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WTA Madrid: Barty, seconda finale consecutiva. Finisce la bella corsa di Badosa

[1] A. Barty b. [WC] P. Badosa 6-4 6-3

Lunedì 10 maggio Ashleigh Barty diventerà la prima giocatrice da Serena Williams con più di 10.000 punti nel ranking WTA. L’ultima volta in cui si era verificata la casistica era il 25 ottobre del 2015, e la statunitense aveva oltre 11.000 punti prima di scivolare appena sotto a 9.945 senza aver giocato le Finals a Singapore. Ci sta riuscendo, l’australiana, con un 2021 che ha avuto l’unico neo fin qui nell’Australian Open condizionato però da un fastidio alla gamba sinistra e una condizione andata progressivamente deteriorandosi fino alla sconfitta nei quarti di finale contro Karolina Muchova. Per il resto, la ripresa dopo l’anno di stop forzato a causa del covid-19 è stato pieno di soddisfazioni con già 3 titoli in bacheca e un possibile quarto che magari arriverà in questo fine settimana.

La nuova vittoria sul “rosso” è un 6-4 6-3 ai danni della coraggiosa Paula Badosa, vera outsider del 1000 di Madrid perché con una wild-card ed emersa dal quarto di tabellone apparso fin dal sorteggio, se possibile, più “leggero” dove il forfait di Garbine Muguruza aveva completamente rimescolato le carte e lasciato il settore senza una reale favorita. Lei, numero 62 del mondo, si è molto ben comportata battendo due ottime giocatrici da terra battuta come Jil Teichmann e Anastasija Sevastova, prima ancora del bel successo nei quarti contro Belinda Bencic. Oggi probabilmente ha pagato l’inesperienza del livello e della portata dell’incontro, con anche l’attenzione generale aumentata a dismisura dopo essere diventata la prima spagnola ad arrivare tra le ultime quattro alla Caja Magica.

Eppure Badosa non ha sfigurato, anzi per quasi tutto il primo set stava reggendo colpo su colpo e soprattutto nella prima metà era lei a far correre Barty, oggi meno precisa sotto alcuni aspetti rispetto ai suoi standard recenti. Per almeno sei game, infatti, era lei che spesso veniva fatta correre lungo il terreno di gioco. La percentuale di prime in campo era bassa, oscillante tra il 30% e il 40%, e non stava funzionando il dritto anomalo, soprattutto in lungolinea. Quello è forse il colpo preferito quando vuole comandare il gioco, e coi piedi rapidissimi di queste settimane le riusciva spesso di girare attorno alla palla e decidere se optare per le due traiettorie. Quest oggi invece non aveva tanta spinta soprattutto verso il lungolinea, forse per lo spin che Badosa riusciva a imprimere. Paula, che aveva battuto Ashleigh durante il quarto di finale a Charleston un mese fa, leggeva abbastanza bene le intenzioni e oltre a essere una giocatrice potente, di base, aveva buona visione di gioco per non voler andare solo a tutta forza ma calibrare il peso e la tipologia di palla da rimandare di là.

Su terra si trova molto bene e solo alcuni jolly pescati da Barty nei primi game tenevano avanti l’australiana senza grandi patemi. Sul 40-30 nel game d’apertura è arrivato un primo ace di seconda per millimetri e sull’1-1 30-30, con Badosa che stava neutralizzando i vari scambi che Barty provava a costruire, Barty se l’è cavata con un nuovo ace di seconda, traiettoria slice strettissima a uscire. Avanti 2-1 così era già una mattonella importante, come tenere per il 3-2 senza troppi pensieri pur rimanendo sul 30% di prime e un dritto ancora da registrare. La spagnola ha avuto vero controllo nelle trame da fondo fino al momento chiave, il 4-3 Barty 30-15 Badosa quando per la prima volta Ashleigh ha vinto uno scambio dove ha spinto l’avversaria a colpire col rovescio lungolinea per pescarla scoperta sull’incrociato. Si è visto nel momento in cui ha appoggiato l’ultimo rovescio che Badosa aveva tutto lo spazio per provare a cambiare e lei in quel momento si era già spostata figurandosi come chiudere il punto a proprio favore e sorprendendo l’iberica.

Non a caso, in quel game è arrivata la prima palla break per Barty con un doppio fallo della spagnola, in una dinamica che stava a poco a poco cambiando volto. Ancora, però, mancava il dritto anomalo in lungolinea, con Badosa che reagiva bene e girava lo scambio a proprio favore. Alla fine si salvava, ma Barty andava velocemente 5-4 cominciando ad alzare la percentuale al servizio (tutto sempre relativo al numero di prime palle in campo, perché in quel set ha chiuso col 92% di punti vinti servendo la prima). Di nuovo chiamata a un turno di battuta importante, Badosa è partita male grazie al primo vero coniglio dal cilindro di Ashleigh, che l’ha chiamata a rete con uno slice stretto e molto basso, costringendola a un colpo difensivo debole e che le lasciava ogni soluzione possibile per passarla, in questo caso un lob. Sul 15-15 ha funzionato il dritto anomalo nell’angolino, e di nuovo sul 30-30 ha trovato grande profondità e tanto spin con quel colpo per cacciare indietro Badosa e renderla inoffensiva, con la spagnola che è poi andata fuori giri sul secondo dritto in spinta quando però era troppo lontana dalla riga. Si è difesa benissimo sui primi due set point concessi, ma Barty stava progressivamente alzando i giri del proprio dritto e continuava a farsi pericolosa sul 40-40, con al terzo set point l’avversaria che non metteva la prima e, a quel punto sotto tanta pressione, ha giocando una seconda debole e sotto al nastro.

L’inizio della seconda frazione ha ripercorso le sensazioni del primo, con Barty non immediatamente pronta a con qualche errore non forzato. Badosa partiva avanti di un break, ma l’inizio del proprio game di battuta era totalmente ad appannaggio dell’australiana, che con un drop shot pennellato e un nastro spudoratamente a favore era immediatamente 0-40. 1-1, game facile per il 2-1 e Badosa che in un amen era a servire un game che già si presentava difficile e dove si è nuovamente disunita dal 30-15 con un dritto anomalo lungo su uno slice complicato e poi il dritto di Barty che faceva ancora male. Sulla palla break, un nuovo doppio fallo a mandare l’avversaria a un passo dalla tranquillità “assoluta”, raggiunta però dopo alcune fatiche di troppo come l’ennesimo dritto anomalo che non le ha dato il punto che la mandava 15-40. Ci pensavano però servizio e slice a riportarla a galla, cominciando una serie di parità dove si è tirata su molto bene e chiudendo per il 4-1 ha avuto buon controllo delle fasi finali in cui il servizio era sempre presente e nell’ultimo game non ha avuto il minimo tremore chiudendo con il sesto ace di giornata.

Dopo Miami era arrivata la sconfitta ai quarti a Charleston proprio contro Badosa, in un match dove a livello tattico era sempre troppo dietro la linea di fondo e concedeva tanto spazio alla spagnola per fare un po’ quello che voleva con la pallina. Oggi l’atteggiamento era completamente diverso, probabilmente anche per un discorso di energie mentali e fisiche molto più a suo favore. Non si è liberata facilmente di Badosa, ma si è presa la terza finale dopo che ha lasciato casa a inizio marzo. Non potrà fare rientro in Australia prima dell’autunno, e intanto per passare il tempo continua a raccogliere finali e trofei. È pur sempre un bel modo per passare il tempo.

Diego Barbiani

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