Negli anni Ottanta, per la precisione tra il 1985 e il 1988, Ivan Lendl si qualificò per le semifinali in dieci tornei dello Slam consecutivi. L’attuale coach di Andy Murray stabilì un primato a suo modo storico: nessuno era riuscito a far meglio di lui in un secolo abbondante di tennis. Ebbene, con questi Australian Open, Novak Djokovic ha superato il vecchio record di Ivan il Terribile: prevalendo ieri nei quarti sul ceco Tomas Berdych, Nole è arrivato a quota undici.
In pratica, il ragazzo di Belgrado non fallisce un appuntamento dal Roland Garros 2010, dove fu sconfitto inopinatamente nei quarti dall’austriaco Jurgen Melzer, che gli recuperò uno svantaggio di due set, finendo per imporsi 64 al quinto. Da allora Nole non ha mancato un colpo: semifinale a Wimbledon 2010, finale agli US Open 2010, vittoria agli Australian Open 2011, semifinale al Roland Garros 2011, vittoria a Wimbledon e US Open 2011 e Australian Open 2012, finale al Roland Garros 2012, semifinale a Wimbledon 2012, finale agli US Open 2012.
Va detto, però, che nel frattempo, il tetto raggiunto da Lendl è stato migliorato. Di più: abbattuto in modo fragoroso. L’immenso Roger Federer di semifinali nei Major ne ha messe insieme addirittura la bellezza di ventitré di fila, da Wimbledon 2004 (suo terzo centro Slam) agli Australian Open 2010 (sedicesimo centro Slam), prima che la serie fosse interrotta dallo svedese Robin Soderling nei quarti del successivo Roland Garros.
Quindi, Djokovic si ritrova ora a inseguire nel libro dei record niente meno che il fuoriclasse di Basilea. Per ora molto da lontano, per carità: è ancora a meno di metà del guado. Eppure l’idea di tenace solidità che il serbo trasmette non fa ritenere impossibile nessun traguardo. Certo, per eguagliare Fed-Ex, Nole avrebbe bisogno di altri tre anni senza una minima flessione, e sarà tutt’altro che facile.
L’attuale numero uno del mondo compirà ventisei primavere il prossimo 22 maggio: è dunque nel pieno delle sue potenzialità fisiche e atletiche. A livello mentale, poi, è una roccia: non lo abbatti in nessun modo. Djokovic resta sempre lì e più il punto è importante, più aumentano le probabilità che sarà lui ad aggiudicarselo. Lo ha dimostrato, una volta di più, la vittoria negli ottavi su Stanislas Wawrinka, ma gli esempi, anche solo restando agli ultimi mesi, sarebbero innumerevoli: per citare i due più evidenti, la rimonta su Murray nel Masters 1000 di Shanghai e il successo in due set equilibratissimi su Federer nelle ATP World Tour Finals di Londra.
Le statistiche, però, stanno a dimostrare come dopo i ventisette anni le chance di aggiudicarsi un grande titolo calino in maniera sensibile. Da quando tutti e quattro gli Slam sono divenuti internazionali, ossia dal 1925, 188 prove sono state vinte da tennisti in età compresa tra i ventidue e i ventisei, mentre tra i ventisette e i trentuno tale cifra scende a 58, dunque meno di un terzo. Fed-Ex è già andato oltre questi crudi numeri, trionfando a Wimbledon qualche settimana prima di compiere trentun anni, e Nole, in futuro, dovrà dimostrarsi all’altezza del blasonatissimo rivale.
Al momento, per stilare un breve confronto tra i risultati dei due campioni negli Slam, Federer ha conquistato diciassette titoli e raggiunto altre sette volte la finale, mentre Djokovic è a quota cinque successi più quattro finali perse. Letto così, il divario appare tuttora notevolissimo, e non potrebbe essere altrimenti, visto che stiamo paragonando il serbo a quello che è forse il miglior giocatore di ogni tempo.
Nole, però, va avanti per la sua strada, tranquillo e determinato. Non è più giovanissimo, ma ha già vinto tanto e si ritrova ancora con parecchie stagioni davanti a sé per assottigliare sempre più il divario che lo separa dai più grandi. Intanto, con la sua undicesima semifinale Major consecutiva, ha già fatto meglio di chiunque lo abbia preceduto, tranne uno. Se poi riuscirà a eguagliare anche le imprese di quell’uno, allora ci troveremo al cospetto di un fenomeno senza precedenti e i libri di storia del tennis andranno riscritti.
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