Novak Djokovic ha confermato il proprio titolo nel Master 1000 di Shanghai, al termine di una combattutissima finale in cui Juan Martin Del Potro lo ha messo davvero a dura prova. Il serbo, appena detronizzato da Rafa Nadal nel ranking mondiale, si è imposto con il punteggio di 61 36 76(3) dopo due ore e trentadue minuti. E dire che le prime fasi dell’incontro avevano lasciato intendere un compito ben più semplice per Djoko.
Anzi, sarebbe stato impossibile concepire un inizio peggiore per Delpo. L’argentino è rimasto in balia di un Nole strepitoso per l’intero primo set, in cui ha rischiato addirittura di incassare un cappotto, visto che il serbo ha avuto due chance per chiudere 60. Palito ha conquistato almeno il gioco della bandiera, ma Djoko ha comunque chiuso senza difficoltà subito dopo, sul proprio servizio. Dominio assoluto per l’attuale numero 2 del mondo, bravissimo a giocare ben più dentro al campo di quanto non avesse fatto ieri Nadal, evitando così di lasciare l’iniziativa al potente rivale.
Le cose potevano precipitare in apertura di seconda frazione, quando Del Potro, pur senza concedere palle break, ha dovuto lottare per aggiudicarsi il primo game. Poi, improvviso, il capovolgimento di fronte: il ragazzo di Belgrado ha ceduto la battuta a 15, con un paio di inopinati errori di diritto, e il suo avversario si è involato sul 3-0. Juan Martin, finalmente reattivo, ha guadagnato decisamente terreno ed è stato abile a superare l’unico momento di difficoltà, giunto nel settimo game, in cui si è salvato con autorità da 0-40, evitando il controbreak e mantenendo poi lo scarto acquisito fino al 63.
Nel terzo set la sfida si è fatta più vivace e appassionante, con entrambi i contendenti decisi a non lasciarsi sfuggire alcuna opportunità e parecchi scambi pregevoli da fondo a ritmo impressionante, che hanno esaltato il pubblico sugli spalti. Il primo ad avere a disposizione una palla break è stato il sudamericano nel quinto gioco, ma non l’ha concretizzata e, dopo il cambio di campo, è stato lui a trovarsi 15-40. Ancora puntuale la reazione, a suon di diritti esplosivi.
Momento delicatissimo sul 5-4, con Del Potro costretto ad annullare due matchpoint di fila. Lo ha fatto con una solida seconda e poi con una potente prima, seguita da un agevole diritto a suggello. Dopo il servizio vincente che ha dato il vantaggio nel game a Delpo, Djokovic, nervoso, ha risposto all’ovazione del pubblico di fede argentina con ampi gesti, invitando polemicamente a urlare di più.
La soluzione è stata così affidata all’inevitabile tie-break. Qui Nole, avanti 2-1 con due servizi dopo un diritto in corsa sbagliato dall’avversario, è stato subito raggiunto. Decisivo il sesto punto, sensazionale, conquistato dal serbo, dopo una incredibile serie di recuperi, con un diritto a sventaglio imprendibile per Delpo. Djoko ha cambiato campo sul 4-2 e si è procurato altre tre palle match di fila sul 6-3, chiudendo alla prima, con un bel rovescio lungolinea.
È stato senza dubbio un match denso di emozioni, con un terzo set, condotto spalla a spalla, di notevolissima intensità. Nole, che già l’anno scorso si era imposto in una finale durissima contro Andy Murrya, ha prevalso grazie alle consuete doti di fighter, ma anche per la capacità, a tratti, di rallentare il ritmo con il back di rovescio, che gli ha permesso di riprendere il centro del campo di fronte al bombardamento di diritto dell’argentino.
Per lui è il quinto titolo stagionale dopo Australian Open, Dubai, Monte-Carlo e Pechino, nonché il 39esimo in carriera: bissata la doppietta cinese Pechino-Shanghai già realizzata l’anno scorso. Non basterà per tornare numero uno, ma di certo non è una soddisfazione da poco.
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