia di tornare a vincere, sull’erba. E Murray di riconquistarla. Viene quasi il sospetto che abbiano deciso di lasciare il resto a Nadal…

Daniele Azzolini

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