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Alcaraz mette fine all’imbattibilità di Sinner: lo spagnolo torna in finale

[2] C. Alcaraz b. [3] J. Sinner 1-6 6-3 6-2

Diciannove partite dopo, Jannik Sinner è costretto a dover lasciar passare il suo avversario. Un grande Carlos Alcaraz ha girato la semifinale dell’ATP Masters 1000 di Indian Wells dopo aver malamente perso il primo set fino al dominio totale del parziale decisivo, quando dall’altra parte della rete le energie e le forze fisiche dell’azzurro erano ormai ridotte al minimo.

Un braccio di ferro di varia natura. Alle volte spettacolare, alle volte un po’ più spento, ma dove il campione di Wimbledon ha meritato la vittoria facendo suo il braccio di ferro dell’intero secondo parziale in cui ha avuto il merito principale di aver ridotto al minimo gli errori gratuiti. Jannik, da parte sua, dovrà anche verificare le condizioni fisiche avendo vissuto l’intero terzo set con un fastidio alla gamba sinistra e poi al braccio destro dopo il disperato tuffo per raccogliere (inutilmente) la palla corta dello spagnolo sul punto che ha portato Alcaraz avanti 3-1.

In una partita in cui anche la pioggia ha detto la sua, provocando una sospensione di tre ore, Alcaraz ha saputo risalire molto bene la marea. Dal momento della ripresa del gioco, sul punteggio di 2-1 per Sinner, ha vissuto per una quarantina di minuti costantemente in affanno col servizio. Pur accettando l’idea che la lunga pausa potesse averlo un po’ spento fisicamente, provocando il break del 3-1 per il numero 3 del seeding, Jannik ha poi meritato ampiamente quel vantaggio dominando il campo e portando lo spagnolo a commettere tanti errori nel tentativo di forzare. Jannik, nel momento migliore, aveva ogni arma: nel palleggio era spesso superiore, capace di trovare la giusta profondità e incisività, mentre al servizio aveva sempre facilità di gioco.

Il flusso positivo è terminato verso la metà del secondo parziale. Da lì è stata lotta vera. Sull’1-1 Carlos ha tenuto per la prima volta un game al servizio senza faticare, e da lì qualcosa è cambiato. Sinner ha perso fluidità nei movimenti laterali e il dritto non era più così incisivo. Un minimo di rallentamento, un avversario più efficace nel trovare profondità, e si è creato grande equilibrio spezzato solo dal break che ha favorito il numero 2 del tabellone sul 2-1. C’erano ancora, qua e là, punti spettacolari. In uno in particolare è parso davvero che lo stadio tremasse, quando i due si sono sfidati tra voleè stoppate e appoggi sotto rete a velocità elevata. In ogni caso, eravamo nel terreno di tattica preferito da Alcaraz che dopo aver commesso tanti errori con la smorzata nei primi 45 minuti ha cominciato a trovare colpi più efficaci, soprattutto perché stava costringendo l’azzurro a scatti continui e fastidiosissimi, che alla lunga hanno pagato.

Jannik non comandava più ed era costretto a correre, con scambi abbastanza lunghi e dispendiosi, mentre Carlos spingeva con maggiore controllo e cancellava una palla del controbreak sul 5-3 grazie a un eccellente rovescio lungolinea vincente, chiudendo poi il parziale con una brutta serie di errori dell’avversario. Nel terzo, il livello di Sinner è crollato fin dai primi punti. Quelle crepe che si cominciavano a intravedere sono diventate voragini: una percentuale di prime palle che nei primi game non raggiungeva il 30%, un’efficacia del dritto scomparsa, un fastidio crescente dietro al ginocchio sinistro dove si è toccato almeno tre volte prima del rovinoso tuffo a terra sulla palla che ha dato ad Alcaraz il 2-1 e servizio.

Tutto gli girava contro, mentre lo spagnolo continuava sui livelli del secondo set e la montagna si faceva sempre più complicata da scalare. Quel passaggio da 2-1 a 4-1 ha di fatto rappresentato la sua resa, ridotto in una condizione generale che non poteva sostenere quanto Alcaraz continuava a proporre e così mano a mano si è avvicinato alla fine, riuscendo quantomeno a evitare il 6-1 tenendo l’ultimo suo turno di battuta. Magra consolazione, come la standing ovation dello Stadium 1 all’uscita dal campo, accompagnata dagli applausi dello stesso Alcaraz. Fallisce, dunque, anche il primo assalto al numero 2 del mondo. Nei fatti cambia nulla, perché ci sarà tutto il tempo per riprovarci in questi mesi, ma l’amarezza per aver visto la magia interrompersi così deve essere importante.

Diego Barbiani

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