[20] M. Cilic b. [7] A. Rublev 5-7 6-3 6-4 3-6 7-6(2)
Dopo le emozioni di ieri oggi toccava alla parte bassa del tabellone, quella che nei pronostici deve limitarsi a scegliere l’avversario del vincitore, in una specie di torneo per il secondo posto. Sensazione che si è accentuata dopo che agli ottavi di finale Medvedev e Tsitsipas si sono fatti battere, anche abbastanza nettamente, da Cilic e Rune, che quindi aspirano a prenderne il posto. Il vecchio e il giovane però avevano due turni complicati, visto che entrambi sono molto dietro in classifica agli avversari di oggi, Rublev e Ruud. Ha cominciato il vecchio, Marin Cilic, vincitore di uno degli slam più incredibili dell’ultimo ventennio e finalista a Melbourne e Wimbledon, ma mai più in là dei quarti di finale a Parigi. La bella sicurezza con cui aveva disposto di Medvedev aveva fatto sorgere il dubbio che il russo fosse incappato in una di queste sue giornate svogliatissime, che nulla dicono dell’avversario. Contro l’altro russo, miracolato dall’infortunio di Sinner, CIlic ha mostrato che non sarà forse quel giocatore in stato di grazia di fine estate 2014 ma nemmeno quello che sembrava vicino al ritiro degli ultimi due anni. Cilic ha con pazienza sfruttato il punto debole di Rublev, quel lato sinistro che gli è costato un’infinit di punti e alla fine il match. E forse anche l’incapacità tattica di Rublev, che mai ha pensato di rallentare un po’ i colpi per vedere magari l’effetto che faceva. Inutile dire quanto fosse straniante l’effetto di seguire questo match dopo quello di Nadal e Djokovic, che sembrava una partita a scacchi.
Rublev ha vinto il primo set grazie ad un servizio molto efficace e ad un Cilic che non aveva ancora deciso di rompere gli indugi e giocare solo sul rovescio di Rublev, incappando così in tre turni di servizio complicati. Nei primi due il croao si salvava, ma nel terzo concedeva il break che Rublev capitalizzava con un gran turno di servizio. Rublev faceva l’errore di non attaccarsi quanto meno ai propri turni di servizio, probabilmente rinfrancato dalla facilità con cui riusciva a fare partita pari in risposta, e prendeva un break in apertura di secondo set. Aveva più di un’opportunità, nel terzo game, di rimettere le cose a posto, ma Cilic cominciava allora a martellare col dritto a uscire, e col rovescio, sul lato sinistro di Rublev, raccogliendo tutti i punti necessari per rimanere in testa fino alla fine del set. Trovata la chiave Cilic non si fermava più e anche nel terzo set trovava il break necessario a portarsi avanti nel punteggio. Era poi fenomenale il croato a giocare gli interminabili game che si chiudevano ai vantaggi, acuendo la frustrazione di Andrey. In qualche modo però, nel quarto set Rublev ritrovava quanto meno la sicurezza nel servizio e un paio di risposte profondissime nel quarto game, unite ad un piccolo calo fisico di Cilic, lo mandavano al quinto.
A questo punto era solo una battaglia di nervi anche se Rublev si rendeva protagonista di un paio di azioni che avrebbero fatto invidia a De Amicis. Nel bel mezzo del furore agonistico infatti, il russo trovava modo per restituire un punto a Cilic, chiamato out dal giudice si sedia. Rublev farà addirittura meglio, perché concederà un ace a Cilic sul 2-1 del tiebreak, ace che darà il via alla serie di nove punti che chiuderà il match a favore del croato. In mezzo un match point annullato al decimo game da Rublev e una palla break annullata nell’undicesimo da un servizio esterno di Cilic. Il tiebreak, a parte quel gran gesto di Rublev, è stato senza storia, perché Rublev ha perso la prima e Cilic è tornato per cinque minuti quello di New York. Il vecchio completa quindi il suo personale grande slam di semifinali e non partirà certo battuto né contro il giovane né contro Ruud. Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso, così gliela tagliamo comodamente.
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