Non sono moltissimi i tennisti e le tenniste per ammirare i quali valga la pena accaparrarsi il biglietto a qualsiasi prezzo. Marion Bartoli non è mai stata una di essi. E, almeno per quanto riguarda i veri appassionati, non per motivi legati alla sua immagine estetica: era proprio il suo modo di giocare, fotocopia sbiadita e poco aggraziata di Monica Seles, a essere poco gradito agli spettatori. Per tale motivo, e anche per il carattere difficile, Marion è stata spesso relegata nei campi secondari dei tornei più importanti, a lottare su ogni palla con la sua grinta proverbiale davanti a un pubblico di sparuti aficionados.
Eppure, rispetto al suo modello originale, la francese è arrivata a ottenere persino qualcosa in più. Il titolo più prestigioso in assoluto, quello di Wimbledon, che la leggendaria Monica – complice, ovviamente, il maledetto accoltellamento di Amburgo – mai conquistò, e che invece la Bartoli si è aggiudicata poco più di un mese fa.Per questo, la notizia improvvisa del suo ritiro dal tennis professionistico, legato a motivazioni fisiche, ha colto di sorpresa un po’ tutti. Nel 2013 la transalpina aveva faticato oltremodo, stentando a superare i quarti di finale in ogni prova del circuito maggiore. L’unica volta in cui le era riuscito – guarda caso – era stato proprio a Church Road, dove, approfittando di una congiuntura astrale impossibile da ripetersi, aveva fatto suo il trofeo senza cedere un set, battendo in semifinale la Flipkens e in finale la Lisicki, che negli ottavi le aveva tolto di mezzo Serena Williams.
A essere onesti, non si può dire che il suo trionfo fosse frutto di una casualità, visto che Marion nel match clou londinese ci era già stata, sei anni prima, sconfitta da Venus Williams dopo aver eliminato in semi l’allora numero uno del mondo Justine Henin. Ecco, proprio con la belga si può trovare un altro parallelismo: Justine lasciò il tennis, nel 2008, quando era ancora al primo posto del ranking mondiale. Poi, dopo il fortunato rientro di Kim Clijsters, ci ripensò e cercò di tornare ai vertici, con minor fortuna rispetto alla connazionale-rivale. In quel caso si era trattato semplicemente di stress da tennis, stavolta le motivazioni della Bartoli sono più legate agli infortuni, che ormai, a suo dire, le impediscono di non provare dolore già dopo tre quarti d’ora di partita.
Eppure, anche Marion abbandona al top, e poco dopo il più grande centro della carriera. Cambierà idea anche lei? La rivedremo in campo fra qualche tempo? Difficile dirlo, ma di certo meno probabile rispetto alla Henin. La belga rientrò con l’intenzione, e la convinzione, di tornare al vertice. La francese sa di aver raggiunto l’apice, che non riuscirà mai a fare di meglio, e dunque il suo annuncio, tutto sommato, arriva al momento giusto, in maniera degna del suo celebre quoziente intellettivo. Ora Marion potrà consentire il meritato riposo al suo fisico acciaccato, godendosi in pieno, e senza alcun rimpianto, i risultati delle sue fatiche. Come la gioia impagabile di un luccicante piatto dorato in bella vista sulla bacheca.
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