E’ in arrivo l’ultimo Master della stagione, che di solito viene disertato da molti top player in vista delle finali. Eppure quest’anno la cosa potrebbe essere diversa.
Si avvicina come ogni anno il torneo di Parigi Bercy e come ogni anno ci si chiede se assisteremo al consueto “toto assenze”. Ogni stagione l’ultimo Master annuale rischia sempre di diventare il brutto anatroccolo della truppa, e molti si domandano, soprattutto in terra francese, se questa volta la musica cambierà e se finalmente si avrà un torneo all’altezza degli altri. Forget in poche parole è già lì che si gratta.
Purtroppo il calendario è quello che conosciamo: Bercy arriva quando molti dei giochi per le finali sono ormai fatti e quando rimangono solo i posti di rincalzo per Londra; Bercy arriva dopo la faticosa trasferta asiatica dove molti top player per raggranellare punti si sono rimpinzati di sushi e riso alla cantonese, per poi snobbare l’anatra all’arancia, alla quale preferiscono spesso il digestivo Antonietto prima di buttarsi sul roast beef; Bercy, tanto perché piove sempre sul bagnato, è stato persino attaccato nelle ultime due stagioni alle finali ATP, tirando via una settimana di pausa in maniera che Nadal se ne possa andare a pescare in anticipo, Nole se ne torni al suo paesello, Ferrer si ingozzi finalmente di paella dopo i mesi di pane e diesel e Delpo possa decidere se sfangarsi la Davis oppure no.
In poche parole, nelle ultime stagioni non gli si è proprio resa la vita facile, poverello.
Eppure quest’anno il sapore sembra diverso, e molte coincidenze “particolari” potrebbero finalmente dare lustro al Paperoga dei tornei da 1000 punti:
1- Nadal: lo abbiamo detto a Shanghai, lo ridiciamo qui. Potrebbe essere il primo tennista a vincere 6 Master in un solo anno (oltre agli altri 56 che ha già vinto). E i record nello sport non è che si buttano nel cestino come se fossero il primo premio alla gara di ballo della scuola. Gli avversari forse già appagati o in proiezione Londra potrebbero persino agevolare la conquista. Ciò non toglie che Rafa e Zio Toni non sputerebbero su qualcosa che ancora una volta metterebbe il nipotino sopra quel Federer che lo supera per slam. Senza contare che trattasi di un torneo mai vinto dal torero, che anzi su questi lidi ha rimediato più di una scoppola;
2- Avversari affamati: il Del Potro di Shanghai è stato da lustrarsi gli occhi. Vedere una sua prestazione simile in terra di Francia potrebbe valere tutto il torneo, se giocasse come in Asia. Riuscirà l’argentino dopo anni di perseveranti tentativi ad alzare un trofeo Master? E’ una delle domande che faranno accendere la tv a molti;
3- Federer: sempre lui. Ovunque vada ormai fa notizia, anche nel male. La sua stagione finora, per i suoi standard, è stata un disastro. Roba da Razzie Awards, diciamo la verità, e lo svizzero si trova a navigare intorno alla settima-ottava posizione, cercando come un Gasquet qualunque di afferrare i punti che gli eviterebbero l’onta di non qualificarsi per le finali ATP per la prima volta dopo 12 anni. Certo, ha anche Basilea prima di allora, ma resta difficile pensare che si possa sentire tranquillo del posto anche con una vittoria a casa sua. Magari poi giocando tre settimane di fila a Londra ci arriverà con la lingua di fuori, ma pensare a un Roger che non va alle finali, diciamocelo, fa male. E’ stato visto a gozzovigliare nel cioccolato: a Parigi sperano tutti che ci arrivi bello affamato;
4- I soliti ultimi posti da assegnare: quest’anno i nomi in ballo sembrano leggermente diversi da quello degli altri anni: Wawrinka, Raonic, Haas, gente che le World ATP Finals le ha o viste col binocolo o le agogna come un possibile coronamento di carriera. Magari avranno più fame di altri, e visto lo stile di gioco più vario del resto della ciurma potrebbero dare un non so che in più al torneo parigino, in confronto al solito spara e recupera di tutti gli altri Master;
5- La superficie: quella del 2011 la ricordiamo tutti, veloce come il ghiaccio. Certo, l’anno scorso ce l’hanno restituita subito secondo i pastosi canoni odierni riportandoci con i piedi per terra (o per “melma”), e non per niente la vittoria di Ferrer ha fatto storcere la bocca a molti. Certo è che quello di Bercy è stato negli ultimi anni (anche l’edizione vinta da Soderling ne fu un esempio) uno dei pochi tornei dove sono state mescolate le carte in tavola.
Insomma, fino a 3 anni fa la trasferta a Parigi Bercy era presa dai tennisti peggio di un appuntamento dal dentista dopo essere stato a un’ispezione della prostata; gente che si sbucciava il gomito scendendo dal letto; quelli a cui il cane aveva mangiato le racchette; altri che avevano sbagliato aereo e erano finiti direttamente a Heathrow… “Tutto, basta che non mi porti a Bercy, mamma!!!”
Eppure da qualche stagione la corsa all’infortunio e la voglia di starsene a riposo sembra aver lasciato posto a una sana voglia di tennis e una strana fame di affermazione e gloria. Come in fondo è giusto che sia.
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