[3] I. Swiatek b. [6] M. Sakkari 6-4 6-1
Dopo Doha, ecco Indian Wells. Iga Swiatek si porta a casa il secondo titolo WTA 1000 consecutivo, il terzo della sua carriera, e domani a 20 anni raggiungerà il best ranking di Agnieszka Radwanska, miglior tennista polacca di sempre tra uomini e donne, al numero 2 del ranking femminile. 11 vittorie consecutive per la numero 3 del seeding, che ha battuto nella finale odierna Maria Sakkari per 6-4 6-1.
Non una finale da ricordare, a essere gentili. Per la qualità bisogna ripassare in un altro momento. Oggi tra tensione generale e un vento un po’ fastidioso le due giocatrici hanno faticato tantissimo a esprimersi, facendo emergere difficoltà per certi versi inattese. Soprattutto da Swiatek, che ha già giocato almeno tre finali importanti fin qui in carriera ed è capace di un ottimo tennis. Nulla a che vedere con i dolori odierni. Per Sakkari il discorso può essere diverso, visto che queste partite rappresentano il suo ostacolo più grande a una carriera che potrebbe davvero aprirsi a orizzonti luminosi.
Oggi era durissima per tante ragioni. Il vento ha giocato un ruolo forse non principale, ma accentuava le sensazioni non eccellenti delle due. Ci sono voluti cinque game perché una delle giocatrici tenesse il servizio. C’erano tanti errori, diversi doppi falli, scambi corti, momenti di frustrazione. C’era tensione, parecchia. La partita meritava una condizione migliore? Certo. Sia Swiatek che Sakkari però non riuscivano ad aggiustare il proprio tennis. Era diventata presto una sfida di “sopravvivenza” sportiva, sebbene in questo Indian Wells si siano avute giornate peggiori. Swiatek rientrava per due volte da un break di svantaggio, teneva la battuta per il 3-2 e saliva 4-2 con Sakkari che sprecava a sua volta un 40-15 di vantaggio con due doppi falli dal 40-40. Iga, facilitata in quel caso dal vento che ha tenuto vivo il punto per arrampicarsi ai vantaggi, ha però sperperato tutto con un pessimo game di servizio ceduto a zero. Dal 4-3, di colpo, due turni di battuta vinti dalle giocatrici al servizio e, sul 5-4 Swiatek e 30-0 Sakkari al servizio, il trend sembrava poter continuare. Da quel momento, però, la greca si è incartata non riuscendo a mettere la prima palla di servizio. I suoi numeri sulla seconda erano veramente bassi. Concluderà il set con appena 1 punto vinto su 11. Per due volte viene aggredita per arrivare al 30-30, Swiatek non colpisce bene il rovescio che le concede una palla del 5-5 ma da lì Maria ha quasi smesso di muoversi coi piedi.
In queste condizioni, e nel femminile abbiamo ancora a mente il match di inizio torneo tra Naomi Osaka e Sloane Stephens, i piedi devono essere un mulinello continuo. La campionessa dello US Open 2017 è stata ottima, a tratti, cercando di allungare gli scambi grazie anche alla sua agilità. Stasera invece Sakkari ha buttato diversi rovesci in rete in quel decimo game quando aveva bisogno di molta più spinta. Errori molto simili tra loro. Ha salvato i primi due set point servendo abbastanza bene e comandando il punto (splendido il dritto incrociato sul primo set point concesso) ma alla terza parità ha commesso il quinto doppio fallo del set giocando poi un nuovo rovescio sotto al nastro. Un parziale rivelatosi poi pesantissimo e, come era un po’ nelle aspettative pre-partita, ha inciso molto sull’andamento generale.
Sakkari, ed è forse l’unico vero neo fin qui di una carriera carica di bei traguardi per se stessa e il proprio paese, fa tantissimo fatica a prendersi una partita importante. Oggi aveva la chance, vincendo, di diventare numero 2 del mondo e questo è soprattutto perché nelle ultime 52 settimane ha raggiunto tantissime semifinali. In generale però ha un record di 3 vinte e 12 perse (tra cui quella di due giorni fa contro Paula Badosa) e purtroppo il dato si fa sentire. Solo nell’ultimo anno ricordiamo la semifinale a Miami persa da 6-5 e servizio al terzo set contro Bianca Andreeescu, la semifinale persa al Roland Garros malgrado il match point avuto contro Barbora Krejcikova, la semifinale non giocata allo US Open contro Emma Raducanu e quella persa da un break avanti al terzo set contro Anett Kontaveit alle WTA Finals. Tanti esempi che purtroppo per lei raccontano la storia di uno step soprattutto mentale che ancora manca. E perdere un primo set come oggi, con quegli ultimi punti buttati malamente, è bastato a riportarla in grande affanno.
Swiatek non ha affondato il colpo all’inizio del secondo set, mancando una palla break abbastanza comoda con la risposta di dritto e ha avuto bisogno di quattro chance per salire 2-1 (altri due doppi falli) ma dal quarto game la sua strada si è fatta in discesa. Subito 0-30 si è fatta raggiungere con due errori, ma il settimo doppio fallo di Sakkari le ha dato la chance di break capitalizzata con un nuovo rovescio della greca messo in rete. L’allungo sul 4-1 ha scavato un solco importante, aumentato sempre più fino al 15-40 dove la seconda palla break è bastata per andare 5-1 e di fatto chiudere la partita, con un ultimo recupero da 0-30 e la sigla al primo match point.
Entrambe hanno fatto molto meglio di così, soprattutto Swiatek. A nemmeno 21 anni, però, la polacca porta a casa il quinto titolo in carriera e il terzo 1000 dopo Roma e Doha, unito ovviamente al Roland Garros del 2020. E a breve ci porteremo sulla terra rossa, dove lei può veramente far bene.
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