[21] P. Badosa b. [27] V. Azarenka 7-6(5) 2-6 7-6(2)
Oltre tre ore di thriller appassionante hanno dato a Paula Badosa la più grande soddisfazione della sua carriera, fino a ora. La spagnola, protagonista di un grande 2021, si è aggiudicata il WTA 1000 di Indian Wells battendo in una partita di grandi emozioni Victoria Azarenka, che si è rovinata con le sue stesse mani quando ha avuto la chance di servire sul 5-4 al terzo. I numeri, però, dicono tanto di quello che è stata la sfida: 44 vincenti la spagnola, 48 la bielorussa. Un 7-6(5) 2-6 7-6(2) per cuori forti, con un livello di entrambe andato in crescendo dall’inizio balbettante ai servizi fino al set decisivo sensazionale.
È il secondo titolo in carriera per Badosa, il secondo in stagione dopo il WTA 250 di Belgrado a fine maggio ed è una stagione questa per lei che l’ha lanciata verso vette inesplorate. Classe 1997, la stessa che ha dato al tennis femminile Belinda Bencic, Daria Kasatkina, Ana Konjuh, Aljona Ostapenko e Naomi Osaka, attesa nei grandi palcoscenici assieme a loro fin da quando nel 2015 vinceva il Roland Garros junior ma che ha dovuto passare per un percorso molto diverso. Non c’è precocità, in lei che adesso ormai ha 24 anni compiuti, perché prima di tenere in mano il titolo del BNP Paribas Open Badosa ha dovuto passare tra depressione e attacchi di ansia.
Ha impiegato più tempo, ha dovuto mettere a posto alcuni tasselli della sua vita e ha cominciato a emergere a fine del 2019 quando con una scelta molto poco convenzionale ha rinunciato ai tornei WTA per andare a giocare alcuni ITF in Giappone che le davano punti facili per accedere al tabellone principale dell’Australian Open 2020. Due anni dopo, in California, ha preso il volo. Difficile stabilire chi tra lei, Ons Jabeur e Barbora Krejcikova diventerà la giocatrice rivelazione della stagione femminile, ma questa finale vinta dimostra quanto Paula abbia lavorato bene soprattutto nella sua persona. Oggi è una giocatrice cresciuta, molto pericolosa, capace di tenere benissimo il campo per tre ore e quattro minuti a una grande campionessa come Azarenka che non sembrava inizialmente in grado di proporre un livello così alto dopo un’annata di enormi stenti e che invece si è superata, finendo con anche enormi rimpianti per come ha gestito il decimo game del set decisivo.
Viene anche difficile raccontare un match che ha offerto così tanto. Azarenka ha vinto più game, ha fatto più vincenti della sua avversaria, lei ha chiuso con più vincenti degli errori, ha vinto più punti nel match… e ha perso. Ha combattuto in maniera ottima, si è fatta preferire forse in più momenti della partita… e ha perso. Gravissimi, alla fine, i due game da 30-0 avanti buttati a causa del dritto, nel momento chiave della partita. Sul 3-3, dopo aver chiuso il game precedente a zero, era salita 0-30 in risposta e lì ha mancato un comodo dritto con l’avversaria che stava già correndo verso l’angolo opposto. Sul 5-4, poi, è andata rapidamente 30-0 e lì dopo un’ottima prima di servizio aveva tutto il lungolinea di dritto spalancato per appoggiare il 40-0 che valeva tre match point consecutivi ma ha colpito male e la palla si è spenta a metà rete. Poi un rovescio lungolinea in corridoio, poi un doppio fallo e un nuovo errore di dritto per l’incredibile controbreak.
Era riuscita, ‘Vika’, a portare dalla sua parte una partita dove stava mettendo ancora una volta un cuore enorme. La palla almeno per tutto il primo set sembrava non correre una volta uscita dalle corde della racchetta. Rari i cambi di direzione, tanta la fatica per arginare la potenza della spagnola. Eppure, come nei turni precedenti, non smetteva di caricarsi, punto dopo punto, sempre pronta a ricominciare e senza il minimo cenno di frustrazione. Le gambe nella prima ora si muovevano molto bene e i due miracoli fatti quando Badosa serviva per il primo set son serviti a rinviare tutto al tie-break, lì dove è partita malissimo e dove comunque era rientrata dallo 0-4 al 5-5. Lì, due gravi errori: il primo nell’esecuzione del rovescio lungolinea, il secondo di natura tattica, quando ha voluto giocare sul braccio di ferro invece di alzare e lavorare le traiettorie contro un’avversaria che non aspettava altro.
La reazione è stata importante, con un secondo set dominato fin dai primi punti, ma nel terzo Azarenka è stata subito sotto di un break. Sul 2-0 però Badosa non ha chiuso da 40-15, incartandosi al servizio e commettendo due doppi falli che sono costati un brutto controbreak, in una fase dove era tornata a colpire in maniera importante da fondo campo. Non aveva concretizzato il vantaggio e Azarenka era rinata. Lo scontro ormai era di grande spessore e saliva la qualità delle azioni, anche malgrado il primo importante rimpianto della bielorussa sul 3-3. Sul 4-4, invece, l’ex numero 1 del mondo riapriva un altro game da 40-15 e strappava la battuta col dritto di Badosa che si perdeva ovunque tranne che in campo. Sul 5-4, invece, è stata lei a franare e a riportare in vita un’avversaria che sembrava ormai arresasi. Invece Badosa è rinata, è stata raggiunta sul 6-6 ma ha dominato le fasi iniziali del tie-break come avvenuto nel primo set, volando stavolta fino al cambio campo sul 5-1. Dal 5-2 i due servizi che le hanno dato il titolo, lasciandosi andare a terra e celebrando con un bellissimo discorso il proprio momento di gloria, rendendo grazie alla sua avversaria che ha preso come modello anni fa e godendosi le luci della ribalta di una carriera che oggi ha preso il volo.
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