Nell’ATP 500 di Acapulco è andata in scena la migliore finale possibile tra le prime due teste di serie Stefanos Tsitsipas e Alexander Zverev.
Ha vinto in due set il tennista tedesco che torna a ruggire fuori dalle mura amiche dopo due anni (da Ginevra 2019) vincendo un torneo che non fosse un 250, dalle ATP Finals 2018. Tsitsipas, che si è trovato a un passo dalla vittoria nel primo set (conduceva 4-1 e 3 palle break per il 5-1) ha sprecato una grossa occasione per interrompere una serie di cinque sconfitte in altrettante finali disputate in tornei ATP 500, e nel contempo allungare a 6 una striscia di vittorie nei confronti di Zverev che durava dal Masters 1000 del Canada 2018:
Ma la prima pagina di questa settimana non può non andare al “marziano” russo Asian Karatsev. Raramente gli organizzatori di un torneo importante si sono lamentati meno di quelli di Dubai per aver perso anzitempo tutti i favoriti e ritrovarsi con una finale tra un qualificato e una wild card. Karatsev ha onorato l’invito alla grande, sfoderando una serie di prestazioni sbalorditive durante le quali la domanda che il mondo intero si è posto, dopo ogni partita, è stata sempre la stessa: ma dove sei stato finora?
Risulta quasi irreale che un tennista di 27 anni, nel circuito professionistico da 12 anni, appena n. 253 del mondo ad agosto scorso, alla ripresa dell’attività dopo la sospensione dovuta alla pandemia, con appena tre partite vinte in carriera nel circuito maggiore prima di affrontare, 2 mesi fa, le qualificazioni allo Slam australiano, possa, da quel momento, aver espresso, in continuità, una qualità di tennis quantomeno da top 20, che gli ha consentito di vincere da allora 15 delle 17 partite giocate in singolare, perdendo solo con il numero uno del mondo Djokovic nella semifinale dello Slam australiano e con il numero 4, Thiem, al torneo di Doha dove in compenso ha vinto il torneo di doppio in coppia con Rublev.
La vittoria di questa settimana, durante la quale ha piegato contro pronostico in sequenza l’inglese Evans, Sonego, Sinner ed il connazionale Rublev (interrompendo la sua striscia di vittorie consecutive negli ATP 500) prima di passeggiare in finale contro il sudafricano Harris, proveniente dalle qualificazioni ma anch’egli overperforming fino alla fine, ha fruttato al tennista russo il nuovo best ranking al numero 27.
La Russia ha così sdoganato a sorpresa una quarta colonna che va a potenziare una corazzata quale quella formata da Medvedev, Rublev e Khachanov che è indiscutibilmente la più forte in circolazione come conferma la netta vittoria di squadra ottenuta nell’ATP Cup di gennaio (battendo in finale l’Italia) e i tre tornei individuali fin qui vinti in questa stagione con tre diversi tennisti oltre alla finale di Medvedev agli Australian Open:
Da oggi la Russia è l’unica nazione ad avere quattro tennisti nei primi 30 (di cui 2 nei top 10) e 3 nei primi 5 della Race.
Anche tra le donne si parla russo.
Al WTA 500 di San Pietroburgo abbiamo assistito ad una sagra cosacca con quattro semifinaliste di casa, la qual cosa non ha precedenti nell’Era Open. Si è imposta alla fine Daria Kasatkina, n.61 del mondo, ma ex numero 10 nel 2018, che bissa il successo ottenuto nel WTA 250 giocatosi a Melbourne alla fine di gennaio. Peccato che lo spettacolo finale sia stato compromesso da un infortunio che ha costretto al ritiro l’altra finalista, Margarita Gasparyan, all’inizio del secondo parziale quando la Kasatkina conduceva 6-3 2-1.
La Kasatkina è la prima tennista ad ottenere nella stagione in corso due vittorie nel circuito maggiore. Nell’altro torneo in programma nel circuito femminile, abbiamo assistito alla prima vittoria in carriera della giovanissima canadese Leylah Fernandez (classe 2002) alla sua seconda finale dopo quella di Acapulco dello scorso anno in cui si arrese all’inglese Watson. Ha sconfitto in finale la svizzera Golubic alla sua seconda finale in questa stagione dopo quella persa a Lione, due settimane fa, contro un’altra teenager, la danese Tauson.
