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US Open: Djokovic e Nadal alla resa dei conti, chi sarà il vincitore?

NEW YORK. Niente da fare per il resto della ciruma, in finale ci vanno ancora loro: il ranking si dimostra ancora una volta uno strumento di verità e domani, a Flushing Meadows, in una finale dal peso non indifferente Novak Djokovic e Rafael Nadal (rispettivamente 1 e 2 della classifica) daranno vita alla 37esima tappa della loro ormai lunga, lunghissima rivalità (basti pensare che a 36 si fermarono Lendl-McEnroe mentre Nadal-Federer si è giocata 31 volte e Borg-McEnroe “solo” 14).

Se l’obiettivo pratico (la finale, appunto) è stato raggiunto da entrambi, però, sul piano del gioco non si può dire lo stesso: il Nadal visto in questo Slam – e non solo – impressiona non poco e lo testimoniano i numeri. Gli 88 turni di battuta conquistati consecutivamente (e interrotti solo ieri da Gasquet), una media di 36 vincenti a partita ed una serie di piccole correzioni tattiche fanno del mancino di Manacor visto nel post-infortunio un giocatore in fiducia, rilassato e senza troppi fronzoli (e non è un caso, visto che da febbraio ha perso solo con Zeballos al rientro, Djokovic a Montecarlo e Darcis a Wimbledon). D’altro canto, sono bastati i 249 minuti di incontro con Stanislas Wawrinka per segnalare qualche pecca di troppo nel sistema-Djokovic, che ha dovuto sudare sette camicie prima di disfarsi dello svizzero (protagonista di uno dei migliori incontri disputati in carriera): dalla parte di Nole, infatti, resta il cinismo (da sempre un punto di forza) di essere riuscito a superare un avversario con più vincenti (57 a 38 Wawrinka), più prime in campo (71 a 69) e più in generale maggiormente in palla ma poco altro.

 

Il serbo, comunque, sa di partire sfavorito: «Non c’è dubbio che Nadal al momento sia il miglior giocatore del mondo  – ha detto nella conferenza stampa Djokovic – ma il cemento è la mia superficie preferita e con Rafa qui a New York ho già giocato  due finali (bilancio in pari ndr), quindi so cosa devo fare anche se riuscirci è tutto un altro discorso». Ciò che Nole manterrà indipendentemente dall’esito di questa finale, comunque, sarà la leadership di numero uno del ranking ATP: in caso di vittoria, infatti, Nadal si fermerebbe a soli 180 punti dal serbo. Una miseria che, con ogni probabilità, pemetterebbe allo spagnolo – che non difende nulla fino al prossimo febbraio –  il sorpasso entro fine anno.

 

Dopo la vittoria di Nole a Montecarlo e quelle di Rafa a Parigi e Montreal si sta per segnare il destino del quarto scontro di questo 2013: se è vero che al serbo serve un miracolo, è altrettanto vero che proprio questo potrebbe suscitare in Nole gli stimoli giusti per dare vita ad un’altra unica battaglia. Appuntamento a domani, allora, alle 23 ore italiane.

 
Lorenzo Di Caprio

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