[13] E. Mertens b. [3] S. Halep 4-6 7-5 7-5
[5] A. Sabalenka b. J. Pegula 6-1 6-2
Incredibile, ma vero. Per (soltanto) l’ottava volta in carriera Simona Halep è costretta a cedere il passo in una partita del circuito maggiore sulla terra battuta da una posizione di un set di vantaggio. Non ha giocato ai suoi standard, ma per diverse volte è sembrata poter emergere vincitrice dalla dura battaglia fisica contro Elise Mertens. Invece, riuscendo a fare alcuni cambi di passo importanti la belga è rientrata da 4-3 e servizio per la rumena sia nel secondo che nel terzo parziale per concludere una delle fatiche più importanti della carriera, ma col sorriso di chi ha fatto qualcosa di speciale.
4-6 7-5 7-5 il punteggio finale, maturato in oltre due ore e mezza di lotta serrata, dove Mertens ha avuto come principale obiettivo quello di non dare mai alcun tipo di regolarità negli scambi all’avversaria, vittima di un dritto mai a posto e spesso in difficoltà coi cambi di ritmo e traiettoria. Nessuna delle due ha mai veramente espresso grande qualità, ma Elise ha fatto una partita in cui Simona non aveva contromisure. Ci si attendeva una risposta da Halep dopo due match iniziali molto leggeri e forse anche per questo la sensazione tende più al negativo, nei suoi confronti.
L’esempio chiaro di che partita avrebbe impostato la belga è arrivato fin dai primi punti. Era sotto 0-30 al servizio nel game di apertura, e da lì: prima esterna, ace, seconda in kick, prima in kick seguita da un dritto carico in contropiede all’incrocio e da un altro dritto carico, stavolta sull’incrociato; sull’1-0 ha cominciato con tanto spin sul dritto e trovando profondità, poi ancora un dritto senza particolare potenza seguito da un rovescio incisivo, e sullo 0-30 ha ribaltato uno scambio da difensivo a offensivo con un passante. Sette punti uno diverso dall’altro. Da fondo campo il piano tattico era chiaro, ma prima il rovescio e poi il servizio l’hanno abbandonata. Sette soluzioni di rovescio hanno dato il punto alla rumena, perdeva la battuta sull’1-1 e poi sul 3-3, tantissimi doppi falli a dispetto di una Halep che non sembrava aver ancora tolto il freno a mano, ma il buon game di Simona sul 4-3 era seguito da uno ancor più “tranquillo sul 5-4.
Nel secondo parziale Mertens riusciva a dimenticare tutte le difficoltà e partiva molto meglio dell’avversaria, ma ancora non concretizzava le situazioni di vantaggio. Per due volte avanti di un break, sul 3-1 ha mancato la chance del 4-1 a “causa” di un bel dritto della numero 3 del mondo, che cercava di scuotersi e sfruttando un bel momento riusciva anche a portarsi sul 4-3 e servizio. Non c’era però brillantezza. Forse Mertens le ha dato tanto fastidio fin dall’inizio ma il suo dritto non andava, e di rovescio non era supportata a sufficienza. Inoltre, nel secondo set sono aumentati a dismisura i suoi doppi falli. Saranno dieci in totale, a fine partita: un’enormità. E sul primo 4-3 di vantaggio Halep è subito stata aggredita dalla belga, dimezzava il distacco sul 15-30 ma concedeva ancora e commetteva il settimo doppio fallo sulla palla del controbreak. Qui la prima vera svolta per la numero 13 del seeding, perché per la prima volta confermava un break tenendo il proprio servizio, e in quel momento voleva dire girare il set andando 5-4 in un momento molto pesante.
Continuavano gli errori dall’altra parte del campo, lei saggiamente voleva lo scambio, chiamava Halep ad attaccarla e cercava di farla colpire soprattutto dal lato destro e anche nel decimo game Simona dal 40-15 sbagliava e si ritrovava sul 40-40, salvandosi. Non c’è riuscita invece sul 5-6, dopo un altro game di Mertens a zero, dove è parsa mancare in spinta e intensità, con la fotografia del momento il rovescio mancato sullo 0-30. Fin lì l’unica vera ancora che aveva per non affondare, ed era stata abbandonata anche lì.
Pur nelle sue imperfezioni, il piano tattico di Mertens stava riuscendo ad allungare la partita, continuando a puntare nelle difficoltà dell’avversaria che dopo due set non aveva ritmo, non aveva continuità, non aveva fondamentali a cui appellarsi con costanza per prendersi punti che normalmente vincerebbe abbastanza bene. E nel set decisivo aveva comunque reagito bene, ma era lei ora che andava avanti di un break e non riusciva a staccarsi. Sul 2-1 ha vinto un gran game, molto lungo e complicato, ma già sul 3-2 i problemi tornavano e una Mertens più offensiva sfruttava il rovescio lungolinea per avere campo e vincenti: uno bello per lo 0-30, l’altro ancor di più per il 3-3.
Ancora nessuna delle due si staccava, Halep tornava avanti di un break, ogni tanto cominciava a piegarsi e a tenersi il ginocchio sinistro. Per tutta la partita è apparsa nervosa e infastidita, le capitava in passato ai minimi errori e oggi questo aspetto si è ripresentato in tanti momenti a rimarcare quanto non le stesse piacendo la propria prestazione fin lì. Era 4-3 e servizio, sembrava vicina al successo, e invece Mertens di nuovo nell’ottavo game è tornata a spingere coi lungolinea, prima di dritto (15-30) e poi di rovescio (break, 4-4), salendo poi 5-4 col primo ace del set.
I game decisivi hanno riproposto l’esatto scenario del secondo set. Halep impattava sul 5-5, ma la belga da 0-15 metteva quattro punti consecutivi per il 6-5 e nel game decisivo ha completato l’opera: ha perso il primo punto a “causa” di un gran giocata dell’avversaria ma non sbagliava nulla e forzava sempre l’altra a superarsi. I suoi top estremi di dritto hanno funzionato, le sue variazioni continue hanno funzionato: difesa sul 15-0 e Halep è andata fuori giri di dritto, punto identico sul 15-15, altro errore di rovescio sul 15-30. Non è bastato il coraggio con cui ha annullato il primo match point, perché Halep ha messo in rete un nuovo rovescio sul secondo match point.
Al prossimo turno la belga avrà di fronte l’ex compagna di doppio Aryna Sabalenka, con quest ultima avanti 3-2 nei confronti diretti. La bielorussa ha impiegato appena 53 minuti per travolgere anche Jessica Pegula: 6-1 6-2. Insieme hanno vinto l’Australian Open in doppio a inizio anno quando già Aryna le aveva comunicato che voleva staccarsi dal doppio impegno e rimanere concentrata sul singolare. La discussione, abbastanza tranquilla, avvenne a inizio anno ad Abu Dhabi ma lei stessa volle continuare almeno fino alla fine della trasferta australiana perché altrimenti Elise non poteva trovare una nuova partner di doppio in tempo e competere per il titolo. Fu una separazione un po’ anomala nella tempistica, di fatti Mertens fu dispiaciuta, anche perché l’alchimia era ottima, ma non sembra esserci vero rancore, tanto che qui a Madrid si sono ritrovate come vicine di armadietto nello spogliatoio e in una divertente storia su Instagram la bielorussa aveva taggato l’amica dicendole: “Ohhhh hey!”. E Mertens ha risposto: “Di nuovo vicine!”.
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