La settimana degli italiani:
La standing ovation che il pubblico di Acapulco ha riservato a Lorenzo Musetti al termine della semifinale persa onorevolmente contro Stefanos Tsitsipas al di là di quanto dica il risultato (6-1 6-3), suggella il riconoscimento della nascita di un nuovo campione che per nostra fortuna è nato a Carrara e pertanto si affianca a Jannik Sinner il quale, a sua volta, questa settimana ha segnato un altro step nel suo percorso di crescita, approdando ai quarti di finale a Dubai dopo aver battuto Bublik ma soprattutto Bautista Agut al termine di uno degli incontri più spettacolari della stagione, prima di arrendersi a Karatsev, col quale è comunque arrivato ad avere due palle break per il 3-1 nel set decisivo. Sta di fatto che con i punti conquistati, il tennista altoatesino si è assicurato l’ennesimo best ranking (31) ad un passo dall’ingresso tra i top 30 del mondo.
Con questi due diamanti grezzi (ma non tanto) che con i loro diciannove anni sono i più giovani al mondo fra i top 100 e con il “fratello maggiore” Matteo Berrettini che troverà ulteriori stimoli da questa benvenuta rivalità in famiglia, l’Italia del tennis è pronta a riscrivere la storia nel settore maschile e intanto rafforza il proprio contingente nella fascia di vertice grazie all’exploit di Musetti che, con i 180 punti ottenuti, fa un salto in classifica di 27 posizioni salendo al 94simo posto, il che porta a nove il numero di italiani tra i top 100.
È un traguardo storico che premia certamente anche il lavoro che la Federazione Italiana del tennis ha fatto negli ultimi anni che trova riscontro nel trend di crescita degli ultimi anni che ha consentito di ridurre sensibilmente il gap nei confronti delle altre storicamente più avanzate come Francia, Spagna e Stati Uniti:
Abbiamo inserito nel grafico anche il dato relativo alla Russia che, alle spalle della corazzata di cui si è detto sopra formata da Medvedev, Rublev, Khachanov e Karatsev, al momento non ha altri rappresentanti tennisti nei top 100.
Altri numeri della settimana
2 – I semifinalisti più giovani di Musetti nella storia del torneo di Acapulco: il belga Malisse che nel 1998, all’età di 18 anni e 3 mesi perse, da n.361 del mondo, contro lo spagnolo Clavet, e Rafa Nadal che nel 2005 vinse ad Acapulco il suo terzo torneo in carriera a 18 anni e 8 mesi.
3 – Le tenniste alla loro prima vittoria da inizio stagione:
4 – Le semifinaliste russe al torneo di San Pietroburgo. Trattasi di record per la Russia che prima di questa settimana solo una volta aveva avuto tre semifinaliste nello stesso torneo (Mosca 2015 con Kasatkina, Pavlyuchenkova e Kuznetsova che vinse il torneo). L’ultimo en plein nel circuito femminile di semifinaliste dello stesso Paese in un torneo risale agli Us Open 2017, quando approdarono al penultimo atto del torneo quattro tenniste americane: Vandeweghe, Venus Williams, Keys e Stephens che vinse il torneo.
6 – Le finali giocate (e perse) da Tsitsipas nei tornei ATP 500:
14 – I tornei vinti in carriera da Alexander Zverev. E’ il più vincente tra i nati dal 1996, davanti a Medvedev (10), Rublev (8), Tsitsipas (6) e Garin (6).
23 –Le partite vinte consecutivamente da Rublev nei tornei ATP 500. La striscia, interrotta dalla sconfitta contro il connazionale Karatsev nella semifinale di Acapulco, è la seconda dopo quella di Federer:
38 – La nuova classifica della russa Kasatkina che aveva chiuso il 2020 al 72°posto.
72 – Il nuovo best ranking della canadese Fernandez, seconda in classifica tra le tenniste under 19 alle spalle dell’americana Gauff, che a 17 anni è n.35.
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