Wimbledon

Halys e la pressione non fermano Sinner

Quando ieri sia Ruud che Fritz hanno perso in cinque set le loro partite salutando il torneo in anticipo, chiunque, tra appassionati e addetti ai lavori, ha guardato a Jannik Sinner che è l’ultima testa di serie rimasta dalla sua parte di tabellone fino all’eventuale semifinale contro Novak Djokovic, per dire che adesso non ci sono scuse per un’eventuale uscita prematura.

Pronti via, come spesso accade nel tennis, Sinner perde il primo set contro un avversario sicuramente meno attrezzato e famoso di lui, un Quentin Halys che però su questa superficie non si trova affatto male e soprattutto propone a Jannik delle palle non comode da spingere, con tagli e traiettorie che variano, puntando sul non dare ritmo a un avversario che, se lo trova, non hai scampo.

Mettici anche un Sinner non in gran spolvero al servizio (il 49% di prime in campo nel match parla abbastanza chiaro) e la frittata viene fuori come un 6-3 per il francese; si inizia a vedere qualche fantasma sul campo 3, quei fantasmi che arrivano da pressioni eccessive ora che gli avversari sono alla portata, ora che non puoi permetterti di sbagliare, pressioni fatte di numeri 8 del mondo, di palle break che se ne vanno troppo in fretta, di borse Gucci e di film visti troppe volte.

Pressioni che però non hanno fatto i conti con la “tigna” dell’altoatesino, che spesso magari viene sorpreso ma che è duro da stendere, perché ha sempre una reazione e, a meno di malanni fisici, difficile da impressionare.

Gli basta poco per prendere le misure e trovare il modo di vincere quei punti importanti che sull’erba bastano e che derivano da una concentrazione e un’energia mentale non indifferenti; non è il Sinner brillante delle ultime due partite ma contro un avversario diverso per caratteristiche non ha ceduto a una giornata tennisticamente non felice.

Agli ottavi affronterà Galan o Ymer: poteva andare peggio. A conferma che non c’è niente che lo impressioni c’è la sua lucidità nel post-partita: “Le condizioni oggi erano diverse, la palla con caldo e sole saltava di più, c’erano folate di vento, il campo nuovo per me e poi lui ha tentato di tutto per non farmi prendere ritmo, è lì che ho faticato molto, il servizio non è stato decisivo nel bene o nel male, anche se nelle precedenti partite ho servito meglio”.

Rossana Capobianco

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