Con la stagione 2021 ancora nel limbo e un calendario che al 4 di dicembre ancora non vede la luce verde a causa della complicata situazione legata all’Australian Open, una delle poche certezze del tennis contemporaneo è che la pandemia causata dal covid-19 costringerà lo sport a fare a meno dei suoi fan (o se non altro della maggior parte) ancora per molto tempo.
A parlare è Steve Simon, CEO WTA, che anche alla luce dei vari cambiamento dell’associazione femminile in questi giorni è impegnato con diversi media per interviste esclusive.
Quella realizzata con Simon Cambers, per tennismajors, è molto significativa proprio perché se poco tempo fa aveva già accennato a un’attesa fino al 2022 per riavere un calendario regolare, ora dice che purtroppo per tutti anche la questione “pubblico negli stadi” è costretta ad attendere molto probabilmente l’inizio del prossimo anno. Sebbene a livello mondiale si siano fatti importanti progressi per esempio con lo sviluppo di diversi vaccini, il CEO non vuole scomporsi: “Faccio i complimenti a tutti, giocatrici e tornei, per quanto fatto quest anno. (Purtoppo, nda) Il montepremi non tornerà su livelli normali, non c’è molto da fare. Tutte le nostre giocatrici sono andate incontro a un periodo molto delicato a livello finanziario, come anche i tornei. Quest anno gli eventi hanno operato principalmente per mitigare le perdite, non per ottenere un guadagno. Le giocatrici hanno capito e hanno appoggiato la scelta… Abbiamo bisogno che ci siano tornei, e che il modello finanziario funzioni quando si opera in eventi senza pubblico o un numero limitato di fan. Non penso che si potrà riavere pieno pubblico prima forse di fine 2021, se non proprio nel 2022”.
Oltre a un annuncio che non farà piacere ai fan, c’è anche l’aspetto economico che questo comporterà per il circuito WTA e, si presuppone, per quello ATP. Non potendo organizzare eventi contando il botteghino, si preannuncia un’altra stagione di difficoltà non solo per i montepremi che vengono assegnati torneo per torneo ma anche per la realizzazione di una stagione normale. Nella grande “torta” che è il profitto di un torneo ci sono almeno le entrate dagli sponsor, dai diritti tv, dagli spettatori. Un evento che deve rinunciare al pubblico potrebbe avere conseguenze anche negli altri settori, da qui anche la conseguenza del taglio che avverrà nel montepremi dei vari tornei. Per fare un esempio di cosa è voluto dire per il tennis questo periodo storico: a ottobre dopo il Roland Garros si è giocato l’ATP 250 di Santa Margherita di Pula, in Sardegna, e il montepremi per il vincitore (11.000 dollari al finalista e 13.000 al vincitore) era inferiore a quello del vincitore del Challenger di Parma (poco meno di 11.000 dollari al finalista, 18.000 al vincitore).
In attesa anche qui di avere notizie più concrete, Steve Simon ha rilasciato una dichiarazione esclusiva a Reuters dove invece fa riferimento a quando la stagione WTA 2021 potrebbe effettivamente prendere il via. Andando verso un Australian Open con inizio l’8 febbraio (manca ancora l’ufficialità ma diverse fonti ormai concordano) e rispettando il periodo di quarantena all’arrivo a Melbourne, questo vorrebbe dire come da protocollo entrare in Australia tra 15 gennaio, limite minimo, e 17 gennaio, limite massimo verso cui il governo australiano sta mirando. Simon ha comunicato: “Stiamo controllando ora e speriamo di finalizzare entro la prossima settimana la possibilità di avere qualche evento a partire dal 4 gennaio” per poi aggiungere “Penso che al momento siamo in una buona posizione e saremo in grado di cominciare la stagione per poi spostarci verso l’Australia”. Non ci sono dettagli su come e dove il CEO pensa di poter cominciare la stagione WTA 2021, ma probabilmente è dovuto ai vari dettagli in corso nella finalizzazione di un calendario quantomai complesso e delicato, costretto a seguire in maniera molto fluida gli sviluppi delle situazioni territorio per territorio e che non può avere enormi certezze.
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