Sapete, a volte il numero uno è un concetto. Non solo una classifica, un dominio lungo dieci anni, una mascella spianata in faccia agli avversari, ma un’astrazione, un’idea colta al volo, con lo stesso movimento fluido che serve a rifinire una volée.
Se l’Italia ha raggiunto una finale di Davis, al termine di una disputa lunga più di nove ore, e festeggia con un groviglio laocoontico di braccia, gambe e magliette tricolori che si stringono e ballano insieme, è perché il nostro tennis ha trovato qualcosa di grande e di impensabile. Da due mesi, il numero uno è nostro, l’abbiamo noi, è un ragazzo italiano dai capelli scandalosamente rossi. Si chiama Jannik Sinner, altrimenti detto Semola.
Con la vittoria su Djokovic, che tutto ha rimesso in discussione, dopo un match d’avvio sbagliato nella scelta di mandare in campo Musetti (nessuno si era accorto che non aveva tre set nelle gambe, possibile?), Jannik non soltanto ha riacceso il fuoco azzurro, ma ha letteralmente domato l’uomo che il numero uno lo innalza da 401 settimane. L’ha ricacciato indietro quando la vittoria appariva certa, l’ha superato nella freddezza con cui ha tenuto il campo nel momento in cui l’altro ha avuto un attimo d’incertezza, l’ha spianato nell’ultimo game come un’onda anomala che tutto travolge.
Lo so bene, le impressioni non bastano a cambiare l’ordine delle cose, e niente di ciò che sto scrivendo su Jannik può avere oggi la certificazione dell’ufficialità. Il numero uno è Djokovic, e tale resterà ancora per un po’. Poi, forse, le cose cambieranno. Ma le impressioni aprono anche finestre invitanti sul futuro, danno modo di immaginare situazioni nuove, e talvolta si rivelano azzeccate. Sinner da due mesi a questa parte è il tennista più discusso, amato, chiacchierato, analizzato del mondo. E se questo non bastasse, c’è da tenere in conto il motivo per il quale tanto lecito interesse abbia preso corpo… Perché negli ultimi due mesi Jannik ha battuto sei dei primi dieci della Top Ten, tre volte su tre Medvedev, e due volte su tre Djokovic. L’ultima sconfitta con un top ten risale agli US Open (Zverev), dallo Slam americano in poi Sinner ha perso una volta contro Shelton (poi battuto, anche lui) e una dallo stesso Djokovic. A Torino. Mentre ha rispedito a casa, oltre il serbo e il russo, anche Alcaraz, Rune, Rublev e Tsitsipas. E queste sono imprese da vero numero uno.
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