[Q] T. Townsend b. [4] S. Halep 2-6 6-3 7-6(4)
Vorremmo per una volta parlare di un solo dato: 106 discese a rete, 61 dei quali sotto forma di serve&volley. I numeri sono quelli di una straordinaria Taylor Townsend che sfrutta uno dei rari momenti in cui il suo tennis si prende la scena e batte la prima top-10 in carriera nelle vesti di Simona Halep, campionessa dell’ultima edizione di Wimbledon.
Brava, bravissima, nel completare una partita che la ripaga almeno in minima parte di tante delusioni avute in una carriera che era nata sotto i migliori auspici ma che non è mai stata supportata da un fisico che l’ha purtroppo portata sotto i riflettori fin da quando aveva 18 anni, e per tutte le ragioni più sbagliate che ci siano.
Townsend, classe 1996, probabilmente non ha mai visto il tennis di quei tempi quando sul veloce indoor la superficie era quasi ghiaccio e molti dei suoi interpreti principali si sfidavano così, aggredendo la rete e incollandosi costantemente lì, costringendo Halep a una partita a cui non è abituata. I passanti le riescono, due di questi sul decimo game del terzo set l’hanno riportata a galla recuperando il break di ritardo, ma le qualità a rete della statunitense sono straordinarie, e tali da darle grande sicurezza ed efficacia.
È cambiato tutto lì, nel momento in cui ha trovato più efficacia e preso più fiducia. Finché scambiavano da fondo, finché si stava al ritmo della numero 4 del seeding, Halep non aveva alcuna difficoltà. Nel momento in cui, come avvenuto contro Nicole Gibbs, c’era un po’ di calo la partita cambiava completamente volto. È il risultato, come già accennato, di un’estate tutt’altro che ottimale dalla vittoria a Wimbledon. E oggi si è trovata a recitare la parte di comparsa, perché Townsend ha cominciato a crescere in maniera sempre più importante e nel terzo set ha giocato tutto il tempo proiettandosi verso la rete. Cosa d’altri tempi, con quella frequenza. Non scambiava più da fondo, ha preso il break con qualche bell’allungo, ha salvato sul 3-2 un game da 0-40 con alcune magie tra cui una voleè bassa di dritto con la palla a due centimetri da terra. Ha tremato un po’ sul 5-4 quando da 40-15 ha perso la battuta, ma dopo aver salvato un match point costringendo Halep all’impossibile (anche per lei) passante di rovescio si è presa la vittoria nel tie-break, andando poi in lacrime nell’intervista a bordo campo.
In lei c’è una forte sensazione di rivalsa dettata anche dal fatto che il suo caso di quando a le venne impedito di giocare lo US Open junior perché ritenuta troppo grassa l’ha portata sotto i riflettori per tutto quando di sbagliato possibile. Ha lavorato molto sul fisico, soprattutto negli ultimi anni, e comunque sa anche lei che ci sarebbe ancora tanta strada da fare, motivo per cui al di là degli Slam fa sempre tanta fatica a giocare tornei del circuito WTA e preferisce rimanere negli Stati Uniti per i vari ITF. Adesso, da qualificata, potrà giocarsi un terzo turno molto aperto contro Sorana Cirstea e continuare a sognare altre prestazioni come questa, ben sapendo che al contrario di tutte le altre colleghe questi numeri sono alla sua portata.
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