A meno di 24 ore dal forfait di Ashleigh Barty, un’altra top-10 WTA è molto vicina all’annuncio di una rinuncia per la trasferta nord-americana, e dunque per lo US Open.
Kiki Bertens, numero 7 del mondo, è segnata “presente” per il Western & Southern Open che quest anno si terrà a Flushing Meadows, ma come dichiara il marito e fisioterapista Remko de Rijke al sito olandese AD è una scelta puramente di cautela.
“In queste condizioni” dichiara De Rijke “Kiki Bertens non giocherà lo US Open”. L’olandese era una delle tante giocatrici molto scettiche sull’organizzazione e lo svolgimento dello Slam sul cemento di New York a causa dei tanti problemi relativi al covid-19 e al fatto che gli USA stiano vivendo un momento pessimo dove anche i morti giornalieri, ora, sono costantemente sopra quota 1000 dopo quasi due mesi di discesa.
La USTA sta facendo di tutto per mettere in piedi l’evento, ma lei come Barty, Simona Halep, Belinda Bencic ed Elina Svitolina è tra le top-10 che più si è espressa negativamente sull’opportunità di viaggiare negli USA. L’australiana non ha voluto neanche tenersi la “riserva” e attendere come invece cerca di fare Bertens, che sempre secondo il marito è stato deciso di iscriversi per evitare spiacevoli sorprese dell’ultimo momento. Il discorso segue un filo logico: lunedì prossimo, 3 agosto, verrà pubblicata l’entry list del singolare femminile. Se il nome di Bertens, come quello di altre, non comparirà e se neile settimane che seguiranno ci dovesse essere un (quasi impossibile) segnale di miglioramento, per lei diventerebbe estremamente complicato poter giocare perché le wild-card sono quasi tutte segnate alle giocatrici locali, ex campionesse (Kim Clijsters è in odore di invito) e federazioni affiliate (francesi, britanniche, australiane).
Come abbiamo ormai imparato, questo nuovo coronavirus è sì imprevedibile negli effetti sulla persona, e soprattutto non è un virus che a questo punto può drasticamente essere messo sotto controllo se non proprio sparire. Per di più in un paese come gli Stati Uniti che fanno registrare sui 60.000 o 70.000 contagi giornalieri. Lo stato di New York sta prendendo ogni misura per continuare il suo trend positivo, essendo ormai uno dei quattro o cinque luoghi che sono riusciti a contenere l’ondata, ma essendo circondati da stati che invece vedono una espansione enorme del covid-19 è quantomai difficile garantire sicurezza a tutti, sebbene poi l’idea della “bolla” sta al momento funzionando a Orlando, in Florida, dunque uno degli stati in assoluto più colpiti del paese in questo momento e dove nessun giocatore di NBA (chiusi nel parco giochi di Disneyworld) è risultato positivo. Troppo presto però per cantar vittoria, dovremmo ormai averlo capito.
Bertens potrebbe dunque seguire le orme di Barty, e siamo abbastanza realisti se diciamo che non saranno le uniche assenti.
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