Oltre nove ore di gioco in due partite per ritrovarsi al terzo turno degli US Open a quasi 38 anni.
Non è una favola, è la realtà. Quella che sta vivendo Paolo Lorenzi nel torneo dello Slam che gli ha dato più gioie: a Flushing Meadows ha vinto la sua prima partita nel tabellone principale di un Major dopo 13 sconfitte di fila al primo turno e sempre qui ha raggiunto gli ottavi di finale nel 2017, il suo miglior risultato in assoluto.
Ci riproverà domani in quella che appare un’impresa proibitiva, contro Stan Wawrinka e con sulle gambe due incontri massacranti vinti alla distanza contro due ragazzini che potrebbero venirgli figli. Quattro ore e ventiquattro minuti contro il 16enne americano Zachary Svajda, quattro ore e cinquantuno oggi contro il ventenne serbo Miomir Kecmanovic, un ragazzo da tenere d’occhio in futuro. È finita 7-6(11) 6-7(6) 7-6(2) 3-6 6-3 su un campo 14 tutto ai piedi di un fantastico lottatore come Paolo.
Che a questo torneo non doveva nemmeno partecipare. Un’altra battaglia, contro Jiri Vesely al turno decisivo delle qualificazioni, gli era stata fatale e apparentemente gli aveva chiuso le porte del main draw. Invece la dea bendata e gli ha dato una mano con il forfait di Kevin Anderson e piazzandolo in uno spicchio di tabellone invitante che Lorenzi ha sfruttato benissimo diventando il secondo giocatore più anziano ancora in gara alle spalle di Roger Federer.
Non sarà il solo azzurro ai sedicesimi, con lui anche Matteo Berrettini che sembra aver archiviato definitivamente i problemi alla caviglia. Contro Jordan Thompson ha rischiato di andare sotto nel primo set, ha capovolto la situazione ed è scappato avanti due set a zero. Non si è scomposto dopo aver perso il terzo e ha dominato il quarto chiudendo per 7-5 7-6(5) 4-6 6-1 in tre ore. E adesso le prospettive si fanno interessanti perché contro Alexei Popyrin partirà favorito e un eventuale ottavo contro Rublev o Kyrgios sarebbe tutto da giocare.
Ci sono anche le note dolenti, con le due eliminazioni di Lorenzo Sonego e Thomas Fabbiano. Speravamo in un derby italiano al terzo turno invece hanno ceduto entrambi in maniera sorprendente per motivi differenti. Sonego è stato dominato dallo spagnolo Pablo Andujar, giocatore poco avvezzo ai campi in cemento (mai oltre il secondo turno tra Melbourne e New York) che a sorpresa ha chiuso in tre set facili (6-2 6-4 6-2) contro il piemontese, apparso irriconoscibile rispetto all’esordio brillante di due giorni fa contro Marcel Granollers.
Fabbiano invece era chiamato a smaltire in fretta la sbornia per il favoloso successo su Dominic Thiem e per due ore abbondanti il copione è sembrato lo stesso visto martedì sull’Arthur Ashe. Il vantaggio di due set però non è bastato perché Alexander Bublik, folle talento dal passaporto kazako, ha trovato il modo di sgretolare le certezze del tennista pugliese confezionando una rimonta che lo promuove ai sedicesimi in una zona di tabellone orfana dei big e con tanti giocatori che ora possono aspirare all’exploit semifinale.
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