Carla Suarez Navarro è all’ultima stagione professionista nel circuito WTA. La spagnola, che ha vissuto per tantissimi anni nelle parti più alte del ranking sfondando anche la top-10 e raggiungendo ottimi traguardi come la finale a Roma, il titolo a Doha (quando il torneo aveva il valore di Premier 5), la finale a Miami e 7 quarti di finale Slam.
A Melbourne ha iniziato con una vittoria pesante e contro pronostico contro Aryna Sabalenka, testa di serie numero 11, in una giornata segnata dal fortissimo e scostante vento che soffiava sull’Arena 1573. Due tie-break, una battaglia, il solito cuore. Alla fine la spagnola si è concessa per un’intervista esclusiva.
Carla, vittoria durissima oggi contro Aryna Sabalenka, e l’esultanza diceva tutto.
Sono veramente felice oggi, sì. Ho vinto una partita difficilissima. Volevo fare bene perché finora non avevo ancora vinto una partita quest anno. Oggi le condizioni erano pessime, però in campo mi sono sentita davvero bene. Ero felice, sentivo di avere molto pubblico che tifava per me, mi ha fatto veramente tanto piacere.
Sicuramente hai sentito questa domanda centinaia di volte, ma te la faccio comunque: quanto ti piace il tuo rovescio a una mano?
Quando lo vedo in tv mi dico “ok, e forse non è così straordinario”.
No?
No, cioè, è bellissimo ma tantissime persone mi dicono che sia spettacolare, che sia bellissimo da vedere, ma quando poi lo rivedo in tv mi sembra sempre… diciamo… normale. Forse ormai mi sono abituata. Ma mi piace, è veramente bello poi che tutti mi dicono che sia così e mi riconoscono anche per quello.
Lo hai sempre avuto come gesto naturale?
Mi ricordo che quando ero piccola, nelle prime volte che andavo a giocare a tennis, il mio coach di allora Alberto Perez giocava il rovescio a una mano. Con lui anche sua sorella. Tutti i ragazzi dell’accademia giocavano il rovescio a una mano. Anni fa era normale giocare a una mano. Io ho cominciato così e il movimento è sempre stato molto naturale e semplice, diciamo, che nessuno poi ha mai provato a cambiarmelo.
Ricordo Francesca Schiavone raccontare tempo fa di come provasse una gioia pura ed enorme quando le riuscivano colpi molto spettacolari. Volevo sapere: è un particolare diffuso? Come è nel tuo caso col rovescio?
Alle volte mi è capitato, sì. Quando colpisci la palla al centro delle corde, quella sensazione è semplicemente “wow”. È un piacere enorme. Senti la palla che scorre, senti che la colpisci perfettamente e va. Non devi forzare nulla, devi solo impattare e la palla va dove vuoi. È bellissimo.
Lungolinea o incrociato?
Per me incrociato perché è una traiettoria più naturale, ma penso che il lungolinea sia il colpo più bello e difficile.
Ti senti un po’ speciale a essere una che ancora oggi, in un tennis così evoluto, è riuscita ad arrivare e stare al top per tanto tempo pur giocando un colpo ormai che sembra ormai sparito?
Sì, un po’ sì, devo ammetterlo che mi sento speciale. Non so se posso dire così, non vorrei suonare male verso nessuna. Mi piace però, e da un altro lato mi sento triste a pensare che il rovescio a una mano nel circuito femminile stia andando scomparendo. Per questo sì, sono felice di essere stata una di quelle giocatrici che ancora ha portato in campo il rovescio a una mano.
Come stai vivendo questo tuo ultimo anno da professionista?
Me la sto godendo, soprattutto. Mi sono sentita che questo sarà il momento giusto per dire “basta” e per questo l’ho comunicato a tutti. Voglio fare una stagione regolare, senza limitarmi nei tornei. Poi vedrò più avanti se cambiare qualcosa o se decidere che magari a un certo punto il mio ultimo torneo sarà anche prima dell’autunno. Al momento però ho intenzione di giocare fino a fine anno.
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