Petra Kvitova è tornata o forse no? La ceca non è semplicemente una tennista, ma è qualcosa più difficile da definire. Vive di continue, citando Battisti, discese ardite e di risalite improvvise. Momenti di appannamento che spesso si prolungano oltre modo, seguiti da tratti di tennis di qualità, tanta qualità. Il suo caso patologico, perché tale lo è, scomoda un paragone perfino calcistico, perché, senza voler fare comparazioni improvvide, quando il presidente Gianni Agnelli citò l’opera di Samuel Beckett, Aspettando Godot, riferendosi al giocatore Alessandro Del Piero, reo di non riuscire a tornare ai livelli che lo avevano contraddistinto i primi anni, Petra Kvitova era ancora una bambina e del calcio non era interessata.
Eppure anche lei è come Godot: la si attende in trepida e vibrante attesa ma ogni volta non arriva. In un circuito, come quello femminile, dove una ultra trentenne come Serena Williams, fa quasi piazza pulita da due anni di ogni trofeo, il ritorno di Petra Kvitova sarebbe una manna dal cielo per far respirare un movimento, asfissiato dalla prepotenza di Serena. Vika Azarenka finora è l’unica a tenerle il passo, ma Petra avrebbe le qualità e le capacità per essere subito dietro od addirittura davanti.
Andando a ritroso nel tempo, e nemmeno di tanti anni, viene subito alla mente il fantastico 2011 di Petra, dove fece incetta di trofei, vincendo Wimbledon,la Federation Cup ed il master di fine anno ad Istanbul, e diventò la numero 2 del mondo, a soli 150 punti dalla vetta. Una bazzecola sembrava, appunto sembrava. Da quel momento Petra si perde in un limbo, inghiottita dagli infortuni che ne condizionarono la stagione successiva, ma anche per colpa di un carattere fragile in contrasto con il suo grande talento. Nel 2012 raggiunse due semifinali negli slam (Australian Open e Roland Garros) ma poi non molto altro di soddisfacente. I paragoni con la connazionale più famosa e grande tennista del passato come Martina Navratilova, vennero spazzati via da questa escalation di risultati negativi ed iniziò a subentrare una speranza, il più delle volte smentita, di un suo ritorno arrembante sulle scene del tennis e non solo come semplice presenza nei tornei. Aspettando Godot, per l’appunto.
Questo 2013 ha dimostrato pienamente come la sua carriera stia diventando un giro panoramico sulle montagne russe: sobbalzi continui, salite vertiginose seguite da profonde discese, mentre gli spettatori devono assistere ad i vorticosi giri della morte che Petra concede al suo pubblico, come quando perse a Cincinnati da Maria Kirilenko, commettendo quattro doppi falli consecutivi ed era in vantaggio di un set ed un break nel secondo. Simili spettacoli Petra li ha sempre concessi nel suo passato, ma sembrava che dopo lo sfavillante 2011, fosse pienamente maturata e consapevole della propria forza. Gli infortuni, invece, le hanno fatto perdere sicurezza e questo 2013 è stata lo specchio della sua fragilità, dove il più delle volte si sperava nel suo fatidico ritorno, acclamato in più occasioni, per poi invece rimanere continuamente delusi. A Wimbledon aveva una grande chance di riprendersi il trono ma ai quarti contro Kirsten Flipkens, in vantaggio di un set e di un break, ha iniziato un’altra partita: quella contro se stessa ed ha finito per perderla nuovamente. La febbre, è vero, non l’ha aiutata, ma non si spiega perché una volta in vantaggio si sia spenta così improvvisamente ed abbia mostrato tutti i limiti caratteriali che la contraddistinguono e che non dovrebbero appartenerle. Negli uomini c’è Del Potro, che ad ogni suo buon risultato ne viene auspicato il ritorno in pianta stabile fra i migliori quattro, fra le donne c’è Petra, attesissima da tutti ma puntualmente in ritardo all’appuntamento, come Godot.
Nell’ultimo periodo sembra che la tennista ceca si sia tranquillizzata. Da tempo si sa della relazione con Stepanek che sembra averle portato maggior serenità ed in campo i risultati si sono visti, con la recente vittoria, la scorsa settimana, del torneo di Tokyo, battendo in finale la tedesca Kerber con il punteggio di 6-2, 0-6, 6-3. E’ il segnale di ripresa che ci aspettavamo, oppure il solito fuoco di paglia della stagione? Per la cronaca sportiva, Del Piero/Godot riuscì poi a tornare e dimostrare che non era un giocatore finito. Petra speriamo possa essere la prossima, perché del suo ritorno il movimento ne avrebbe seriamente bisogno.
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