Quello che tutti avevano già annunciato da una settimana è diventato realtà. Wimbledon, nel 2020, non vedrà la sua luce, cancellato a causa dei continui sviluppi della pandemia covid-19 che ha investito con forza il nostro pianeta da metà gennaio.
Sarà la prima volta dal 1945 che lo Slam su erba non verrà disputato, e con esso ATP e WTA hanno stabilito che tutti i tornei dei circuiti maggiori sono cancellati fino a lunedì 13 luglio. Saltano quindi gli ATP di Halle (500), Queen’s (500), Stoccarda (250), s’Hertogenbosch (250), Maiorca (250), Eastbourne (250). Con essi anche i WTA Premier di Berlino e Eastbourne e gli International di Bad Homburg, s’Hertogenbosch, Birmingham (che proprio quest anno è stato retrocesso da Premier a International) e Nottingham.
Per quello che riguarda gli appassionati, la questione si fa molto grigia. Pensare che il carrozzone dei due circuiti possa riprendere effettivamente a metà luglio è molto ottimistico. Ci vogliamo sperare, ma nella dura realtà dei fatti c’è da considerare una situazione globale che quasi sicuramente sarà di grande caos e problemi. Le Olimpiadi di Tokyo, cancellate, dovevano tenersi 10 giorni dopo la finale dei Championships e i tornei maschili e femminili dovevano ripartire dopo Londra con qualche evento minore sulla terra battuta (e l’ultima parentesi erbivora a Newport), ma molti stati europei staranno facendo ancora i conti con la pandemia, e come se non bastasse lo step successivo vedrebbe giocatori e giocatrici a sfidarsi negli USA.
Gli Stati Uniti sono il posto in assoluto più colpito e che è proiettato a pagare gli effetti più grandi del covid-19. LO US Open si tiene a New York, che è la città al mondo in assoluto più colpita (e con numeri spropositatamente alti rispetto alle altre) tanto che il Billie Jean King National Tennis Centre di Flushing Meadows verrà riadattato a ospedale di terapia intensiva per accogliere i contagiati perché il sistema sanitario è al collasso. Per vedere effettivamente al via lo US Open, il Nord America dovrebbe essere libero da contagi almeno due/tre mesi prima per permettere tutti i lavori di preparazione e garantire sicurezza alle persone impegnate. A oggi, con la curva dei contagi non ancora delineatasi e una forte tendenza ad accelerare nelle morti e nei numeri di infetti, lo scenario per l’immediato futuro è pessimo.
Al momento la USTA non fa passi indietro e dice di voler continuare secondo la tabella di marcia, ma molti tornei immediatamente successivi allo US Open hanno già cominciato a prepararsi al peggio cancellando alcuni eventi promozionali. Il rischio che la stagione tennistica si sia chiusa tra fine febbraio e inizio marzo è dunque una possibilità ben altro che remota.
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