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Razzismo e minacce in Polonia a una quattordicenne: “È l’ultima volta che giochi qui”

La storia viene raccontata nei dettagli dal sito web polacco sport.pl

A inizio giugno si è tenuto il campionato nazionale polacco under-14, finito ora sotto la lente d’ingrandimento a causa di un fatto denunciato inizialmente dalla madre di una giovane tennista presente e che ha portato la federazione locale a dover intervenire con una sanzione ritenuta però ingiusta dalle vittime.

Anastasia Bozova, figlia della moldava Natasza Bozova, è stata aggredita verbalmente dai genitori della sua rivale nel match di quarti di finale, Malwina Rowinska, che si era imposta 6-1 6-7 6-3 finendo poi per raggiungere la finale. Il caso è esploso, giudicando anche il post della madre su Facebook poco dopo quell’incontro, quando verso la metà del terzo set l’arbitro dell’incontro constatava che una palla di Rowinska era terminata fuori. Qui il padre di Malwina, Pavel Rowinski, ha insultato inizialmente il giudice di sedia e la madre, Adrianna Rowinska, ha valicato ulteriori limiti urlando a Bozova frasi di chiaro sfondo razzista e xenofobo, minacciandola mostrandole il pugno e rivolgendole un dito medio e, secondo la ricostruzione, dicendo: “Farò in modo che questa sia la tua ultima partita in Polonia!”. Nel frattempo, Rowinski rincarava la dose: “la Polonia ai polacchi!”. In tutto ciò, Anastasia Bozova e la madre sono regolari cittadine polacche residenti a Lodz, ma originarie della Moldova.

Sempre secondo il racconto/denuncia della madre, nessuno ha preso provvedimenti malgrado gli episodi fossero stati evidenti, e tra le persone nominate c’era anche il capitano della squadra giovanile della Polonia Pawel Motylewski. Dopo tre mesi, l’indagine della federtennis polacca ha portato a una doppia sanzione per la giocatrice e i suoi genitori: la prima rimarrà 6 mesi senza ricevere aiuti economici e supporto dalla federazione, i secondi sono bannati dal partecipare ai tornei giovanili che sono sotto la loro giurisdizione. Anastasia, però, non crede di aver avuto giustizia. I virgolettati riportati dal sito polacco raccontano di una giocatrice che si lamenta perlopiù del fatto che a conti fatti questa punizione non le toccherà nulla: “È come se non fosse successo nulla. Alla fine è come un premio, perché l’ha scampata. La medaglia al collo le è rimasta (di finalista, nda). Lei non ha giocato tornei in Polonia negli ultimi due anni, quindi che cosa vuol dire impedire ai suoi genitori di essere presenti?”.

Nessuna sanzione invece per le altre persone ufficiali presenti e che non hanno preso provvedimenti contro l’accaduto.

Diego Barbiani

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