Dal nostro inviato a Londra Diego Barbiani.
L’argomento doping ormai è parte integrante di questa edizione delle Atp Finals, presente ogni qualvolta si verifichi una conferenza stampa. Oggi è toccato a Roger Federer sottoporsi ala domanda: «Che idea ti sei fatto della questione Troicki?».
«Non ne ho parlato molto con gli altri giocatori – ha esordito lo svizzero – credo però che noi non veniamo controllati abbastanza. Io non sono stato controllato a Basilea (torneo dove poi ha raggiunto la finale, ndr) e neppure a Parigi-Bercy, ma sono stato testato qui dopo il primo match. Io dico che ci vogliono più controlli».
Poi ha spiegato un suo sospetto: «Io credo che qualche anno fa eravamo più controllati. Dovrei essere stato controllato circa venticinque volte tra 2003 ed il 2004». Qui è arrivato il punto cardine della sua argomentazione: «Per me non è un bene. Lo scorso anno quando ho vinto Rotterdam Dubai ed Indian Wells, ed anche l’anno prima, sono stato controllato solo in due di questi. Bisogna fare in modo che si controllino quei giocatori che vincono tutto. Questo è ciò per cui sto lottando».
Poi un’affermazione che forse fa da controaltare alle idee espresse da Djokovic: «Credo nel sistema dell’anti-doping, sono tutte persone competenti. Però devono capire che non siamo criminali ma esseri umani. Bisogna trattare in questo modo chi viene trovato positivo. La persona deve capire di avere sbagliato, altrimenti non è giusto. Questo secondo me è avvenuto in questa circostanza».
Incalzato sull’argomento, lo svizzero ha aggiunto che «il controllo fatto il giorno dopo diventa inutile, per tutto quello che può capitare durante la notte. Quando tu sei chiamato per fare un controllo, ti devi sottoporre ad esso. Non importa se stai male o meno. Importa solo fare il test».
Un punto di vista che si scontra totalmente con quello esposto dai suoi colleghi, Djokovic e Nadal, che invece hanno speso parole incoraggianti per il serbo. Ma le dichiarazioni scottanti potrebbero non concludersi qui.
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