[3] N. Osaka b. S. W. Hsieh 6-2 6-2
Per una volta Naomi Osaka è riuscita a non dover vivere un pomeriggio di passione contro Su Wei Hsieh. La giapponese si è presa la semifinale all’Australian Open dopo una partita dominata tanto nel punteggio quanto nella tattica contro un’avversaria che soltanto quando serviva per rimanere in partita ha provato a mischiare un po’ le carte con le soluzioni, proprio perché a quel punto non aveva più nulla da perdere.
Il 6-2 6-2 con cui Osaka si è sbarazzata della giocatrice di Taiwan è il diciannovesimo successo consecutivo della giapponese (con due walkover in mezzo), la serie più lunga per lei in carriera. È nato da una partita dove al servizio è stata poche volte sotto pressione, per lo più nelle prime fasi del set d’apertura quando ancora i ruoli di forza non erano stati definiti. Le precedenti sfide sul cemento, nel 2019, avevano sempre dato le due giocatrici molto vicine: memorabile il match in tre set giocato in quell’anno all’Australian Open, quando Osaka si salvò da 7-5 4-2 e 40-0 Hsieh, altrettanto memorabile il successo di Su Wei a Miami da 6-3 5-4 e servizio Naomi nel match che mise fine alla serie di 63 partite vinte dalla giapponese dopo aver vinto il set d’apertura, e infine un altro duro match in tre set a Cincinnati.
Oggi gli inizi sembravano andare in quella direzione, con Osaka che già nel primo game era costretta a salvarsi quando non entrava la prima palla di servizio e si è tirata su da 30-40 con un ace e altre due prime di spessore. Da lì in avanti, però, soffrirà veramente poco. Le uniche palle break furono concesse sul 3-1, salvate ancora col servizio (la prima) e con un errore ora abbastanza banale di Hsieh che ha cercato un angolo troppo stretto dal lato sinistro mettendo però la palla a metà rete con Osaka a fondo campo che remava. Uno degli accorgimenti tattici evidenziato però oggi era, per la numero 3 del seeding, mettere qualche chilometro orario e chilo in meno sulla palla per mantenere il controllo dello scambio. Senza rischiare di poter strafare, era comunque in comando della situazione: il primo punto perso con la prima palla di servizio è arrivato sul 6-2 3-0 e 30-0, a fine partita la differenza tra vincenti ed errori gratuiti era elevata e Hsieh aveva più errori non forzati dei suoi vincenti, anche questo fattore abbastanza anomalo.
Per Hsieh c’è stato poco da fare. Al di là del punteggio, il gioco “di percentuale” di Osaka le ha impedito di poter sfoggiare le sue armi migliori. Se avesse avuto di fronte una giapponese maggiormente altalenante, pronta a liberare tutta la potenza e andando a tratti fuori giri, a tratti dovendo invece tenere il braccio, allo stesso modo avrebbe avuto maggiori possibilità di creare i punti che piacciono a lei, quando subentrano traiettorie strette, smorzate, anche solo discese a rete che invece oggi sono state limitate ad appena quattro. Non si è giocato sui suoi termini, e dunque Osaka ha potuto dilagare anche grazie alla sua attuale condizione mentale, oggi, estremamente concentrata. Niente errori come nel match contro Garbine Muguruza, e adesso in semifinale attende un altro carico da 90: o Simona Halep, o Serena Williams.
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