V. Azarenka b. [3] S. Williams 1-6 6-3 6-3
Sette anni dopo, Victoria Azarenka torna in un finale Slam. Come nel 2013, il teatro sarà New York City e lo US Open dove giocherà per la terza volta per il titolo. La bielorussa è riuscita a spezzare il tabù che la vedeva sempre sconfitta contro Serena Williams in un torneo Slam (10-0 i precedenti per la statunitense prima di oggi) con una partita completamente ai due volti, ribaltata però con grande tenacia e cuore. Un peccato enorme per la statunitense, che invece a inizio del terzo set ha sentito un dolore improvviso nella zona del tendine d’Achille perché si è fermata dopo un tentativo di recupero senza alcuna storta, ma pur rimanendo in campo e cercando di riprendere la partita senza dar segni di star molto male era evidente come camminasse molto scomposta e anche alla fine quando si dirigeva negli spogliatoi zoppicava in maniera vistosa.
Un 1-6 6-3 6-3 che vuol dire anche undicesima vittoria consecutiva per Azarenka, 12 se vogliamo considerare anche la finale del Western & Southern Open non giocata contro Naomi Osaka, avversaria che ora ritroverà di fronte sabato sera e che si è detta estremamente entusiasta e curiosa di poter sfidare seguendo un po’ la linea dei giorni scorsi quando ha riempito di elogi sia Iga Swiatek che Karolina Muchova per l’alto livello di gioco imposto nelle varie sfide di avvicinamento al gran finale.
Eppure oggi aveva cominciato molto male. In un quarto d’ora sembrava aver smarrito tutta la brillantezza di questo periodo, in netta difficoltà e con Serena che volava sul 4-0 senza quasi perdere punti. Usiamo ora il termine “incredibile” per descrivere l’inizio della statunitense perché in tutto il torneo non l’avevamo mai vista così determinata dalla partenza. Oggi è entrata in campo trattando con enorme rispetto l’avversaria perché sapeva che o era perfetta dall’inizio o avrebbe probabilmente affrontato guai. Azarenka, invece, sbagliava tanto sia dal punto di vista tattico che esecutivo. Già nel primo turno di battuta regalava il break con un doppio fallo, ma in generale in quel frangente era in disarmo totale. Il dritto non reggeva il confronto nello scambio, tendeva ad accorciare e spesso finiva dalle parti del dritto dell’avversaria, che lasciava andare dei colpi che facevano i buchi sul terreno. Col servizio invece la prima stentava tantissimo (solo 50% in campo per tutto il primo set) e la seconda veniva servita costantemente sul dritto di Serena, che ringraziava e chiudeva immediatamente il punto a suo favore.
Azarenka si sbloccava, a fatica, nel quinto game e in qualche modo arrivava a una chance del 2-4, cancellata molto bene però da Serena che poi tornava alla carica sul 5-1 e si prendeva un parziale dominato. In quel momento il titolo Slam numero 24 sembrava abbastanza alla sua portata. Non tanto per il 6-1, ma perché sembrava trasformata e rispetto agli ultimi Slam non sarebbe arrivata in finale senza mai essere testata perché qui per tutto il torneo aveva corso rischi ed era stata chiamata a recuperare situazioni delicate. Oggi i vincenti fioccavano a volontà, si muoveva bene lungo il campo, tirava seconde molto coraggiose e prime fulminee, il tutto contro una delle giocatrici in assoluto più in forma del momento che sembrava frastornata. Una Williams un po’ “vintage”, che sul 6-1 1-0 sembrava pronta a prendersi la partita.
A quel punto Azarenka ha cominciato invece a crescere. Ha tenuto un delicatissimo turno di battuta, ma da lì in avanti ha avuto due pregi fondamentali: ha cominciato a difendere meglio il servizio perché l’atteggiamento generale era molto più combattivo e presente in campo, in più ha cominciato a sentire meglio i colpi, a colpire meglio e ridirezionare meglio lo scambio per cominciare a mandare Serena in allungo. Sul 2-2 la tattica ha pagato e di colpo, con la statunitense che cominciava a sentire le difficoltà, si è presa un importante break di vantaggio confermato anche grazie ai vari errori che cominciavano a fioccare dall’altra parte della rete. Sul 4-2 ha mancato due chance di doppio break, ma sul 4-3 è stata bravissima a vincere uno scambio molto rocambolesco sul 40-40 con una parata di dritto rispedita nel campo sguarnito. Il livello generale cresceva, ma crescevano soprattutto le emozioni esternate dalle due protagoniste che sentivano come le dinamiche stessero cambiando. Altri errori di dritto per Serena e Azarenka si prendeva il set per 6-3.
Sull’1-0 per la bielorussa e 40-40 sul servizio della statunitense, è avvenuto il nuovo punto di svolta. Nell’andare a riprendere una palla, Serena ha sentito qualcosa al tendine d’Achille. Si è fermata e ha chiesto l’arrivo della fisioterapista per un immediato controllo, divenuto poi un medical time out. Ripartito il gioco, Azarenka è stata molto brava a cogliere subito l’attimo per brekkare e confermare il vantaggio salendo sul 3-0. A questo punto la sfida era quasi finita, ma comunque Serena ha voluto dare anche più di quello che poteva, diventando magari troppo “vocale” nelle sue esternazioni ma dimostrando ancora una volta quanto ci tenesse a quell’obiettivo Slam che ormai sembra sempre più lontano dalla realtà dei fatti. Tra due settimane farà 39 anni, ci sarebbe il Roland Garros alle porte ma già è uno Slam per lei complicato, poi nei giorni scorsi diceva di voler attendere e parlare con gli organizzatori per le questioni sulla sicurezza, e infine ora questo problema che dovrà essere valutato attentamente.
La partita è proseguita senza particolari sussulti nel punteggio fino al 5-3, quando Azarenka da 30-0 si è fatta riprendere con un doppio fallo sul 30-30 e un po’ i fantasmi della finale del 2012 quando servì per il match sul 5-4 potevano tornare forti nella sua mente. Invece, con un servizio vincente e un ace ha messo la firma sull’ennesima prestazione importante di questo rientro. Già certa di rientrare in top-20, con questo risultato sarà almeno numero 14 del mondo, che potrebbe salire fino al numero 11 in caso di vittoria sabato. Nel frattempo, già adesso appariva molto emozionata e vicina alle lacrime quando ringraziava i fan che le facevano i complimenti dallo schermo posto vicino al campo. Chissà sabato, dovesse mai completare questo capolavoro.
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