Dal nostro inviato a Londra Diego barbiani
«La semifinale? Sarebbe stupenda. Ma ammetto che sarei molto felice in ogni caso. Davvero, ho disputato tre incontri di grandissimo livello qui. Ho battuto Berdych e Ferrer, perdendo solo dopo due tie-break contro Nadal» firmato Stanislas Wawrinka. Ed ora? siamo davvero sicuri che stamattina lo svizzero non si sia svegliato colmo di gioia?
Perché in fondo è meritata, questa semifinale. Vedendo Nadal cedere di schianto il secondo set avrà tremato, e con lui i tanti che in questi giorni (ed in tutto l’anno) hanno seguito la sua progressione verso il n.8 del mondo. Claudio Mezzadri, ex capitano svizzero di Coppa Davis, durante il terzo set gli ha scritto “Tutto bene?” e lui ha risposto con un “No” che valeva più di mille altre parole.
Poteva fingere nella più perfida poker-face in sala stampa, ma in cuor suo ha desiderato il passaggio del turno fin dalla prima vittoria contro Berdych. Non giungere tra gli ultimi quattro delle Finals 2013 sarebbe stato quasi ingiusto, soprattutto dopo le lacrime versate copiose prima di giungere in sala stampa dopo la sconfitta contro Nadal al mercoledì.
Perché Wawrinka ci teneva tantissimo. Poteva essere schiacciato da una pressione psicologica tutta sua, un fantasma che compariva al primo errore grave del match di ieri. Ed in effetti il Casper della situazione si è manifestato su quel nastro nel momento di raggiungere Ferrer sul 30-30, quando serviva per il primo set. Ormai deve esserci abituato, dopo una stagione (per non estendere troppo il discorso) in cui l’incubo si era verificato in tante partite tirate. Contro Djokovic in Australia, prima con il black-out nel secondo set poi con quel falco non chiamato sulla palla break che l’avrebbe portato a servire per il match, e contro Nadal ieri.
Forse peccherà ancora un po’ nei momenti decisivi, ma ha una forza di volontà che la abbattono in pochi. Dalla scelta di lasciare moglie e la piccola Alexia per sfruttare al meglio gli ultimi anni di carriera (poi per fortuna la famiglia si è riunita) tanto è cambiato, soprattutto in lui. Da giocatore con solo un rovescio stellare è divenuto completo, migliorando tantissimo sia con il dritto che con il servizio, ad oggi un colpo di assoluta efficacia su tutte le superfici. E se cade sa come rialzarsi, sempre. «Mi sono abituato a prendere le cose positive di ogni sconfitta» ha detto l’altro giorno in conferenza stampa come training autogeno per riprendersi dalla sconfitta sul filo di lana contro Nadal. Lo si nota anche all’interno del singolo set, ha sempre la forza di reagire.
Ha svoltato la sua carriera da quel famoso match contro Djokovic citato in precedenza. Da lì ha realmente intuito che lui vale tanto e può concretamente sfidare i più forti. Paga con alcuni top-10 ancora la scarsa esperienza a partite importanti, ad essere al 100% focalizzato sul match e soprattutto nei punti che davvero valgono. Forse può anche essere letto sotto questo aspetto il netto 12-0 che Nadal, ad esempio, ha nei suoi confronti: solo da poco Wawrinka è entrato stabilmente in top-10 e l’esperienza per affrontare i migliori ancora non c’è, ma mattoncino dopo mattoncino potrebbe farcela. Non si parla di vittorie negli Slam, neppure di qualcosa che si acquisisce dall’oggi al domani. Ma ora l’ansia di dover arrivare lassù in quella ristretta cerchia di eletti non c’è più ed il futuro, in un tennis odierno dove l’età media della top-10 (ma in generale di tutta la top-100) si è notevolmente alzata, può progettare un grande 2014.
Intanto c’è questa semifinale da giocare, che non deve essere per lui un traguardo né tantomeno un premio, ma uno ‘step’ importante per puntare a migliorarsi ulteriormente. Sa portare i colpi con maestria, lotta, sa soffrire e vincere contro tutti. O quasi.
Grazie a lui, inoltre, gli svizzeri non si sono annoiati un giorno questa settimana. Hanno affollato in tanti, e fieri, le tribune della O2 Arena, perché quest anno non c’era solo Federer. In questo 2013 così diverso dal solito, un nuovo tennista rossocrociato ha trovato la consacrazione ad alti livelli. Ed oggi allora erano tutti assiepati sugli spalti a cantare «Let’s go, Stan! Let’s go!». Sui social network impazzano gli hashtag (parole precedute dal simbolo ‘#’) i suoi soprannomi: dal più comune “Stan the Man” ad un 2.0 “Stan the IronMan” fino al termine “WOWrinka” usato dalla mamma di Andy Murray dopo il successo dello svizzero contro suo figlio. Allora sì Stan, ora puoi davvero essere felice.
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