D. Collins b. [4] E. Rybakina 7-5 6-3
Danielle Collins aveva annunciato alla stampa l’intenzione di ritiriarsi dopo una partita assurda persa contro Iga Swiatek all’Australian Open, un match dove era avanti 4-1 e servizio al terzo set, poi 4-2 0-40, poi con una chance del 5-5 nel decimo game non sfruttata. Era molto amareggiata e nel suo breve commento alla domanda su quel match, i giornalisti avevano capito che c’era qualcosa in più nella sua delusione che di fatto poi ha aperto le porte alla grande rivelazione.
Le hanno chiesto anche a Miami, nei primi turni, se davvero pensasse al ritiro come scelta inderogabile, visto che comunque non ha ancora un’età “pensionabile” e tutto sommato è una delle grandi mine vaganti del circuito WTA, anche finalista Slam, ma ha risposto molto seccamente che ha già spiegato che nella sua testa c’è la volontà di diventare mamma e che a causa dei suoi continui problemi fisici, tra cui l’artrite reumatoide rivelata ormai cinque anni fa, non può permettersi di proseguire con un’attività da professionista. Ebbene, proprio nel suo anno d’addio Danielle ha messo le mani sul titolo più importante della carriera.
La vittoria in finale della tennista di “casa” (lei che è di Saint Petersburg, sobborgo di Tampa, ma che si è fatta conoscere al grande pubblico proprio a Miami con la semifinale raggiunta nel 2019) è la ciliegina sulla torta a un torneo dove era quasi scritto dovesse vincere lei. Prima della finale, tolto il set d’apertura dell’esordio contro Bernarda Pera, era stata semplicemente devastante contro tutte quelle affrontate. Di contro, all’ultimo atto, quell’Elena Rybakina che anche lo scorso anno raggiunse la finale in Florida ma senza gloria, perdendo in due set contro Petra Kvitova. La storia per lei si è ripetuta con un 7-5 6-3 che la fa masticare molto amaro: al di là di una condizione generale non perfetta, la kazaka ha avuto tante chance e soprattutto nel secondo set han pesato i diversi errori commessi in risposta. In ogni caso, è un segnale quantomeno incoraggiante per lei dopo un mese molto delicato tra problemi di salute e settimane spese senza toccare racchetta.
La partita è stata abbastanza diversa dalle aspettative, un po’ per lo spessore di Rybakina che è ben diverso dalle altre giocatrici trovate fin qui da Collins e un po’ perché Danielle stessa sentiva un po’ di più il momento. Ci si aspettava forse una partenza a razzo con un break immediato per la statunitense, invece il rovescio lungolinea splendido della numero 4 del seeding che cancellava la prima chance offerta e l’aiutava a tenere la battuta hanno creato un copione diverso. Collins “sparava” a tutta nei primi game, col dritto che nel bene o nel male voleva decidere i punti senza tergiversare troppo e risultava spesso un po’ troppo altalenante ma buoni numeri al servizio le hanno impedito di andare in affanno mentre Elena, trovate un po’ di contromisure sulla seconda, si teneva bene in parità. Sul 3-3, poi, il primo momento chiave: Collins ha cancellato quattro palle break giocando davvero bene in ogni occasione e riuscendo a tenere la battuta. Lo farà anche Rybakina, che paradossalmente dopo le occasioni non sfruttate vivrà la miglior fase al servizio fino al 5-5.
Nell’undicesimo game, la statunitense ha giocato il jolly vero della sua giornata con un super cambio in lungolinea di dritto a contrastare la pallata di dritto dell’avversaria che si era preparata il colpo per chiudere il punto e invece è stata costretta a correre e non è riuscita a riprendere la palla successiva colpita col rovescio di Collins verso il lungolinea. Danielle, salvatasi, ha trovato nel dodicesimo game le migliori risposte del set. Pur diverse da quelle dei match precedenti, son comunque servite per far partire lo scambio e tenendo il palleggio profondo ha raccolto qualche errore di troppo dall’avversaria che alla fine ha ceduto battuta e parziale. Il vantaggio preso era fondamentale, perché Collins aveva appena obbligato Rybakina a un’altra maratona per poter in caso vincere il titolo e la kazaka, che ne aveva già giocate quattro nel torneo, era a corto di energie e il break subito a inizio del secondo parziale confermava la teoria.
C’è stato un controbreak improvviso e quasi inatteso, ma meritato per i tanti vincenti di rovescio fatti segnare da Rybakina, che pareggiava i conti sul 2-2 con un altro game a zero. Si arrivava sul 3-3, lì dove Elena aveva altre chance. Ne passeranno tre, tutte cancellate anche stavolta e se nel primo parziale ci furono sempre meriti di Collins, stavolta i rimpianti per lei sono tanti. Soprattutto sulla prima, quando Danielle è stata chiamata a una seconda di servizio e ha atteso anche qualche secondo in più mostrando tensione, servendo una palla con meno spinta del solito e trovando l’errore col rovescio di una Rybakina che non è riuscita nemmeno a far partire lo scambio. Passato quel game, inevitabile, il contraccolpo. Elena è parsa calare tanto in questi momenti a livello fisico e non a caso Collins ha fatto il break decisivo: c’è voluta la seconda palla break, ma ormai i passi della numero 4 del seeding non erano più attivi come a inizio partita ed è stata nuovamente aggredita in risposta non riuscendo a tenere la palla in campo.
Al servizio per il match, Danielle è parsa poter andare avanti “in tranquillità” ma dal 30-0 è stata ripresa e da lì è stato un flipper. Rybakina non voleva cedere, ha anche avuto due chance del controbreak ma non concretizzava e al quarto match point ha ceduto. È il terzo titolo in carriera per Collins, il primo dal WTA 500 di San Jose del 2021. Tornerà anche in zona top-20, posizione che rispecchia meglio le sue qualità. In attesa di capire quando sarà il momento in cui dirà definitivamente “basta” e penserà al nuovo capitolo della sua vita.
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