dall’inviato a Istanbul, ANGELICA FRATINI – Dramma di Vika ieri, dramma di Serena oggi. Oddio dramma è una parola importante e seria. Ma facciamo finta di essere seduti all’Opera dove ogni dramma è un falso, un po’come andare a fare shopping al Gran Bazar, lo sai che quello che vendono non è originale ma tu stai al gioco.
Partiamo dal inizio di questa giornata di semifinali. Primo match: il doppio Hsieh/Peng Petrova/Srebotnik. Lo ammetto, se fosse un programma Tv sarebbe ”Chi lo ha visto?”. Io no. Ma certo il risultato 76(5) 62 per Hsieh e Peng ha fatto felice la delegazione cinese di Singapore venuta a presentare il Wta Championships del prossimo anno.
Prima semifinale di singolare Li Na – Kvitova.
Si pensava sarebbe stata la partita del giorno. Noi si pensa chiaramente male. Partenza e via 2 a 0 per Li Na. Speriamo di avere una partita, ma abbiamo solo un terzo game tutto vantaggi e parità, vantaggio parità. Dura talmente tanto che puoi andare a mangiarti un Et Donner (una specie di kebab), guardare gli stands (pochi e bruttini) e andare a prendere una boccata d’aria, tornare e Kvitova continua a fare un punto fantastico per il vantaggio e un errore per la parità.
Alla fine 3 a 0 per la cinese. Poi fra uno squittio e un abbaio (non ci posso fare nulla, ogni volta che Petra grida Pojda! a me ricorda un chihuahua che abbaia. Lo so, la lingua ceca non fa per me),Kvitova riesce nellímpresa di perdere il primo set 6-4. Li Na non fa nemmeno in tempo a sedersi al cambio campo che sul maxi schermo c’è ancora Li Na con il suo Rolex al polso, che passeggia fra le foto dei grandi del tennis. Spot calcolato con tempo perfetto. Ovvio è un Rolex.
Il coach di Kvitova questa volta non farà la sua migliore imitazione di Tarzan. La sua pupilla perde in due set. Invece stringerà la mano, con tanto di pacca sulla spalla e farà i complimenti a Carlos Rodriguez, coach della Li Na. E la delegazione cinese, sempre quelli di Singapore, ospiti del lounge Wta, continuano a brindare,
Lezione di aritmetica da parte della campionessa di Roloand Garros 2011: con questa vittoria diventa la n.3 del ranking, sua migliore classifica. Era l’ obbiettivo che si era prefissa lo scorso gennaio. Ma perché n.3 e non n.1 ? “Perché prima ero riuscita ad arrivare al massimo al n.4 e il 3 viene prima del 4.”
Il match fra Jankovic e Williams è quasi considerato già giocato e vinto dalla americana, visto che l’americana viene citata in dieci delle diciotto domande fatte alla Li Na.
E invece è una delle partite più assurde e ridicole del anno con una Williams terrorizzata dalla stanchezza (o almeno questo è quello che dirà in conferenza stampa). Serena che dopo 3 giochi mette il volto nel asciugamano e sembra piangere.
Serve tra i 40 e i 60 kmh più lentamente del suo solito. Si dispera, si sgrida da sola. Sembra una che guida una vecchia cinquecento senza sapere che dopo la prima marcia esiste anche la seconda e la terza. Dal altro lato del campo Jankovic prima ne approfitta poi no, poi sì. In mezzo a tutto questo delirio di punti giocati una volta a velocità di crociera inferiore a quella dello sprint dei 100 metri alle Olimpiadi delle lumache, un’altra volta a velocità tale che si prenderebbe una multa per eccesso di velocità anche su di una autostrada tedesca dove non c’è limite, si arriva al 5 a 1 terzo set per Serena. Qui di soppiatto entra in campo la nonna di Serena, mentre Jankovic la smette si soffirsi il naso e recupera fino al 5 a 4. Ma nel ultimo game nonna Serena fra una prima di servizio a 160 kmh e una seconda a 116 riesce al quarto match point a qualificarsi per la finale.
Appena Patrick Mourotoglou mette un piede fuori dal campo viene circondato da giornalisti che chiedono cosa avesse la Williams: un infortunio? Era malata? Problemi di altra natura? Lui divertito e sorridente risponde “Non ne ho idea, chiedetelo a lei. Io so solo che quando è entrata in campo stava bene”. Lo chiedono a Serena “Oh nulla, stavo bene, solo ero stanchissima. Ero stanca anche solo a stare in piedi. Ho capito cosa significa l’espressione finire la benzina Per recuperare dovrei stare a letto per 24 ore ma domani ho ancora un match. Devo andare alla stazione di servizio e riempire il serbatoio. Quest’anno ho giocato tantissimo. E’ ironico, ho giocato più match adesso che quando ero più giovane!”.
Finisce Serena e la sala della conferenza stampa si svuota dalla porta posteriore, peccato che da altra porta stava entrano Jelena Jankovic e per la seconda volta di fila trova una stanza vuota. La portano di nuovo fuori mentre le ragazze della Wta corrono dietro ai giornalisti per farli tornare indietro. Ne recuperano un buon numero in perfetto stile cane da pastore dal serba viene fatta entrare.
La Jankovic commenta le parole di Serena sul essere stanca, sfinita di essere senza benzina nel serbatoio “Ah sì, ha finito la benzina e ha battuto tutte in due set! ”e si fa una bella risata. Ammettiamolo ci era mancata questa Jankovic.
Match a chiudere la giornata il doppio Errani/Vinci contro Makarova/Vesnina. Molti spettatori sono andati via, ma sono comunque tanti quelli rimasti (oggi c’ era il quasi tutto esaurito). Ma la potenza dell’aria condizionata rimane impostata per lo stadio pieno, quindi adesso fa un freddo quasi siberiano sugli spalti. La coppia numero uno del 2013 va alla grande, vince il primo set, si porta 4 a 2 e poi 4 a 3 con palla per il 5 a 3 e qualcuno commenta “E’fatta. E sorride verso un tifoso della Makarova “Peccato eh, ma hanno giocato bene”. Esattamente da quel momento, le russe non sbaglieranno più nulla e colpiranno tutto forte e spesso sulle righe. Errani e Vinci faranno qualche errore, non saranno abbastanza aggressive e da una finale a portata di racchetta si ritrovano a fare la valigia verso Cagliari per la finale di Fed Cup.
Il tifoso della Makarova invece si alza sorridente e senza infierire troppo, stringe la mano al tifoso italiano che mormora “La prossima volta sto zitto”. Ecco bravo.
Roberta Vinci, molto amareggiata commenta sconsolata “Meno male che questa è l’ultima volta che si gioca a Istanbul. Non si riesce a vincere una partita qui. Speriamo che Singapore ci porti un po’di fortuna!”. Se poi al tifoso italiano di prima, tolgono il passaporto e non viaggia più ci sono anche maggiori speranze.
Pensiero finale:
Uno dei ragazzi della sicurezza, con un fagottino in mano si guarda intorno. Non c’è quasi nessuno, guarda il suo capo che gli fa un cenno di assenso e allora sollevato si infila nel piccolo spazio fra il muro e il mega cartellone con tutti i loghi degli sponsor. Lí c’ė un piccolo muretto dove si siede e dal fagottino tira fuori la sua cena. Una volta ti mandavano dietro la lavagna in punizione, qui ci si va per mangiare.
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