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Al Roland Garros la sorpresa e Federer. Tra gli italiani più Musetti che Sinner

In una settimana dominata dall’affaire Osaka il Roland Garros ha festeggiato il lento ritorno verso la normalità con una sorta di “dove eravamo rimasti”? Le sorprese sono state pochissime e agli ottavi di finale in sostanza c’è chi ci doveva essere. L’eccezione è naturalmente Dominic Thiem, che ha giocato un altro match disastroso contro un onesto Andujar chiudendo la sua stagione peggiore di sempre sulla terra rossa. L’austriaco, più o meno come Osaka prima dello scoppio del caso, ha più volte accennato alle sue difficoltà dopo la vittoria allo US Open non trovando da nessuna parte nessuna comprensione. Anzi, siccome non è permesso avere fragilità in questo mondo di uomini duri, Thiem è stato oggetto di penose comparazioni con i plurivincitori di slam, gli uomini forti che non devono chiedere mai e solo pensare a giocare. Che pena, appunto.

Doveva esserci anche Rublev negli ottavi, ma il russo è incappato in una di quelle giornate poco fortunate e in un giocatore in stato di grazia come Struff, che ha poi giustificato la sua impresa liberandosi di Alcaraz in una partita in cui il giovane spagnolo ha mostrato che sulla terra già dall’anno prossima sarà complicato non considerarlo tra i favoriti.

Paradossalmente un’altra sopresa è quella di trovare Federer, che ha concluso in nottata un terzo turno che ha spiegato una volta di più perché tra quei tre e il resto del gruppo si è creato un divario enorme in questi ultimi anni. Anche se completamente fuori forma, con un fisico che risponde come risponde quello di un quarantenne, la capacità di rimanere con la testa sul match e di scegliere i momenti in cui rilassarsi e quelli in cui non si deve sbagliare, gestendo le forse a disposizione rimane determinante in uno sport così diseguale come il tennis. Il famigerato “alzare il livello” si sostanzia appunto nella capacità di non tremare e di trovare la strategia giusta per quel momento, riconoscerlo come determinante e mettere in quello tutte le risorse – tecniche, tattiche e mentali – a disposizione in quel momento. Un giorno non basteranno, ma fino a quando dall’altra parte ci saranno giocatori umani, e quindi naturalmente portati alla distrazione, Nadal, Djokovic e Federer potranno giocarsi le loro carte. La sconfitta di un buon giocatore come Koepfer, che per larghi tratti ha dominato Federer e poi non è neanche arrivato al quinto, è in fondo tutta qui. Il tedesco ogni tanto giocava e ogni tanto andava via di testa, esattamente come Federer che però sapeva quando andare via di testa.

Stesso discorso – si parva licet, ci mancherebbe – si potrebbe fare per Lorenzo Musetti, che nel match contro Cecchinato ha proprio fatto così: lunghe pause in cui poco o niente andava per il verso giusto, strappi decisi nei momenti determinanti, rilassatezze che rimettevano in partita l’avversario e quindi la ritrovata attenzione per chiudere il match. L’enorme differenza – lasciamo da parte le considerazioni tecniche – rimane nella preparazione tattica del match. Rispondere al servizio così lontano dal campo è un errore grave ed è del tutto inutile dare un vantaggio così ampio all’avversario. Magari col tempo si aggiusterà, ma uno con un talento così ha poco senso che attenda così indietro la palla.

Altre teste di serie non sono arrivate agli ottavi, ma più che di sorprese è l’effetto del congelamento del ranking, che ha cristallizzato la posizione di alcuni giocatori in chiara decadenza. Il caso di Monfils, dello sfortunato Dimitrov, dello stesso Goffin si spiegano così.

La seconda settimana è un rebus. Dalle nostre parti si attende il “Manic Monday” italiano con Musetti, Sinner e Berrettini che se la vedranno con le tre leggende e già questo è un ottimo risultato. Il modo in cui ci si è arrivati fa un po’ pensare, perché i tre hanno ricevuto una grossa mano dal tabellone, tant’è che l’unica, relativa, sopresa, è quella di Musetti, che non ha fatto miracoli ma ha vinto bene i suoi match, e non era scontato. Ma sia Berrettini che soprattutto Sinner si presentano agli ottavi dopo aver lasciato qualche perplessità. Il romano dopo aver lasciato un set a Daniel ha giocato bene con Coria e ha penato un po’ troppo nel primo set con Kwoon. Però dei tre italiani è l’unico che parte sostanzialmente favorito, perché il Federer che avrà di fronte giocherà le sue carte ma fisicamente non dovrebbe reggere l’urto della potenza di Berrettini.

Se Musetti sembra chiuso con Djokovic, anche arrivare ad un tiebreak sarebbe già un successo, il match più indecifrabile è quello di Sinner. Nadal è ovviamente strafavorito, è arrivato agli ottavi senza perdere un set e pare in ottima forma. Al contrario Sinner ha faticato parecchio in tutti e tre i turni e, soprattutto, sembra un po’ fermo al Sinner dell’esordio nel tour. Perdere un set con Mager, rischiare di perderne uno con Ymer, salvarsi solo grazie alla fortuna da un match contro Hebert non sono credenziali che portano a credere che potrà esserci chissà che partita contro Nadal. Eppure chissà, Sinner potrebbe capire grazie ad Ymer che deve cercare di tanto in tanto di aver pazienza e di manovrare in qualche modo, perché tirare forte sempre e comunque quando hai di fronte Nadal o ti chiami Soderling o è un suicidio.

Ma di questo domani, oggi in campo ci sono i tre pretendenti “giovani” alla corona del Roland Garros. Tsitsipas ha un ostacolo che potrebbe essere complicato, Garin ci spiegherà a che punto sono i progressi di Medvedev sulla terra e Zverev proverà a mettere fine al fortunato, per una volta, torneo di Nishikori. Per quanto sia più affascinante la parte alta del tabellone, forse è in quella bassa che andrà cercato il nuovo vincitore del Roland Garros.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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