V. Azarenka b. B. Haas 6-1 6-2
[5] A. Sabalenka b. O. Dodin 7-6(1) 6-4
Un anno dopo, stesso torneo, sarà di nuovo derby bielorusso. Victoria Azarenka e Aryna Sabalenka si troveranno l’una contro l’altra nel secondo turno dello US Open per una sfida che nel 2019 vide quest ultima vincitrice per due volte. La prima nel match d’esordio del tabellone principale in singolare, la seconda nella finale del torneo di doppio. Paradossalmente, malgrado tutte le circostanze negative e puramente sportive che ruotavano allora attorno ad Azarenka, furono anche due incontri piuttosto spettacolari. Sabalenka, già allora nei pressi della top-10, dovette anzi impegnarsi parecchio per risalire nel match di singolare da un set di ritardo e uno svantaggio di 0-2 nel secondo e di nuovo un break di ritardo nel set decisivo.
Quest anno la situazione sembra essere abbastanza capovolta per entrambe. Sabalenka, che ha cominciato un importante esordio e una vittoria tirata ma convincente contro Oceane Dodin (7-6 6-4), aveva la sfida più difficile perché si realizzasse questo nuovo scontro. La francese è pericolosissima sui campi veloci e quelli di New York, quest anno, sono considerati da tutti come in assoluto i più veloci (a livello Slam) da almeno una decina d’anni. Sono simili, Dodin e Sabalenka, in termini di aggressività motivo per cui Aryna non poteva concedersi il minimo calo. Anzi, doveva sfruttare quel po’ di superiorità ed esperienza a suo vantaggio. Un anno fa, probabilmente, avrebbe sofferto di più e il dato chiave è relativo ad ace e doppi falli: nel primo turno contro Azarenka nel 2019 fece 6 ace e 13 doppi falli con un numero molto alto, quest ultimo, perché la ventiduenne di Minsk si era portata dietro per diversi mesi un problema alla spalla nato a Indian Wells che le aveva distrutto il timing alla battuta.
Un servizio così discontinuo, per lei, rappresentava un problema poi nel corso della partita, soprattutto nei momenti più di tensione. Ora invece con un match da 13 ace e 5 doppi falli ha perso la battuta solo in una circostanza, nel suo primo game di battuta nel secondo set, dopo aver concesso fin lì solo una palla break. Dodin forse non è la migliore in risposta, però Sabalenka ha controllato molto bene la sua partita e capitalizzato con un tie-break dominato dopo aver mancato tre set point sul 5-4. Nel secondo parziale è riuscita a mettere a segno il break decisivo sul 4-4 e chiudere a zero nel game successivo. Adesso, dunque, la sfida più difficile della sua (almeno) prima settimana. Azarenka, contro Barbara Haas, ha semplicemente dominato dall’inizio alla fine. Sta trascinando con se il “momentum” che l’ha portata al titolo del Western & Southern Open nella scorsa settimana, ma il 6-1 6-2 odierno dice tanto.
Anzitutto per lei è stato fondamentale poter evitare un nome pericoloso. L’austriaca, mai nemmeno avvicinatasi alle prime 120 del mondo in carriera, è molto leggera e la sua palla non ha qualcosa che potesse impensierire la ex numero 1 del mondo. Per farlo, soprattutto ora, serve qualcosa di speciale. Azarenka, che ha messo in campo l’80% di prime, si è mostrata da subito almeno tre categorie superiori e ora non partirà affatto battuta. Ed è un’occasione d’oro per lei, perché Sabalenka è una testa di serie molto alta e con una vittoria si potrebbe aprire la strada per una importante corsa Slam. Sembra quasi irreale questo discorso visto che lei stessa si sentiva molto vicina al ritiro prima dello stop per il covid-19 mentre adesso non solo è rientrata in top-30 dopo oltre tre anni ma ha pure messo le mani su un titolo molto pesante, e tutto ciò deve rappresentare una carica enorme.
[2] S. Kenin b. Y. Wickmayer 6-2 6-2
La campionessa dell’Australian Open non stecca l’esordio, anzi fa una gran figura contro Yanina Wickmayer. La belga, sprofondata da anni ormai fuori dalla top-100 a causa di gravi problemi alla spalla e mai del tutto ritrovatasi dopo la strana vicenda doping di una decina d’anni fa (per tre volte non fu reperibile dalla WADA per i controlli, il che vale come una positività), ha nello US Open il suo luogo speciale perché nel 2009 raggiunse un’incredibile semifinale a nemmeno 20 anni.
La giocatrice di oggi, ormai trentenne, ha poco di quella giovane arrembante, ma ha messo in campo una prestazione che ha dato momenti di alto livello. Troppo poco, semmai, nel contesto generale per cambiare l’esito di una partita che sembrava scritta in partenza. Troppo poco, anche, perché Kenin ha giocato coi gradi che le competono: campionessa Slam, numero 4 del mondo, numero 2 del seeding e una delle più attese in questo US Open. La statunitense è il solito motorino instancabile da fondo campo, con una pressione costante e un ritmo molto elevato, capace di aprire il campo con agilità e mandare Wickmayer in difficoltà con l’allungo, servendo ottimamente sulle varie palle break concesse. Il rovescio, poi, vero punto di forza, è sempre quel colpo perfetto giocato a occhi chiusi da ogni punto del campo, anche in versione “anomala” colpito dal lato del dritto.
Un 6-2 6-2 che serve a farla entrare ottimamente nel torneo dopo aver steccato l’esordio nel Western & Southern Open. Al secondo turno, però, servirà una prestazione simile perché avrà di fronte la giovane Leylah Fernandez, canadese che è ormai in procinto di entrare in top-100 e nelle occasioni in cui si è messa in luce quest anno ha spesso fatto un figurone a cominciare dalla vittoria in Fed Cup contro Belinda Bencic a inizio febbraio e proseguendo poi con la finale nel torneo WTA International di Acapulco, partendo dalle qualificazioni. Mancina, ha aperto il suo torneo con il successo per 6-4 7-5 contro Vera Zvonareva portando a due le giocatrici del 2002 al secondo turno: prima di lei c’era riuscita, ieri, Marta Kostyuk.
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