Qualche giorno fa scrivevamo di come la partita a Lexington tra Cori Gauff e Aryna Sabalenka avesse un sapore molto particolare. Già eravamo sorpresi di aver visto la bielorussa scendere in campo, per poi dare battaglia quasi tre ore e rischiare di vincere era un livello ancor più alto.
Purtroppo per Sabalenka la situazione nella sua Bielorussia e nella sua Minsk è precipitata dallo scorso fine settimana, quando venne confermato Aleksandr Lukashenko a capo del paese dopo un’elezione in cui ai numeri avrebbe stravinto (raccogliendo l’80% dei voti) ma nella realtà nessuno è veramente convinto per gli enormi consensi che aveva racconto la sfidante Sveltana Tikhanovskaya poi fuggita in Lituania perché a rischio cattura.
I (pochi) racconti che escono dalla Bielorussia e non sono stati bloccati dai tentativi di Lukashenko di levare la connessione internet sono drammatici. Una testimonianza (che rimane anonima) ha raccontato di essere sfuggita alla cattura ma di aver visto un amico preso dalle forze dell’ordine, armate in tenuta antisommossa, che lo hanno portato via e gettato in un furgoncino con una ventina di persone ammassate. Verrà rilasciato dopo qualche giorno con evidenti segni di maltrattamenti, abusi e un racconto che lascia poco all’immaginazione: chiusi in una cella talmente piccola da non poter muoversi, senza nulla da mangiare e con persone armate che entravano e li picchiavano a turno urlando “ora impari per chi devi votare”.
Negli ultimi giorni sono a poco a poco intervenute anche le tenniste bielorusse tramite i loro profili social, anche se non tutte allo stesso modo. Aliaksandra Sasnovich condivideva i link dove veniva richiesto aiuto medico e sanitario, Victoria Azarenka ha chiesto che la violenza e i disordini lascino il posto alla pace, Sabalenka invece molto più diretta e spontanea ha pubblicato su Instagram un post con scritto: “Non posso credere a quello che sta succedendo nella mia amata Bielorussia. Non riesco a dormire da quattro notti. Non riesco a guardare la crudeltà verso chi è indifeso. Perché? Perché? Per favore fermate la violenza!!!! Prendetevi cura di voi e dei vostri cari”.
Lei, in Kentucky, dall’altra parte del mondo, con l’ansia per la mamma e la sorellina. Vera Lapko invece è rimasta in Bielorussia e ieri è stata anche lei a manifestare in un corteo pacifico. Vestiva di bianco, colore simbolo in questo momento dei manifestanti che chiedono non tanto la cacciata di Lukashenko (al potere dal 1994) ma di poter avere elezioni vere e democratiche in un paese che negli ultimi giorni in particolare sta preoccupando molti stati europei e gli unici appoggi internazionali sono arrivati dalla vicina Russia (Vladimir Putin è amico di Lukashenko) e dal Kazakistan.
A fine giornata di ieri, Lapko con una foto ha voluto in qualche modo sfogarsi: “Non mi sentivo così bene da tanto tempo! Bielorussi, mia famiglia, siete incredibili! Grazie per la vostra infinita energia, spirito e determinazione! Voi mi avete dato uno dei giorni più belli della mia vita. Comincio a credere nelle persone e insieme possiamo fare tanto”.
Nel frattempo, le strade di ogni città della Bielorussia si riempiranno anche oggi di nuove manifestazioni di protesta.
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