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Fed Cup: Italia-Russia, finale vera?

Di ANDREA SCODEGGIO.

L’attesa è spasmodica perché manca oramai poco all’evento finale. L’Italia di Errani e Vinci si giocherà la finale mondiale di Fed Cup contro la Russia. Le avversarie sono molto toste: la numero 3 del mondo Maria Sharapova è la punta di diamante della squadra, ma da non sottovalutare la forza di Maria Kirilenko ed la coppia di doppio che ha già battuto a più riprese la nostra, Makarova e Vesnina. Infine la quinta giocatrice, che si presenterebbe solo in caso di forfait di una delle migliori, Anastasia Pavlyuchenkova, giocatrice forte fisicamente e da non sottovalutare. Tutti nomi altisonanti, che potrebbero evocare incroci affascinanti ma che non potranno essere presi in considerazione, visto il forfait (a questo punto direi ammutinamento) generale di tutta la squadra russa, per un motivo o per un altro.

Maria Sharapova non era un mistero e si sapeva già ad aprile che non ci sarebbe stata a Cagliari, ma ciò che si è verificato nelle ultime settimane è stato assurdo. Ha iniziato prima la Vesnina, che ha suscitato scandalo la scelta di rinunciare alla finale per il Master B di Sofia, più pagato e che garantisce un miglioramento anche in classifica generale. Successivamente anche Kirilenko e la riserva di lusso Pavlyuchenkova hanno affermato la volontà di andare a Sofia. Questione di feeling, direbbe Cocciante, questione di soldi pensiamo noi e non c’è da biasimarle, visto quanto la federazione russa non si sia spesa per accontentarle, poco sostenuta da una federazione internazionale che non si è minimamente accorta della sovrapposizione delle date. Risultato finale, dopo anche la rinuncia di Makarova per un infortunio “fantasma” visto che ha giocato la finale del doppio ad Istambul, la Russia ha dovuto scervellarsi per cercare di trovare giocatrici disposte a giocare una finale mondiale di tennis: il paradosso è completo.

Con tutte le migliori fuori dai giochi, il capitano Tarpischev ha dovuto letteralmente mettersi le mani tra i capelli e rovistare ogni accademia russa per trovare un quartetto il più possibile presentabile per la finale. La collezione di due di picche è infatti proseguita con i no Kuzentsova, Gabrilova, Petrova e Dushevina e la lista si è sempre più assottigliata, risultando difficile per il capitano trovare qualcuna che fosse disponibile.

Alla fine i nomi delle russe sono riusciti a trovarli e sono composti da vecchi ritorni, giovani promesse ma anche perfetti semi sconosciute giocatrici. In ordine troviamo la più esperta che è la Alisa Kleybanova: ex numero 20 del mondo nel 2011, poi precipitata all’attuale 189 anche a causa di un brutto malore che l’ha costretta a stare lontano dai campi per molto tempo. Vederla tornare è una vittoria solo per lei, ma non è certo questo il palcoscenico giusto per rodarsi, visto che dovrà caricarsi lei il peso  maggiore di guidare la squadra. La seconda è infatti Alexandra Panova, giocatrice che a 24 anni non è mai esplosa ed oscilla fra le prime 140 del mondo (attuale 138) e che non ha mai giocato una partita di Fed Cup. Lo stesso dicasi delle due giovani promesse russe, che sono Irina Khromacheva (anche se è già stata convocata una volta) e Margarita Gasparyan, rispettivamente anno 1995 e 1994 e che si ritrovano catapultate in una realtà troppo grande e che le vedrà con probabilità soccombere (sportivamente parlando)

Fra le italiane non manca più nessuno, solo non si vede Francesca Schivavone. Parafrasando una vecchia filastrocca, la situazione azzurra è abbastanza chiara: tutte confermate (Errani, Vinci e Pennetta) meno Francesca, sostituita da Karin Knapp, ma per volere suo e non del capitano Barazzutti. In una finale piena di comparse, non ha tenuto aggiungersi anche lei e non c’è da condannarla visto quello che ha portato in dote alla nostra nazionale di tennis. Escludendo un anno, il 2008, in cui le ragazze hanno rischiato la retrocessione in serie B, la nostra squadra italiana ha dato prova di essere tra le più forti nazioni ed ha già portato a casa la coppa tre volte nelle ultime sei edizioni.

La quarta sembra solo una pura formalità. Non bisogna tanto cercare di nasconderci dietro un dito, fingere aplomb e correttezza per affermare la manifesta superiorità italiana nei riguardi delle russe. Il capitano Barazzutti predica calma ed invita alla massima concentrazione e gli fa eco anche la Vinci, ricordando come ci si stia giocando una finale mondiale, che di finale mondiale ha veramente poco o nulla.

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