A. Ostapenko b. V. Kudermetova 6-0 6-4
Si è chiusa una settimana fantastica per Aljona Ostapenko, che a Dubai ha conquistato il quinto titolo in carriera in singolare nel circuito maggiore con una prova dominante nella finale in cui ha lasciato appena quattro game a Veronika Kudermetova. Passivo che poteva essere anche più pesante se non fosse sopraggiunta qualche sbavatura nel secondo parziale, ma in generale era probabilmente destino che il WTA 500 dell’Emirato finisse nelle sue mani. Ad aggiungere ancor più valore al momento, il fatto che da lunedì prossimo sarà di nuovo al numero 13 del mondo, classifica che non vedeva da quattro anni.
Una finale che non ha mai vissuto di equilibrio. Kudermetova ieri non aveva giocato, se non nel doppio, per via del ritiro di Marketa Vondrousova mentre Ostapenko, che a sua volta ha poi disputato il doppio e si incrocerà proprio contro la russa nella finale di categoria, aveva speso un’ora e mezza circa per rimontare Simona Halep firmando la terza vittoria da un set di ritardo. L’ultima mezz’ora del match contro la rumena, in particolare, è stato un clamoroso assolo di vincenti e qualità come non si è probabilmente mai espressa. Il gioco molto aggressivo è noto, ma non con questa efficacia che ha saputo trascinare nel match odierno.
Dopo aver impresso il suo ritmo fin dal primo turno contro Sofia Kenin, dopo essersi imposta in autentiche maratone contro Iga Swiatek e Petra Kvitova (salvando un match point), dopo aver travolto Halep, c’è stata anche oggi la massima espressione del suo tennis. Scambi rapidissimi, tanti vincenti, punti in cui raramente toccava la palla più di due volte tra servizio e colpo in uscita dal servizio o risposta e colpo successivo. Kudermetova non le stava dietro e, per sua sfortuna, l’avversaria è sempre stata molto centrata.
Il vero particolare, probabilmente, è nella grande concentrazione mostrata. Per una ragazza che spesso esprime le proprie emozioni e rischia di scollegarsi dalla partita, questa Ostapenko ha fatto paura perché non si è mai lasciata andare. Non ha nemmeno avuto modo: il primo break è arrivato sull’1-0, rientrando dal 40-15 Kudermetova, e da lì è stata un fiume in piena. Non ha cominciato bene il secondo parziale mettendo un po’ troppe seconde palle e facendosi un po’ aggredire da una russa più coraggiosa, ma si è salvata sullo 0-2 e sull’1-2 ha trovato il controbreak grazie anche a un nastro abbastanza fortunoso sul 40-40. Sul 4-3 ha trovato il break che poteva chiudere la partita ma non è stata particolarmente efficace al servizio. Cambia poco, vista la qualità della sua risposta. Al secondo match point, nel decimo game, la chiusura più logica.
Il quinto titolo della sua carriera la rilancia, anche perché prima di questa settimana aveva dato buone sensazioni già tra Australian Open e San Pietroburgo. Sarà interessante vedere in questi mesi dove e come riuscirà a muoversi, perché fino a giugno ha veramente pochi punti in uscita dal suo ranking e adesso sembra particolarmente in fiducia.
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