E’ bellissimo ritrovare il fascino della presenza di un Fab Three in campo, di cui abbiamo sentito la mancanza da quando a settembre Djokovic uscì affranto dal Centrale di Flushing Meadows dopo la cocente sconfitta subita per mano di Medvedev che infranse il sogno di coronare una straordinaria carriera con la realizzazione del mitico Grande Slam nell’arco dello stesso anno solare.
Ebbene il numero uno del mondo, che nel momento di scoramento peggiore sembrò intenzionato a prendersi una pausa di riflessione senza scadenza mettendo in ansia tutti gli amanti del tennis, ha per fortuna ritrovato velocemente le giuste sensazioni ed è rientrato alla grande nell’ultimo Masters 1000 dell’anno, vincendo per la sesta volta il torneo e prendendosi in finale, con una cornice di pubblico che non si vedeva da prima della pandemia, una sonora rivincita sul tennista russo che gli aveva dato il più grande dispiacere in carriera. Con questa vittoria, la 37esima in un Masters 1000, Djokovic diventa in solitario il tennista più vincente nei tornei di tale categoria:
Trattasi di una vittoria che consente al tennista serbo di aumentare il vantaggio in classifica proprio nei confronti di Medvedev, che occupa saldamente la seconda posizione, e di assicurarsi anticipatamente la leadership mondiale a fine anno, per la settima volta in 11 anni, staccando Pete Sampras che vi era riuscito sei volte consecutivamente tra il 1993 e il 1998. Seguono Federer e Nadal in compagnia del leggendario Jimmy Connors:
Sullo slancio di questo successo Djokovic farà di tutto per rifinire al meglio la preparazione al fine di arrivare alle ATP Finals e successivamente alle Finali di Coppa Davis nelle migliori condizioni e coronare una stagione che comunque vada, sarà storica per lui.
Medvedev, alla sua sesta finale stagionale (con quattro vittorie) ha dimostrato crescente solidità e costanza di rendimento ai massimi livelli, consolidando il ruolo di aspirante più accreditato alla successione al trono una volta finita la dinastia dei Fab Three.
Il torneo degli italiani
Si chiude in sordina la stagione azzurra nell’ambito dei Masters 1000. Il torneo di Parigi Bercy si conferma, tra i nove tornei della categoria, essere il più avaro di soddisfazioni per i nostri tennisti.
Avevamo cinque rappresentanti ai nastri di partenza del tabellone principale. Jannik Sinner, Lorenzo Sonego e Fabio Fognini cui si sono aggiunti Gianluca Mager, grazie anche al superamento delle qualificazioni, e Lorenzo Musetti ripescato come lucky loser. Solo quest’ultimo è riuscito a superare un turno nel tabellone principale, battendo per la prima volta il serbo Djere che lo aveva sconfitto nei tre precedenti scontri diretti, per poi cedere all’australiano Duckworth in tre set che poi è riuscito a spingersi fino ai quarti.
Lottando con caparbietà hanno strappato un set anche Sonego, contro l’americano Fritz che ha poi superato anche Norrie che era in corsa per gli ultimi due posti disponibili alle ATP Finals, e Fognini capace di vincere il secondo set con l’ungherese Fucsovics dopo aver racimolato un solo game nel set di apertura prima di cedere al tie break nel set decisivo. Ottima figura da parte anche di Mager che ha tenuto testa al numero 11 del mondo, il canadese Auger Aliassime, strappandogli il set d’apertura in cui ha espresso un tennis di qualità.
Infine Sinner che era in corsa per rientrare tra i finalisti a Torino, pur non giocando male, ha pagato la tensione per l’alta posta in palio, e la poca magnanimità della dea bendata che l’ha posto all’esordio di fronte ad uno dei tennisti più in forma del momento, il diciottenne Carlos Alcaraz, altro predestinato campione, dando così vita al primo testa a testa ufficiale di una rivalità che a detta di tutti, caratterizzerà il decennio appena iniziato. Lo spagnolo si è imposto più nettamente di quanto dica il punteggio (7-6 7-5), facendo sfumare il sogno del tennista altoatesino cui resterà la soddisfazione di partecipare alle ATP Finals come prima riserva.
Nessuno ha quindi sfigurato ma il consuntivo finale ha ricalcato quello dello scorso anno: un match vinto e cinque sconfitte. Il bilancio complessivo degli italiani nelle 32 edizioni del torneo a partire dal 1990 è di 20 match vinti e 54 sconfitte. Il miglior risultato risale al lontano 1992 quando Omar Camporese dopo aver battuto negli ottavi Jim Courier (tds n.3), fu sconfitto nei quarti dal beniamino di casa Guy Forget (6-1 3-6 6-3).
Tra i nove tornei Masters 1000 che si disputano ogni anno dal 1990 ,la performance complessiva degli italiani nel torneo francese risulta la peggiore:
Ma giriamo pagina e prepariamoci a goderci i prossimi appuntamenti che non potrebbero essere più eccitanti a cominciare da questa settimana dove Sinner a Stoccolma vuole rifarsi della delusione parigina, per poi proseguire sul palcoscenico di Torino dove tra ATP Finals (con Berrettini) e fase iniziale di Coppa Davis (con la squadra più competitiva che l’Italia abbia avuto dall’epoca dei “moschettieri”), ci sarà da sognare.
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